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LA STAMPA
28 giugno 2006
L’INCHIESTA SUL PRINCIPE
IL PROCURATORE GENERALE SI SAREBBE LAMENTATO DELL’ABUSO DELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE
Mastella manda gli ispettori a Potenza
«Non c’è intento punitivo, ma serve chiarezza».
La replica: «Siamo sereni e fiduciosi»
Guido Ruotolo


ROMA. Il Guardasigilli Mastella manderà gli ispettori a Potenza. «E’ un atto dovuto che non vuole avere - puntualizzano fonti di via Arenula - nessuna vocazione punitiva». Gli ispettori dovrebbero partire nei prossimi giorni, e la missione avrà un preciso mandato «conoscitivo». Anche perché, nel frattempo, sono arrivate alcune segnalazioni su presunte «anomalie» dell’inchiesta che ha portato in carcere Vittorio Emanuele e ai domiciliari il portavoce di Gianfranco Fini, Salvo Sottile. A muovere rilievi e richieste sono stati il procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano, il superprocuratore nazionale antimafia, Piero Grasso e il procuratore di Potenza, Giuseppe Galante.

Due esponenti dell’Udc, Erminia Mazzoni e Luca Volontè, hanno invece rivolto una interpellanza urgente al ministro Mastella, per sapere quali sono stati «gli elementi oggettivi alla base della richiesta dell’utilizzo di intercettazioni telefoniche per l’indagine condotta dal pm Woodcock», e a quanto ammontano le spese per intercettazioni sostenute dalla Procura di Potenza in questi due anni di inchiesta Savoia-Sottile. Sulle indiscrezioni che filtrano da Roma, Potenza non commenta: «Attendiamo sereni gli eventi».

Non è la prima volta, del resto, che alla Procura di Potenza arrivano gli ispettori di via Arenula, che il Csm si sia dovuto occupare del pm Henry John Woodcock («assolvendolo»), che il procuratore generale Tufano abbia criticato le indagini della Procura. Quelle «spettacolari», poi, spesso vengono trasferite ad altre procure perché il Tribunale del Riesame o lo stesso gip dichiara l’incompentenza territoriale. Per il reato di concussione sessuale, gli atti di Potenza sono già stati trasferiti a Roma e i pm titolari oggi dovrebbero chiedere al gip la revoca degli domiciliari per Sottile.

Questa volta, secondo le indiscrezioni, Tufano si sarebbe lamentato dell’abuso dello strumento delle intercettazioni telefoniche, criticando sia l’operato del pm e del gip sia il mancato controllo del procuratore Galante. Il quale, forse per autotutelarsi, ha inviato al Csm il suo «rilievo formale» contestando al pm di non avergli fatto controfirmare la richiesta di arresti. Al procuratore generale Tufano, poi, è arrivata una segnalazione del superprocuratore nazionale antimafia. Grasso ha chiesto chiarimenti sulla base di un passaggio dell’ordinanza di custodia cautelare, che si sofferma sui contatti di Vittorio Emanuele per acquistare beni sequestrati dall’Antimafia. In particolare, si accenna ai rapporti tra il principe e un «soggetto legato alla Procura nazionale antimafia».

Grasso chiede di saperne di più, perché non c’è stato un approfondimento investigativo su queste relazioni pericolose. Anche se, secondo indiscrezioni, il soggetto a cui si fa riferimento sarebbe legato alla Dia, Direzione investigativa antimafia, e non alla Dna. Nella loro interpellanza al ministro Mastella, i parlamentari dell’Udc (Mazzoni e Volonté) sollevano varie questioni: dal «bilanciamento di diritti di pari rilevanza costituzionale quali il diritto di libertà di stampa, il rispetto della sfera privata dei cittadini e della dignità delle persone, nonché il diritto dello Stato all’esercizio dell’azione penale»; «alla messa in discussione della legittimità delle procedure e alla violazione dei diritti fondamentali», con la «divulgazione» di trascrizioni integrali, «spesso contenenti aspetti intimi o notizie anche di familiari di soggetti non coinvolti».

Obiettano i parlamentari dell’Udc: «La spettacolarizzazione dell’inchiesta pone seri interrogativi riguardo alla congruità delle procedure». E chiedono di sapere se è vero che il pm Woodcock ha ottenuto «personale aggiuntivo» e per quale motivo «eccezionale e d’urgenza». Sotto accusa la stessa legittimità della inchiesta potentina e, soprattutto, le sue modalità. A Potenza, del resto, è stato lo stesso procuratore generale, Vincenzo Tufano, a mettere sotto accusa l’«abuso» delle intercettazioni. Nella sua relazione per l’apertura dell’anno giudiziario, ha denunciato: «Le spese per intercettazioni della Procura di Potenza, ammontano a 1, 5 milioni di euro annui, pari a circa 4.089 euro al giorno, domeniche comprese». Sempre Tufano annota che su 197 ricorsi al Riesame contro provvedimenti cautelari, ben 139 sono stati accolti, pari quindi al 70% dei provvedimenti di custodia cautelare emessi. Naturalmente, non si riferiva, Tufano, al pm Woodcock.

INES TABUSSO