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LA REPUBBLICA
9 luglio 2006
MA GLI 007 NON SONO AL DI SOPRA DELLA LEGGE
EUGENIO SCALFARI

Ci sarebbero oggi molti e importanti fatti da commentare, dal Dpef presentato da Padoa Schioppa alle liberalizzazioni di Bersani, dalla chiamata alle armi rivolta da Berlusconi al popolo delle partite Iva contro le supposte prepotenze fiscali di un centrosinistra che secondo Tremonti ricalca le orme del Terrore di Robespierre, alla Corte federale della giustizia sportiva chiusa già da due giorni in camera di consiglio per decidere la sorte delle più prestigiose squadre di calcio italiane, dai mal di pancia della sinistra radicale (e dell´ineffabile Mastella) alla decomposizione del centrodestra.

Ma a me pare che la questione principale da mettere al centro dell´attenzione nazionale sia quella del nostro servizio di sicurezza militare, il Sismi, i suoi agenti infedeli, i suoi sistemi di spionaggio e soprattutto di controspionaggio, la sua politica di sistematica disinformazione e depistaggio, i suoi rapporti viziosi con giornalisti prezzolati o compiacenti o semplicemente succubi per interessi politici, il problema del lavoro sporco dell´Intelligence, della sua autonomia, dei suoi rapporti col potere politico e di quelli con l´esercizio della giurisdizione. Infine i possibili riflessi di quanto sta accadendo nel rapporto tra Sismi e Cia e, di conseguenza, tra Italia e Stati Uniti.

Un grumo di problemi estremamente delicati e interconnessi che hanno costellato la situazione italiana a partire dallo scandalo Sifar del 1964 fino ai giorni nostri, provocando una dozzina di riforme inefficaci, di scandali a getto continuo, di deviazioni inaudite, di poteri fuori controllo, di dietrologie esasperate e di inarrestabile corruzione.

Di questo dunque ci occuperemo ancora una volta. Non nascondo che l´aspetto più grave, inedito e inaudito, riguarda lo spionaggio illegale ai danni di alcuni giornalisti, l´ingaggio di altri, la compiacenza di molti. Questi fatti configurano un comportamento anticostituzionale e un attentato vero e proprio contro la libertà di stampa da parte di un servizio preposto alla sicurezza dello Stato. Chiama pertanto in causa direttamente il governo, il Parlamento e lo stesso presidente della Repubblica in quanto organi chiamati a tutelare i diritti garantiti dalla Costituzione contro ogni manomissione, da qualunque parte provenga. Non c´è lavoro sporco che possa essere invocato come giustificazione. Quando si tratta di reati contro la Costituzione occorre che l´accertamento sia rigoroso e la sanzione inflessibile. Cito qui quanto ha scritto ieri Giuseppe D´Avanzo su queste pagine: «Da qualche anno ci sembra di avere sotto gli occhi, e ben squadernato, non il lavoro "grigio" di uomini generosi che proteggono il paese dal terrorismo, ma le manovre abusive di un´istituzione dello Stato che usa e abusa della sua libertà per terrorizzare il paese e per proteggere, anche con diffamazione, la sua separatezza da ogni controllo. Di questo parliamo».

Sì, di questo parliamo. Il collega D´Avanzo è uno dei giornalisti spiati abusivamente dal Sismi. Altri giornalisti sono sul libro paga di quel servizio. Altri ancora alimentano il loro lavoro con le informazioni – disinformazioni che il servizio recapita sui loro tavoli. Di questo parliamo.

Parliamo dell´insicurezza diffusa dal servizio di sicurezza. Dei suoi agenti "paralleli". Della sua vocazione alla slealtà costituzionale. Dal generale De Lorenzo alla affiliazione alla P2 dei suoi massimi esponenti ai tempi del sequestro Moro. Della strategia della tensione. Del depistaggio sistematico ai tempi dello stragismo.

Di questo parliamo sperando che sia l´ultima volta perché siamo ormai stanchi di parlarne e perché un paese serio deve poter contare su servizi di sicurezza seri e non su grotteschi pagliacci, buoni per tutte le stagioni e per tutti i padroni salvo che per l´interesse dello Stato.



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Per fermare la mano alle indagini giudiziarie e a quelle amministrative e per bloccare decisioni che allo stato dei fatti dovrebbero esser prese senza indugio, si è perfino invocato il tema della nostra presenza in Afghanistan cumulabile con lo scandalo dell´intelligence e con le operazioni antiterroristiche della Cia su territorio europeo e italiano.

