C'era una volta un bambino che viveva in un castello in cima alla collina, un castello dove vivevano anche altre persone. Era un bimbo strano, perché a volte cantava canzoni che nessuno gli aveva mai insegnato, e parlava con i gatti e qualche volta con i serpenti. A 5 anni sapeva già leggere e scrivere correttamente, anche se non sapeva fare di conto.
Le gatte,poi, sovente andavano a partorire sul suo lettino, e lui restava sveglio la notte per paura di fare male ai piccoli.
Ma la sua specialità era quella di fare dispetti atroci; sovente raccoglieva escrementi di gatto o lucertole morte, le impacchettava per benino nella carta che aveva rubato nel retrobottega del vicino negozio di alimentari, e di soppiatto "infilava" i pacchetti nelle borse della spesa delle signore. Era anche l'unico bambino del borgo che aveva l'ardire di scavalcare il recinto dell'orto del parroco per rubare la frutta,e amava spingersi fino al convento dei Salesiani,quando, nella stagione delle fragole, migliaia di frutti rossi e scarlatti sembrava stessero aspettando solo lui, con i chierici a inseguirlo per i campi, impediti e...inciampati dalle lunghe cotte nere!
A volte si spingeva nei sotterranei del castello, ignorando steccati e cartelli che ne vietavano l'ingresso, e lì incontrava voci vestite d'ombra,e ascoltava estasiato ciò che le voci raccontavano. Le voci talvolta gli rivelavano cose che sarebbero avvenute, ma quando lui lo riferiva ai "grandi" nessuno lo prendeva sul serio. Così si inventò una FAVOLA, dove si rifugiava spesso per sfuggire ai sorrisi di derisione e agli ammiccamenti dei"grandi", una favola in cui la sua verità veniva creduta e tenuta in conto.
Nel castello viveva un uomo buono ma stupido,che aveva sposato una donna di un paese lontano. Quell'uomo lavorava lontano dal castello, e sovente stava via dalle prime luci dell'alba fino a notte fonda.
Ma un'altro uomo, con una motocicletta gialla veniva nella sua casa quando lui era assente, e tutto il borgo lo sapeva; a volte la moglie saliva con lui sulla motocicletta e andavano via per ore...
Una sera di Giugno le voci raccontarono al bambino di una disgrazia; c'era una motocicletta gialla e del sangue, e il volto di una donna venuta da un paese lontano sporco di terra.
Il bimbo riconobbe quel volto, e a mezzanotte uscì in strada per avvertire il marito di quella donna di non lasciarla uscire la sera con l'uomo della motocicletta.
Il marito andò su tutte le furie, accusando il bambino di essere un visionario e un bugiardo, e lo minacciò addirittura di morte.
I genitori del bimbo vennero informati della cosa e proibirono al figlio di allontanarsi da casa la sera.
La sera seguente il bimbo non uscì di casa," sorvegliato" dalla nonna materna,l'unica persona che credeva alle sue storie.
Fu verso le 23 che il cortile del castello si riempì dapprima di brusii, poi di urla. La nonna lo guardò, e tra le lagrime gli disse: " peccato che oltre a me ti abbiano creduto solo i gatti"..
Merlino