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"Il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa ha convocato un ufficio politico straordinario per valutare la situazione . Oggi parte la campagna elettorale all'insegna del nuovo simbolo, che reca il nome di Casini richiamandosi alla scudo crociato.
Lo slogan sara' 'Un'idea diversa'"
(ANSA, Roma, 24 gennaio 2006)



"Com’è andata? Come può capitare a quell’età. Seduto su un prato della sua Bologna insieme agli amici: uno spinello, senza pensarci su tanto. Era il lontano 1971 e Pier Ferdinando Casini frequentava il liceo classico Galvani. Fu allora che ebbe il desiderio di provare. E, a distanza di 34 anni, l’ha voluto raccontare in tv. Ma perché, si sono chiesti in molti, l’ha voluto dire e perché proprio alle «Iene»? È stata, in questo caso, una decisione assolutamente autonoma, presa all’insaputa di tutti, frutto forse anche del ritmo incalzante della trasmissione di Italia 1. Il presidente della Camera conosceva bene l’andamento del programma e sapeva che potevano spuntare anche domande imbarazzanti. Ma non si è voluto sottrarre al gioco. Avrebbe potuto ma, assicurano i suoi collaboratori, ha preferito non essere informato prima delle materie che si sarebbero trattate. E così, quando l’argomento è venuto fuori, semplicemente ha accettato di raccontare in breve quel che fece su quel prato a 16 anni".
(CORRIERE DELLA SERA, DOPO «LE IENE», 31 gennaio 2006)



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CORRIERE DELLA SERA
31 gennaio 2006
ROMA - Il tabù spinello lo ha infranto il leader, Gianfranco Fini. Adesso tutta An e dintorni tenta di farci i conti. C’è chi ammette i «tentativi». Italo Bocchino, vicepresidente deputati di An ne ricorda due. E accusa: «Chi, della nostra generazione, dice di non aver provato mente. E’ come se i nostri padri avessero d etto non sono mai stato in una casa d’appuntamento». Racconta: «La prima volta avevo vent’anni ero a Palinuro, e una sera con degli amici. Per curiosità, per capire, ho accettato». Com’è andata? Ride: «Malissimo. Mal di stomaco. Un ricordo orripilante». Due anni dopo, a Perugia, con altri studenti fuori-sede, il secondo tentativo. «Eravamo in quattro, ancora solo maschi. Stavamo cenando, ridevamo e uno di noi si è acceso una canna e ce l’ha passata. Ci ho riprovato, ma è stata un’esperienza pessima». Nino Strano, deputato di An, loda la «grande libertà» di Fini. «Tutti abbiamo provato. La prima ero ad Aci Castello uscivo dalla discoteca. Mi dette un senso di giramento di testa e stetti talmente male che dovetti infilare la testa sotto la fontana. Anni dopo, con un giro di amici particolare ne provai un altro tipo che non nomino per pudore - dice alludendo alla cocaina - lì per lì fu una sensazione bella. Il giorno dopo invece mi venne una tale tachicardia che pensai di rimetterci le penne».
Roberta Angelilli , deputato europeo di An, alla domanda se le è accaduto qualcosa di analogo allo spinello di Fini dice di sì e racconta: «A 14 anni, in piena età della trasgressione, frequentavo un gruppo di amici d’infanzia, per lo più di sinistra. E mi son detta devo fare proprio qualcosa di terribile e ho provato a fumare. Ma mi sentii male. Riprovai tutta l’estate dopodiché decisi che non era per me». Interviene Marcello De Angelis , direttore di Area: «Macché erano Camel che gliel’hanno spacciate per canne». Lei ride. Dopo mezz’ora ritelefona e precisa: «Parlavo di sigarette». Intanto De Angelis ammette: «Sono un ragazzo degli anni ’70, abbiamo visto e provato un po’ tutto: mi ricordo uno scherzo che una volta feci assieme ad altri amici. Ci mettevamo sulle scale del Piper e ad ognuno che usciva dicevamo: tu ti fai le canne. E tutti, dico tutti, arrossivano». Il primo spinello lo ricorda benissimo. «Ero stato rimandato a settembre ed ero rimasto a Roma a studiare. I miei erano in vacanza. Avevo una vicina di casa molto appariscente e anche lei era sola a casa. Andai da lei e lei tirò fuori un’erba. Non so cosa fosse. Ma certo non basilico. Si mise a fumare e io non potevo evitare. Ho fumato anch’io e mi sono addormentato. E’ stata l’ultima volta che l’ho vista». Erminia Mazzoni , responsabile giustizia Udc, racconta la sua esperienza goliardica: «Ero in gita scolastica con i miei compagni di liceo. Era in un momento di partecipazione in cui era difficile sottrarsi. C’era una questione di appartenenza, di spirito di corpo. Non ebbi conseguenze particolari. Ma non lo rifeci. Perché le esperienze si apprezzano per la possibilità di fare poi scelte più convinte. E infatti ne capii l’inutilità». «Tentativi» anche in Forza Italia. Gaetano Pecorella : «Debbo confessare che ho provato, come chiunque abbia fatto il ’68. C’erano le assemblee. La voglia di libertà. Non mi fece un granché. Rimasi deluso. Allora era un gioco per stare in compagnia. Oggi il primo passo verso la dipendenza». E Paolo Guzzanti : «A fine anni ’70 ho tirato una cosa. A casa di amici di quelli che ti prendono in giro se non provi. Non avevo nessuna remora. Ho provato. Mi ha fatto schifo. Intontisce. Dà il mal di testa e ti senti ciondoloni».
Lasciano solo Fini, come era accaduto in precedenti «outing», i suoi colonnelli. Ignazio La Russa è netto. «Mai. Non digerisco i peperoni figurati la droga . Non è per falso moralismo ma è per un’impostazione culturale che fortunatamente ho passato anche a mio figlio ». Un secco «no» anche da Francesco Storace: « Mai subito il fascino. Nè di spinelli nè di altro. Ho solo il vizio di un grappino». Maurizio Gasparri ci tiene a sottolineare: «Sono sempre stato in contesti in cui nessuno ne ha fatto uso». Anche se concede: «se sono singoli episodi, come lo sono stati quelli di Fini e di Casini non è un problema». Guido Paglia , dirigente Rai in quota An, ne fa una questione di «scelte di fondo»: «E’ una cosa su cui non transigo». Viviana Beccalossi di responsabilità: «Non sono mai stata attirata, ma qualora ne avessi fatto uso mi sarei ben guardata dal dirlo. Non per ipocrisia ma perché noi persone pubbliche possiamo influenzare». Marcello Veneziani di «trasgressione alle trasgressioni imposte». Anche Isabella Rauti, figlia dello storico leader del Msi e moglie del ministro Gianni Alemanno, rivendica il suo no. «Non mi interessa se Fini se l’è fatta in Giamaica o a Vetralla. Sono cose personali. Ma non mi va nemmeno che adesso sembra una diminutio dire che non hai mai fumato marjuana». Paolo Francia non condivide la confessione di Fini: «E’ come l’altra volta. Perché dirlo? Nessuno gliel’aveva chiesto». Non «fumatori» anche Pietrangelo Buttafuoco, Luigi Bobbio, Enzo Fragalà e Giuseppe Consolo.
Un «no» per paura quello di Dani ela Santanchè : «Ho il terrore delle reazioni chimiche, non prendo nemmeno l’aspirina».
Flavia Perina , direttore del Secolo d’Italia, mai uno spinello per «spirito di contraddizione».
Virginia Piccolillo


