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LA PADANIA
Data pubblicazione: 22/12/2005


SULLA VICENDA CREDIEURONORD
Se l’ex Dc parla per Mazzotta (Bpm)

Da qualche giorno a questa parte ci sentiamo tutti un po’ più confusi. Credevamo che il presidente della Banca Popolare di Milano fosse Roberto Mazzotta, ex numero uno della Cariplo oggi anche vicepresidente dell’Abi. Invece ci sbagliavamo. Almeno a sentire le dichiarazioni via etere di un esponente dell’Udc. Che ha un nome e una faccia ben conosciute. Si chiama Bruno Tabacci e da quando l’ex ad di Bpi Gianpiero Fiorani è finito in carcere, non passa giorno che l’ex dc non spieghi agli italiani come sono andati i fatti sulla vicenda Credieuronord e degli intrecci con Fazio, la Lodi e Bpm.
Il discorso è piuttosto semplice. Tabacci va raccontando la solita storiella: la Lega avrebbe cambiato opinione sul governatore Fazio dopo che l’ex banchiere di Lodi si impegnò a rilevare la piccola banca considerata vicina al Carroccio (due sportelli nel Paese) in cambio di un appoggio politico nella scalata ad Antonveneta. Per avvalorare questa tesi, Tabacci fa un passo indietro e ricorda (così ha fatto martedì durante la trasmissione “Ballarò” e giorni fa a “Porta a porta”) come prima della Bpl era stata la volta dell’istituto di credito milanese presieduto da Mazzotta a tentare di acquisire Credieuronord.
I fatti sono andati così: il presidente, insieme ad una cordata di società, aveva dato l’ok all’operazione. Ma prima serviva un aumento di capitale per ripianare le perdite e per tornare al minimo di risorse richiesti dalla normativa per tenere una banca sia pur piccolissima come quella leghista. La Bpm era dunque pronta ad assorbire i due sportelli (uno a Milano e uno a Treviso). Un’operazione, va detto, eseguita con il benestare di Consob e Bankitalia che diede parere positivo all’accordo. Tanto che anche l'assemblea dei soci ratificò quell’intesa di massima.
Poi, all’improvviso, Bpm fece un passo indietro e l’accordo saltò. Il motivo, secondo Tabacci che lo rivelò «durante un convegno della Cisl», come scriveva ieri il Corsera, è che ci sarebbe stato un preciso input politico: «Mazzotta - dice l’esponente centrista - fu raggiunto da una telefonata della vigilanza di Bankitalia che gli disse di lasciar perdere, ché al salvataggio di Credieuronord ci avrebbe pensato qualcun altro». Quell’altro era Fiorani. Da qui, poi, tutti i collegamenti con lo stesso banchiere di Lodi, Fazio e via dicendo.
Insomma, Tabacci sembra saperla lunga. Tanto lunga che di questa storia il diretto interessato, e cioè Mazzotta, non ha mai versato una parola. Allora ci sembra un tantino strano che che parli un deputato e non il promotore dell’operazione. Forse il presidente della Bpm, nonostante l’ok di Consob e Bankitalia (che non hanno fatto sconti), ha preferito cambiare rotta. Legittimo. Magari non ha trovato più strategico o semplicemente remunerativo l’accordo fatto. Ci possono essere mille motivi dove l’unico attendibile resta quello che esce dalla bocca di Mazzotta non certo del Tabacci di turno.
Magari, come è successo, la Bpl di Fiorani ha fatto un’offerta economicamente ancora più allettante per Credieuronord. Questo non toglie che la Lega, anche dopo l’interessamento di Fiorani, non abbia lesinato critiche pesanti al governatore Fazio.
Una data: l’operazione Bpi-Credieuronord venne formalizzata i primi di ottobre dell’anno scorso. In quei giorni e nei mesi successivi, tutta la Lega sparava a zero contro Fazio per la mancata vigilanza sui crac (questi sì enormi, non certo quelli di Credieuronord...) Parmalat e Cirio e bond Argentina, Banca 121 e molto altro. Che poi Fiorani, dopo il dietrofront di Bpm e il suo arrivo, sia andato - come racconta al Corriere della Sera il diretto interessato Mazzotta (scusate Tabacci...) - da lui invitandolo a essere «meno spigoloso con Fazio» come «si comportò poi la Lega in commissione», ce lo dice sempre quel “sapientone” di Bruno. O Tabacci ha sbagliato mestiere e doveva fare l’ispettore magari in Bankitalia, oppure è veramente il dottor Mazzotta. Un suo clone? Tutto può essere come la storia che dietro la ritirata della Bpm di Mazzotta ci fosse la mano Fazio. Quel governatore che a Tabacci non è mai andato giù. Un presidente della commissione Attività produttive della Camera che sulla legge sul risparmio voleva solo una cosa: non la tutela dei risparmiatori ma il mandato a termine del governatore. Parola del vero Bruno.
S.G.