Si è detto che la credibilità italiana a Washington, già incrinata dalla decisione di porre fine alla nostra presenza militare in Iraq, sarebbe ulteriormente vulnerata dall´inchiesta giudiziaria nei confronti di alcuni agenti del Sismi. Se a questo dovesse aggiungersi anche la messa in discussione della nostra presenza in Afghanistan da un lato e la rimozione dell´attuale vertice del Sismi dall´altro, la solidità dell´alleanza con gli Usa sarebbe in grave rischio. Sull´una e sull´altra questione – si dice – il governo Prodi deve dare garanzie. Siamo davanti evidentemente ad un´ennesima operazione diversiva, promossa o fortemente fiancheggiata dal berlusconismo in cerca di appigli che ne prolunghino il declino.

La nostra presenza in Afghanistan sotto le insegne della Nato non è in discussione e il governo (Prodi, D´Alema, Parisi) l´ha riaffermato nelle ultime settimane almeno una dozzina di volte con dichiarazioni ufficiali e con innumerevoli interviste giornalistiche. Ci sono voci di dissenso in alcuni settori marginali dell´Unione. Ci furono anche – e ben più profondi – dissensi tra il governo Berlusconi e la Lega (che ne faceva parte) in materia di politica estera. Pensiamo all´antieuropeismo gridato a piena voce da Bossi e dai dirigenti leghisti, pensiamo alla proposta ufficiale di uscire dall´euro, pensiamo alla visita di amicizia al governo di Milosevic nel momento in cui infuriava lo scontro tra Usa e Nato da una parte e la Serbia nazionalista e razzista dall´altra.

La posizione del governo Prodi sull´Afghanistan è chiarissima: non ci ritireremo dagli impegni internazionali assunti e dalla presenza nella missione Nato. Ma siamo ben consapevoli - come lo è la stessa Nato e l´Onu - del pericoloso deteriorarsi della situazione afgana e del rapido indebolimento del governo karzai. In quanto membri della Nato abbiamo il diritto-dovere di promuovere un chiarimento e una ridimensione della missione, precisandone le finalità, stabilendo se necessario nuove regole d´ingaggio del personale militare nonché i costi e la durata. La sede della discussione è il Consiglio della Nato. Se non siamo un paese a sovranità limitata non c´è nulla di strano né di allarmante in questa posizione.

Il nesso che si vorrebbe stabilire tra questione afgana e scandalo Sismi è totalmente arbitrario. Il Sismi è un´istituzione nazionale di rilevante importanza. Quali siano i suoi poteri, i suoi compiti istituzionali, la sua dirigenza, le sue eventuali deviazioni dai compiti di servizio, è cosa che riguarda esclusivamente il governo e il Parlamento italiano. L´amicizia operativa tra il Sismi e la Cia è fuori discussione come è fuori discussione che la suddetta amicizia operativa non può in nessun caso indurre il Sismi a violare i suoi doveri di istituto.

La situazione si presenterebbe in modo diverso se il governo italiano fosse stato informato della natura delle operazioni proposte al Sismi dalla Cia e avesse dato il suo benestare al loro svolgersi.

All´epoca del rapimento dell´imam Omar il governo era quello presieduto da Berlusconi e la persona delegata a occuparsi dei servizi di sicurezza era Gianni Letta. Perciò la questione che si pone è la seguente: Berlusconi e Letta erano informati dell´operazione Cia-Sismi? Dettero il loro benestare? Se lo dettero la responsabilità di quanto è avvenuto passerebbe da una spalla all´altra, dal Sismi a Berlusconi-Letta.



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Questo dilemma non è ancora stato chiarito. E´ auspicabile che lo sia al più presto. Spetta al governo attuale interpellare il suo predecessore e ottenere una chiara risposta dandone notizia al Parlamento.

Ma il governo attuale, come abbiamo già detto e per come per chiarezza torniamo qui a ripetere, deve risolvere un altro più semplice ma per certi aspetti più grave problema:

il Sismi ha messo sotto spionaggio illegale alcuni giornalisti, altri ne ha assoldati per depistare e intralciare l´esercizio della giurisdizione, ha diffuso disinformazione in modo sistematico su temi delicatissimi (elencati nei giorni scorsi dal nostro giornale con dovizia di particolari, di documenti, di date).

Questo tema è delimitato e di facile e rapida accertabilità. Indipendentemente dall´inchiesta giudiziaria.

Perciò non ripeteremo la formula di rito della nostra piena fiducia nell´operato della magistratura ma diremo che abbiamo piena fiducia (ed è vero) nell´inchiesta che il governo deve necessariamente effettuare su questo particolare aspetto dello scandalo Sismi e ne attendiamo con piena fiducia i risultati.

È in ballo la libertà di stampa, diritto essenziale in ogni democrazia e costituzionalmente garantito. Aspettiamo notizie in proposito.


INES TABUSSO