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IL MESSAGGERO
30 Gennaio 2006
Fini: ho fumato uno spinello ma sono stato male due giorni
di CLAUDIA TERRACINA

ROMA Sotto gli occhialini da primo della classe e il vestito blu da vicepremier di Gianfranco Fini batte un cuore avventuroso. Nel senso che il leader di An ama sperimentare strade nuove. Viaggi ne ha fatti tanti, dal Polo Nord ai mari del Sud. La novità è l’esperienza sensoriale che ha raccontato a Fabio Fazio a ”Che tempo che fa” su Rai 3. «Ho fumato uno spinello- confessa- ma dopo sono stato rintronato per due giorni».
Sincerità spinta all’estremo? O strategia comunicativa? Nello studio, sotto il cielo punteggiato di nuvole, si parla della legge sulla droga.. «Qual è il confine tra consumo e spaccio?», chiede il conduttore. Fini spiega che «per i consumatori è prevista solo una sanzione amministrativa». E tra un distinguo e l’altro, Fazio infila la domanda. «Ma lei, ministro, si è mai fatto una canna?». E il presidente di An, a bruciapelo, lo spiazza: «Sì, una volta e sono stato malissimo». Il conduttore non crede alle sue orecchie e insiste: «A questo punto, mi dica, dove, ministro». E lui, serafico: «In Giamaica con un gruppo di amici».
Fine della confessione. Si ritorna a parlare di «quanto nuoce alla salute il principio attivo contenuto nell’hashish e nella marijuana». Dietro le quinte di ”Che tempo che fa” il portavoce del vicepremier, Salvatore Sottile, ride sotto i baffi che non ha. Il telefonino comincia a squillare. Si cerca di ricostruire quando Fini è andato in Giamaica. Qualcuno dice solo sette, otto anni fa. Ma Sottile ha la risposta pronta: «E’ stato almeno una ventina di anni fa, quando era ragazzo». E in serata Andrea Ronchi fornisce la versione ufficiale: «Confermato, è stato nel 1982». Ovvero, dieci anni prima di lanciarsi nell’agone della grande politica con la sfida per il Campidoglio.
Terminata la registrazione, comunque, il vicepremier spiega: «Odio l’ipocrisia, per questo ho detto la verità. Dopo di che, posso dichiarare con ancor più convinzione che la droga di qualunque tipo nuoce alla salute». E se la confidenza in tv sullo spinello, quasi un altro piccolo strappo, può suscitare allarme in An, i più stretti collaboratori del leader assicurano che «la sincerità avvicina alla gente». E Sottile giura che «Gianfranco ha fatto di testa sua, dimostrando di essere una persona vera». Ogni allusione a Francesco Rutelli, che alle Iene ha detto di «non aver mai fumato uno spinello», è assolutamente voluta. Certo è che, per ora, sulle ”canne” il centrodestra comunica meglio del centrosinistra, puntando sull’effetto ”reality”. Anche Fassino assicura di «non aver mai fumato erba». Il presidente della Camera Casini invece ha confessato in tv di «aver provato, da ragazzo».
INES TABUSSO