Per Corriere e Repubblica una realtà minuscola diventa il centro del mondo
Nasce il mito della “banca della Lega”

I grandi quotidiani hanno scelto il bersaglio: la Lega. L’architrave dei maneggi di Fiorani, leggendo i primi giornali del paese, sarebbe la banchetta del nord fantasicata dal Carroccio. Per il Corriere della Sera sono Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo a battere il ferro caldo della Credieuronord finchè è caldo. «Sarà stato “un affare”, come scrive La Padania, ma la Bpi (già Lodi) avrebbe deciso di non portare a compimento il salvataggio di Credieuronord, la banca della Lega, voluto da Gianpiero Fiorani. Caduto Antonio Fazio - scrive il Corriere - meglio un rinvio in attesa di capire come andranno le inchieste giudiziarie e magari anche le elezioni». Cosa potrebbe cambiare l’esito delle elezioni, tuttavia, il Corsera non lo spiega. Il maggiore quotidiano nazionale, invece, si esprime per sposare, o adottare, la strana tesi di Bruno Tabacci (Udc), il quale, a quanto pare, va dicendo che “il salvataggio della banca leghista potrebbe diventare uno dei punti focali del caso politico-giudiziario”. Peccato che poche righe più in là si ammettano, finalmente, le reali dimensioni della banca, definita “minuscola”.
Repubblica nel frattempo procede come un panzer sul target leghista, dedicando l’ennesimo titolo non proprio benevolo al Ministro per le Riforme: “Calderoli non voleva fidi, ma contanti”. L’articolo, firmato da Luca Fazzo e Walter Galbiati si apre con il testo di un sms che il ministro avrebbe inviato a Donato Patrini, il manager che gestiva i rapporti con i politici per conto di Fiorani. «Quando avevate bisogno di me io vi ho sempre aiutato e ora che vi ho chiesto un piccolo favore vi siete defilati. Mi ricorderò in futuro di voi». Il nome del mittente del messaggio, ammettono gli stessi giornalisti di Repubblica, è coperto dagli omissis. Malgrado ciò gli autori del pezzo non hanno dubbi sulla paternità del messaggino. Nell’articolo si racconta inoltre di come Calderoli sarebbe poi stato soppiantato da Giancarlo Giorgetti nel tenere i rapporti con Bpl. «Sullo sfondo del cambio di cavallo da parte di Fiorani - viene spiegato - una delle operazioni più discusse dell’ultima fase della parabola del banchiere lodigiano: il salvataggio di Credieuronord, la banca leghista sull’orlo della bancarotta fraudolenta».
Calderoli, dicono, non la prese bene. E se lo dicono loro...




Roberto Maroni
«Operazione lecita e trasparente»

«Siamo tranquillissimi perché sappiamo che è stata un’operazione trasparente, lecita e con tutti i crismi della legalità». Ostenta sicurezza il ministro del Welfare, Roberto Maroni, rispondendo alle domande dei giornalisti sull'intervento della Bpi di Gianpiero Fiorani sul piccolo istituto di credito vicino alla Lega.
«Se ne parla da 7-8 mesi - ha sottolineato nel corso della conferenza stampa di fine anno - è un’operazione autorizzata dalla Banca d’Italia e dalla Consob.
«Calderoli - ha aggiunto Maroni facendo riferimento alle notizia apparse sulla stampa che indicano il ministro delle Riforme come intestatario di un conto privilegiato alla Banca Popolare di Lodi - è avvilito per questa cosa. Ha la mia solidarietà. So quanto sia rigoroso. Calderoli - ha spiegato Maroni - ha avuto rapporti finanziari con la Popolare di Lodi, come ciascuno ha con una banca. Ma nulla c'entra con la sua attività di governo». Riferendosi poi al caso CrediEuronord, la banca vicina alla Lega che aveva uno sportello a Milano e uno a Treviso, pur evidenziando di non avere seguito personalmente la vicenda e di non conoscere approfonditamente la questione, Maroni ha affermato di credere «che i vertici dell’istituto stiano pensando di agire in giudizio contro la Banca Popolare di Milano», perché la stessa aveva siglato «un accordo per rilevare CrediEuronord». Accordo che poi la banca milanese ha disatteso.
Più in generale, sulle operazioni che hanno coinvolto CrediEuronord, il titolare del Welfare ha sottolineato come si tratti di «operazioni che hanno avuto l’autorizzazione della Banca d’Italia e della Consob» e, riferendosi ancora a Bpm, ha affermato che «non si è tirata indietro quando ha visto i conti. Ma c'è stato un intervento di carattere politico che ha impedito l’accordo». Solidarietà a Calderoli anche da parte del vicecoordinatore nazionale di Forza Italia Fabrizio Cicchitto che ha puntato l’accento sull’ennesima violazione del segreto istruttorio e sulla conseguente operazione mediatica.




