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L'UNITA'
25 gennaio 2006
Intervista a: Federico Grosso
a cura di
Oreste Pivetta

«È la legittimazione di quelli che sono omicidi»

Non più punibile chi si difende da solo con le armi, in casa, in negozio o in ufficio. Successo della Lega, Castelli soddisfatto. Sintesi di una giornata che ha visto alla Camera l’approvazione della legge sulla legittima difesa. A proposito della quale abbiamo chiesto un commento a Carlo Federico Grosso, ordinario di diritto penale all’Università di Torino ed ex vice presidente del Csm.



Professor Grosso, che ne pensa?
«Tutto il male possibile».

Non se ne sentiva il bisogno, quindi?
«No, perché la disciplina vigente mi sembra che in modo equilibrato garantisse i diritti dell’aggredito, impedendo esclusivamente reazioni gravemente sproporzionate. Cioè, secondo l’interpretazione pacifica della dottrina e della giurisprudenza, si consentiva di difendere qualunque diritto, anche un diritto di natura soltanto patrimoniale, purchè la reazione non fosse sproporzionata. Poi ovviamente c’è una prassi di cui tenere conto e la prassi dice che si è sempre cercato di valutare con attenzione e intelligenza i limiti stessi della proporzione, tenendo oltrettutto conto del contesto, delle circostanze. Quindi sono state considerate lecite le difese di interessi meramente patrimoniali, anche quando causavano lesioni alla integrità fisica o addirittura costavano la vita all’aggressore, e si è sempre tenuta in considerazione pure la supposizione erronea del pericolo davvero esistente. Concludendo con sentenze normalmente di assoluzione...».

Cioè si assolveva l’orefice che sparava in difesa della sua gioielleria, vedendosi minacciato da un rapinatore che poi si scopriva impugnava solo una pistola giocattolo. La nuova legge lascia poco spazio invece alla sensibilità dei giudici...
«La nuova legge, che peraltro non è in vigore perché non è stata ancora promulgata...»

È bene ricordarlo. Non si sa mai...
«La nuova legge stabilisce che se l’aggressione avviene in casa o in un luogo dove si esercitano un commercio o una qualsiasi attività professionale, la reazione è sempre proporzionata. Il che significa dare legittimità anche a situazioni di assoluta sproporzione, per le quali oggi si parlerebbe ancora di delitto. Finora si sarebbe condannato per omicidio chi sparava a un ragazzo entrato in una proprietà per rubare un’arancia. Il valore di un’arancia dà il segno della sproporzione. La nuova legge legittima qualsiasi reazione, cancellando quella che appare come la ricerca riuscita di contemperare i sacrosanti diritti della difesa, ponendo però alcuni limiti. Francamente mi sembra davvero troppo. Mi sembra troppo, considerando che si arriva a questo per catturare qualche voto».

Il ministro Castelli brinda, proclamando che così «aggredito e aggressore non sono più sullo stesso piano».
«Non mi pare che lo siano mai stati. Non si è mai dato il caso che venisse condannato un gioielliere che aveva sparato a qualcuno che gli puntava contro una pistola. Tuttalpiù si riconosceva l’eccesso di legittima difesa, dopo avergli riconosciuto però anche la possibilità dell’erronea supposizione...».

La possibilità insomma di confondere la nostra pistola giocattolo con una pistola vera.
«Si arriva comunque a una assoluzione...».

Professore si diceva prima di legge acchiappavoti. Il governo aveva messo a segno un altro colpo, approvando la cosiddetta legge Pecorella sulla inappellabilità delle sentenze, legge respinta dal Capo dello Stato. Condivide il giudizio del presidente Ciampi?
«La legge Pecorella è palesemente illegittima costituzionalmente, perchè viene a introdurre una clamorosa disparità tra le parti processuali. Di fatto viene a penalizzare in modo abnorme le vittime del reato, che non possono appellarsi... la vittima viene insomma sacrificata...»

L’onorevole Pecorella difende la sua legge sostenendo che serve ad abbreviare il corsodei processi...
«È una gravissima mistificazione, tanto più che si amplia invece la modalità del ricorso in Cassazione. Quindi ciò che teoricamente si toglie da una parte si aggiunge dall’altra. Già adesso, come dicono anche le statistiche, le difese di fronte a una condanna penale si appellano sempre, magari semplicemente contando sulla prescrizione, mentre il pubblico ministero ricorre solo se la sentenza di assoluzione in primo grado è molto dubbia... Non arrivo a dire che si tratti di una legge ad personam. Dico che è sbagliata, perché tutela a tutti i costi l’imputato, trascurando l’esistenza di una parte lesa».

Questa maggioranza di governo non s’è risparmiata nel campo della giustizia. Che eredità ci lascia, per ora?
«Un’eredità che ci allontana da principi elementari di equità giuridica».

INES TABUSSO