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IL TEMPO
1 marzo 2006
Fuori dalla lista di An il pm antimafia
Escluso Luigi Bobbio, «papà» della riforma della giustizia. Al suo posto
il «re degli ascensori»
Non c'è spazio per Gustavo Selva, che protesta. Passo indietro invece per
Franco Servello e Giulio Maceratini


RISCHIA il posto anche lui. Un simbolo. Almeno nella lotta antimafia. Una
bandiera per il partito del law and order, legge e ordine, Alleanza nazionale.
Luigi Bobbio, senatore del partito di Fini eletto in provincia di Napoli,
rischia di non far ritorno a Palazzo Madama nella prossima legislatura. Al
suo posto infatti nell'elenco c'è il «re degli ascensori», Antonio Paravia.
Il soprannome lo si deve al fatto che è il presidente della Paravia ascensori,
azienda leader del settore. Salernitano, grande ufficiale della Repubblica,
Paravia è un tipo sanguigno e combattivo. In Campania, come presidente degli
industriali salernitani, è salito agli onori delle cronache per le virulente
polemiche con il presidente della Regione, Antonio Bassolino. A Paravia è
stato assegnato il posto numero tre, i primi due sono stati assegnati al
sottosegretario al Lavoro, il beneventano Pasquale Viespoli, e al segretario
amministrativo del partito, il napoletano Franco Pontone. Le provenienze
geografiche sono importanti perché è proprio per questo che Bobbio rischia
l'esclusione. A lui infatti doveva essere assegnato il quarto posto il lista,
l'ultimo utile per staccare il biglietto per Palazzo Madama. Ma la provincia
di Caserta, dalla quale proviene anche il coordinatore regionale Mario Landolfi,
ha reclamato un posto per Gennaro Coronella, deputato uscente tra i più attivi.
Per il pm anticamorra era stata studiata anche la soluzione di uno spostamento
alla Camera. Tentativo al momento vano perché in lista figura al suo posto
Antonio Pezzella, papà anche lui di una legge, quella sul nuovo codice della
strada, e molto vicino al ministro Francesco Storace. Bobbio è fuori, dunque.
Non gli è valso al momento il fatto di essere stato l'autore del testo sulla
legittima difesa e nemmeno essere stato il relatore della riforma sulla giustizia
(che proprio qualche giorno fa gli è costata una battuta bonaria del ministro
Castelli) e della legge che ha stabilizzato il regime carcerario duro per
i mafiosi, meglio nota come 41 bis. Resta invece confermata l'esclusione
di Gustavo Selva, presidente della commissione Difesa della Camera. In una
nota An spiega che a Selva è stata assegnato il posto numero tre nella lista
di An. L'ufficio stampa del partito precisa inoltre che l'ipotesi di escludere
Selva dalle candidature non è mai stata presa in considerazione, nè poteva
essere altrimenti vista la stima e le capacità di cui gode e ha dato prova
il presidente della commissione Esteri della Camera. Ma nei fatti si tratta
di un'esclusione visto che stando alle previsione per la destra in Veneto
dovrebbero scattare seggi senatoriali solo per i primi tre. Dunque l'ex diretore
del Gr2, famoso come «Radio Belva», è in lista ma quasi certamente non verrebbe
eletto. Al punto che lo stesso Selva afferma di essere pronto a rinunciare.
Discorso completamente diverso per altri due padri di An e leader storici
della destra italiana. Come Giulio Maceratini (a lungo è stato capogruppo
al Senato) e Franco Servello (fu in corsa per la segreteria del Msi nel dopo
Almirante), che hanno deciso di non candidarsi. Fini inoltre ha deciso che
proporrà il secondo come presidente dell'assemblea nazionale, una carica
che sinora era stata affidata a Domenico Fisichella che invece ha abbandonato
il partito per candidarsi con la Margherita. Nel Lazio, infine, in campo
i big. Fini sarà capolista come in ogni circoscrizione. Sarà seguito dal
ministro Gianni Alemanno e dall'ex ministro Maurizio Gasparri. In lista anche
il capo della segreteria del presidente, Francesco Proietti e il capo della
segreteria politica del partito, Donato Lamorte (per quest'ultimo si tratta
di una riconferma). Un posto assicurato a Montecitorio anche per Giuseppe
Consolo, Silvano Moffa, Teodoro Buontempo, Antonio Mazzocchi, Roberta Angelilli,
Francesco Aracri, Vincenzo Piso. Fabio Rampelli invece sarà candidato nel
Lazio 2. Al Senato il capolista sarà Francesco Storace, seguito poi da Allegrini,
Augello e Meloni.
F. D. O.

INES TABUSSO