il “caso” credieuronord
Aggregazione rinviata, nessun dramma
La fusione con Bpi slitta al 30 giugno ma solo per un problema tecnico
Simone Boiocchi
Proprio quando attorno a Bpi la nebbia sembra incominciare ad alzarsi per lasciare spazio al cosiddetto “dopo Fiorani” e l’agenzia internazionale Fitch rimuove il rating dallo status di RatingWatch negativo, confermando i rating BBB per il lungo termine, F2 per il breve e C individuale, riesplode il caso della CrediEuronord, la banca vicina alla Lega, che alcuni economisti fantasiosi vedono come punto centrale dell’affaire Bpi.
A scatenare la nuova ingiustificata bufera mediatica è stata la decisione dei vertici dell’ex Lodi di prorogare i termini per l’aggregazione di Euronord Holding a Bpi.
Una proroga in un certo senso annunciata. Come tutti ben sanno, infatti, a fronte delle indagini, la magistratura ha disposto il blocco delle azioni Antonveneta e, in un certo senso, limitato il raggio di manovra dell’istituto ora guidato da Divo Gronchi e in passato affidato a Giampiero Fiorani.
«In relazione al completamento dell’aggregazione dell’ex Banca Popolare CrediEuronord al Gruppo Banca Popolare Italiana, il Consiglio di Amministrazione di Bpi - si legge in una nota - in data 19 dicembre, fermi restando gli altri termini e patti del protocollo di intesa. ha deliberato di prorogare dal 31 dicembre 2005 al 30 giugno 2006 il termine per addivenire alla fusione dell’attuale Euronord Holding spa in Reti Bancarie spa».
«La suddetta proroga - continua la nota - è da attribuirsi a motivazioni di natura tecnica. La delibera in oggetto ha fatto salvo il caso in cui non dovessero esservi le condizioni previste nel protocollo d’intesa per procedere alla suddetta fusione».
«In dettaglio si precisa che l’impegno alla fusione: risulta condizionato sospensivamente al seguente specifico evento; che, successivamente alla cessione del ramo d’azienda, non si sia verificato alcun fatto che abbia influito negativamente e in modo sostanziale sulla consistenza del patrimonio netto della Cedente (odierna EuroNord Holding) alla data di cessione, convenzionalmente stabilito dalla parti in 2,8 milioni di euro. Le parti concordano che dovrà considerarsi tale, ai fini del precedente capoverso, quel fatto che abbia inciso negativamente sul patrimonio netto della Cedente in misura eccedente il 20% rispetto al medesimo patrimonio netto dalla data di cessione».
Inoltre l’impegno alla fusione «viene meno qualora vengano iniziate - conclude la nota - verso EuroNord Holding, rispettivamente dalle autorità di vigilanza ovvero dall’autorità giudiziaria o dalla polizia giudiziaria, nuove ispezioni ovvero nuovi procedimenti giudiziari o indagini».
Una decisione tecnica dettata dalla situazione che Bpi sta vivendo in questi giorni e non, quindi, un’azione di rivalsa verso chicchessia. Sei mesi di stop che permetteranno agli addetti ai lavori di chiarire l’accaduto e di rilanciare l’istituto di credito.
«Ovviamente c’è un periodo di grande confusione - ha sottolineato il vicepresidente del gruppo della Lega Nord a Montecitorio, Dario Galli -. Noi non entriamo nel merito delle responsabilità personali che sono ascrivibili ai singoli. Quella in questione è un’operazione commerciale dove nessuno regala nulla e nessuno beneficia in maniera particolare di qualche cosa. L’inchiesta della magistratura, inoltre, non ha bloccato temporaneamente le operazioni di Bpi su CrediEuronord, ma tutte le manovre “straordinarie” dell’ex Lodi. Che ci sia del tempo per chiarire quanto accaduto e permettere ai funzionari di ragionare con tranquillità è opportuno. Una conclusione affrettata non avrebbe giovato a niente e a nessuno».
Al di là di quanto prettamente legato alle indagini della magistratura, però, è evidente che il momento che sta attraversando la Popolare Italiana, anche solo per quanto riguarda l’assalto massmediatico non è certo facile.
Tutto però nulla ha a che vedere con le strane interpretazioni che alcuni “analisti” continuano a dare della vicenda. «Per quanto ci riguarda -ha chiarito il professor Dario Fruscio, rappresentante legale di Euronord Holding - il primo ottobre abbiamo inviato una lettera a Bpi nella quale ci dicevamo pronti al’incorporazione per fusione. Eravamo cioè pronti a portare a termine l’operazione entro il 31 dicembre. Tuttavia non ci ritenevamo e ancora oggi non ci riteniamo così tetragoni da non capire che questo avrebbe potuto comportare un supplemento oneroso. A tal proposito avevamo evidenziato che non ci saremmo considerati alieni dal considerare un’eventuale richiesta di rinvio da parte di Bpi». Richiesta che puntualmente è arrivata. «Non abbiamo chiesto alcun rinvio - ha concluso il professor Fruscio -. Ci siamo limitati a dirci disponibili a valutare eventuali richieste di rinvio da parte dell’ex Lodi, sottolineando però che un eventuale slittamento non avrebbe potuto protrarsi oltre il 30 giugno prossimo».




