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CORRIERE DELLA SERA
12 aprile 2006
IN PIEMONTE
L’escluso Giulietti: sono amareggiato
Sconto il fatto di essermi occupato di tv

ROMA - «Quello che è successo mi è piaciuto davvero poco. E’ ora di prendere atto del fatto che sono malsopportato. Non posso fare finta di non avere visto quello che è successo. La collocazione in lista è significativa del giudizio che, evidentemente, viene dato del mio lavoro». Nonostante gli autorevoli appelli al salvataggio e le tante telefonate di solidarietà, il ds Beppe Giulietti, nono nella lista dell’Ulivo alla Camera in Piemonte, è - salvo miracolose decisioni dell’ultim’ora - fuori dal Parlamento. Per lui niente paracadute, niente posti da sottosegretario in vista. «Nessuno mi ha promesso nulla e poi ho il senso del limite, so di cosa posso occuparmi. Sarei un pessimo dirigente della Rai e un pessimo commissario dell’Authority». Che lei fosse a rischio si sapeva dall’inizio. Non poteva rifiutare la candidatura?
«Premesso che sono contentissimo del risultato dell’Unione, se avessi saputo che piazzavano il prodiano Mario Barbi prima di me e che ci fosse un’intesa perché Paolo Gentiloni optasse per il Piemonte, certo che avrei declinato l’invito, ma avrei fatto lo stesso la campagna elettorale».
Con un altro partito?
«No. Però, sia chiaro, se non sono passato con un’altra lista, è solo perché non è mio costume».
Cosa sta scontando?
«Non ne ho idea, ma segnalo che tanti altri come Nando Dalla Chiesa, Roberto Zaccaria e Vincenzo Vita hanno una storia simile da raccontare».
Chi tocca la televisione muore?
«La tv sposta voti e ho la sensazione che non sia stata marginale in questa campagna elettorale. Mi sono trovato molte volte sovraesposto in uno scontro frontale. Ho sempre ritenuto il conflitto di interessi prioritario, la Gasparri una legge da modificare radicalmente e la libertà di informazione un valore da difendere, sia quando si tratti di Biagi o della Guzzanti sia quando in gioco ci siano Massimo Fini, Oliviero Beha o il Corriere della Sera ».
Lei è nelle mani di Gentiloni. Lo ha chiamato?
«Non faccio telefonate a nessuno, non per superbia ma perché mi parrebbe fuori luogo. Mi auguro che la coalizione faccia le sue valutazioni».
Amareggiato?
«Non c’è dubbio alcuno, l’amarezza ce l’avevo prima e non sono un ipocrita. Mi hanno paracadutato in Piemonte in una posizione da cui era impossibile essere eletti, dietro a Barbi che entrerà grazie all’opzione di Prodi per Bologna. Mi sono sentito dire da cittadini e avversari "ma come mai lei gira qui per le nostre vallate"?. Comunque ringrazio tutti, gli elettori e i Ds della regione mi hanno accolto con eccezionale gentilezza».
Se non dovesse tornare a Montecitorio, cosa farà?
«Tornerò a occuparmi di comunicazione, lo facevo trent’anni fa fuori dal Parlamento e non ho alcuna intenzione di occuparmi d’altro».

M. Gu.



INES TABUSSO