Master
La festa…
Tutto stava andando magnificamente. Non era in verità una festa in senso stretto. Era più una cena tra amici. Proprio così, di quegli amici che avevano vissuto avventure insieme, per anni, che avevano litigato e fatto la pace, che viaggiato e sognato contemporaneamente di tornare a casa, sperando in un colpo di fortuna ma contenti di non essere troppo sfortunati.
Gente che in comune aveva lo stesso sogno: quello di imparare a parlare al cuore degli uomini e delle donne quando, dalla buia platea, questi li guardavano estasiati. Diventare un giorno così bravi da saper dare l’esatta descrizione di una emozione umana con la sola presenza in scena, fare amicizia con le maschere, con i volti dei loro personaggi, con le loro storie. Viverle, fino a mescolare i ricordi. Moltiplicare le proprie identità, fare posto a quelle strane entità, vive ma non proprio, piene di spirito ma con il corpo e la voce in prestito: i fantasmi.
…Fantasmi…fantasmi dei vecchi personaggi….fantasmi di Re, scudieri, castellani, dame, locandiere, giullari, cerusici, armigeri, schiavi, cavalieri, saggi, poeti…erano tutti lì, seduti a tavola in mezzo a loro, negli angoli bui delle tende, poco oltre il cerchio di luce del focolare, che aspettavano…aspettavano un corpo in cui entrare…
Lossadan fu ben lieto di vedere giungere Dalkest, e di notare come si stesse ben ambientando. Se solo avesse saputo cosa stavano pensando i suoi amici di lui. Anche quelli che più erano rapiti dalle sue storie, comunque lo stavano soppesando, analizzando. Gli stavano rubando già qualcosa, senza però togliergliela. Un’espressione, un gesto, un vezzo, un tono di voce. Anche Eorein ed Athorman erano già diventati bersagli per un furto, senza accorgersene. La dignità severa del biondo cavaliere, l’umiltà e la pacatezza del dunedain, le loro storie, i dubbi che mostravano, le certezze negli episodi di valore. Tutto questo sarebbe passato agli Aranrim, senza lasciare i rispettivi padroni.
E poi Barak, una montagna d’uomo. Anche a lui si poteva rubare qualcosa. Dalkest gli si era subito fatto incontro per presentarsi, ed Eorein non aveva mancato di notare subito il suo ingresso.
*Reattivi, non c’è che dire*. Lossadan non smise di sorridere mentre pensava questo.
Lossadan “Barak, amico! Temevamo non venissi più a trovarci! Bene, bene...eh?...Si, Hugh, ti ho sentito, Rowaaaaan! Altro idromele! (arriva!arriva!) . Dicevo, Barak. Siediti e stai con noi! Una coppa per Barak, e da bere ciò che desidera e…ma che diavolo, un bell’osso per quel molosso! Ehi, ma come mi vengono queste rime! (pezzi di insalata scagliati verso Lossadan da un posto anonimo, mollica di pane dalla direzione opposta…risate)”
Lasya “Barak, finalmente siete giunto! Che cosa posso portarvi da bere? Sidro? Idromele? Birra? Vino? Heilà, salute a voi, messer Dalkest! Allora messer Barak, cosa gradite?”. Chissà in quanti dei presenti stavano pensando *BEATO LUI* al vedere dama Lasya che gli offriva tante attenzioni!
La festa andò avanti poi per molte ore, e molte stelle passarono sopra le teste della Compagnia nell’apertura tra i tendoni. Oramai si erano formati tre gruppi. In uno, Lossadan, Heltzveg e altri due chiacchieravano, forse persi in aneddoti di vecchie produzioni. In fondo allo stesso tavolo altre cinque persone stavano giocando ai dadi ed alle carte. Tutti gli altri si erano dati alla tanto attese gare di canto. Tra di essi, ovviamente c’era Lasya. E Meriel? Quando se ne era andata? Dove era? Nessuno aveva fatto caso alla sua scomparsa. Nessuno, tranne colui che non l’aveva persa di vista un solo istante: Athorman.
Poco dopo l’ultimo giro di amari e digestivi, Meriel si era alzata per uscire fuori dai carri, nel fresco della notte estiva. Athorman aveva notato anche un’altra cosa. Non aveva perso nemmeno il più piccolo cambiamento, ma in particolare aveva fissato Eorein. Non, però, come una dama potrebbe osservare un aitante cavaliere. Sempre alle sue spalle, e badando di non essere scorta. Il suo sguardo melanconico sembrava ora sfumato di una nota di preoccupazione...