Mentre la banca è nella bufera giudiziaria emerge una notizia che lascia trasparire qualche dubbio
Che coincidenza, la barca di D’Alema con un leasing alla Bpi

D’Alema, per pagare la sua barca Ikarus, che non è costata qualche bruscolino, ma ben 800.000-900.000 euro, ha utilizzato un leasing stipulato con la società Bipitalia Leasing della Bpi. La banca di Lodi si è affrettata a precisare che «il conto corrente intestato a Massimo D’Alema è in essere presso la filiale 098 di Roma, in via Poli, ed è funzionale esclusivamente al pagamento delle rate». Sempre secondo la banca il «conto corrente non presenta altra movimentazione», è stato acceso nel mese di dicembre 2003, il tasso applicato al leasing è allineato agli standard di mercato e le rate risultano regolarmente onorate alle scadenze previste. Secondo alcune informazioni sarebbe stato il cantiere a scegliere la società di leasing ma resta il fatto che mentre la Bpi è nella bufera giudiziaria emerge che il Presidente dei Ds ha in essere un leasing con la Bpi. Strana coincidenza quindi tanto che viene spontaneo l’interrogativo che si fa qualsiasi cittadino: D’Alema avrà avuto dei vantaggi? In base agli elementi disponibili non lo possiamo dire e probabilmente a seguito degli interrogatori di Fiorani potrebbero forse emergere altri elementi. Staremo a vedere che cosa succederà. Viene anche spontaneo domandarsi come un politico di professione, e non un industriale prestato alla politica, abbia potuto comperarsi una barca da quasi un milione di euro, anche se a socio con altre persone.
La diffusione della notizia del leasing fatto da D’Alema con la Bpi per comperare la barca ha indispettito non poco gli esponenti della sinistra che si sono affrettati a soccorrere il compagno. Violante ha affermato che «a questo punto bisognerebbe accusare tutti gli italiani che hanno un conto sulla Bpi» mentre per la Velina Rossa si è trattato «di una distorsione mediatica». Ma quale distorsione... Quando si raccontano i fatti non si può dire che vengono distorti e D’Alema s’è fatto la barca con un leasing alla Bpi. E’ una notizia che va trasmessa ai cittadini poi giudicheranno loro.




Bankitalia ha richiesto all’Isvap ulteriori integrazioni e valutazioni
Unipol sempre più lontana da Bnl

La vicenda Unipol continua a riservare ogni giorno delle sorprese e l’acquisizione della Bnl da parte dell’assicurazione rossa si allontana sempre più.
Infatti, come peraltro era abbondantemente previsto, vista la situazione generale, la Banca d’Italia ha informato Unipol di avere nuovamente rinviato la palla all’Isvap chiedendo «integrazioni e chiarimenti» in aggiunta a quelle che erano erano già state presentate ultimamente a seguito di un’attenta istruttoria che la società che regola le assicurazioni sta portando avanti dallo scorso mese di agosto.
Indagine tesa prevalentemente a valutare la sostenibilità finanziaria della compagnia bolognese.
Il rinvio all’Isvap è una mossa che sospende nuovamente il termine entro cui Bankitalia deve esprimersi.
Sulla vicenda Unipol c’è anche da registrare l’intervento del ministro dell’economia Giulio Tremonti che, durante la trasmissione Radio Anch’io, ha fatto riferimento al dibattito che ha animato questa estate il centro sinistra per l’Opa di Unipol su Bnl affermando che «La questione morale esiste e Rutelli l’ha posta con molto coraggio nel centro-sinistra».
«Se uno ruba - ha aggiunto il ministro - è una questione gravissima, ma se la cosa è organizzata dentro un sistema politico, fiancheggiata, discussa e supportata, questa è una grande questione». «A destra - ha aggiunto poi rispondendo a un radioascoltatore- può trovare singole situazioni che non vanno bene, ma non trova situazioni che vengono organizzate e supportate dalla politica».
Il ministro per le Politiche agricole e candidato a sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in un’intervista ha sottolineato che «Per quel che riguarda l’Unipol e la scalata alla Bnl, mi pare evidente l’anomalia di una grande banca romana che vedrebbe trasferita la sua casa madre a Bologna, assorbita da un realtà molto più piccola».



ARMANI INTERROGA IL MINISTRO
Antonveneta, comportamenti anomali dai pm milanesi

Roma - Mancato dissequestro delle azioni di banca Antonvenetà di proprietà Bpi: comportamento anomalo della procura di Milano? A chiederselo, ma soprattutto a chiederlo al ministro competente con un’interrogazione a risposta scritta immediata presentata in commissione giustizia alla Camera è l’onorevole Pietro Armani, deputato di Alleanza Nazionale e presidente della commissione Ambiente della Camera. L’interrogazione, che non sarà discussa a causa della fiducia che il governo ha posto sul ddl risparmio, sottolinea come il mancato dissequestro delle azioni che Banca Popolare Italiana possiede di Antonveneta potrebbe mettere a rischio l’incasso della vendita delle stesse azioni all’istituto olandese Abn Amro entro i termini di scadenza contrattuale dell’opzione concessa. Ovvero se le azioni non saranno “scongelate” dai magistrati milanesi entro tale termine, il prezzo potrebbe scendere a tutto vantaggio degli olandesi. Insomma la beffa oltre al danno. Visto che già il blocco delle azioni - come sottolinea Armani nell’interrogazione - già comporta un onere giornaliero di 150mila euro (oltre 290 milioni di vecchie lire) per la Popolare italiana e per le molte migliaia dei suoi azionisti (tutelati dall’articolo 47 della Costituzione insieme ai correntisti).
L’interrogazione del parlamentare di An rileva inoltre che l’eventuale mancato dissequestro, qualora “fosse originato da non rituali comportamenti dilatori della Procura milanese, rischierebbe di esporre al sospetto che tali comportamenti potrebbero di fatto essre in sintonia con un eventuale disegno di messa in crisi della Banca Popolare italiana e, quindi, di una sua possibile esposizione a scalata o comunque ad acquisizione da parte di altra banca concorrente, magari dello stesso territorio della Procura”. Un dubbio pesante che configura un tentativo di indebolimento dell’ex Popolare di Lodi, tutt’ora nel vortice giudiziario, quale fertile terreno per facili operazioni al ribasso. E se così fosse, chi starebbe in “agguato” sulla piazza ambrosiana? E se fosse Mazzotta con la sua Popolare di Milano? Se lo scenario dovesse prendere forma concreta i dubbi troverebbero riscontro. Armani chiede quindi al ministro quali eventuali provvedimenti, anche ispettivi, si potessero prevedere per contrastare tali “anomali e irrituali comportamenti della Procura di Milano”.
C. Ma.


INES TABUSSO