00 21/03/2005 18:12
-Secondo giorno-

La mano era sudaticcia e appiccicosa e fu inutile sfregarla selvaggiamente come un animale della foresta amazzonica sulle gambe fasciate dai pantaloni pesanti per l’inverno, per sua fortuna non dovette mettersi i guanti ma solo un camice verde quasi fosforescente, una cuffietta di plastica morbida in testa e dei corpi scarpa blu per poter entrare a vedere il suo compagno di vita… gli occhiali da vista rimanevano stranamente appiccicati al naso come se qualcuno o qualcosa gliele avesse incollati e la cosa la stupì molto visto che da quando fu costretta a metterseli non riusciva a tenerli dritta sul naso ma quel giorno e in quel momento stranamente gli occhiali non avevano intenzione di scollarsi dal suo naso, tanto meglio pensò tra sé e sé, il patibolo ricoperto di plastica nera con in fondo una pesante porta di ferro era una vera e propria tortura per tutte le persone che attendevano con il cuore in gola e molteplici pensieri negativi in testa che attendevano di poter entrare nello stanzone illuminato a giorno di terapia intensiva, il corto corridoio che fungeva da sala d’aspetto non poteva contenere più di un tot di persone e ogni volta che madame Triboulet faceva visita a monsieur Triboulet il breve corridoio era perennemente gremito facendo si che la sua stizza per l’attesa misto alle forti dosi d’alcol che da giorni ingeriva come se fosse acqua non aiutava l’attesa, i parenti dei malati parlottavano del più e del meno e madame Triboulet non era da meno anche se principalmente i suoi discorsi vertevano quasi esclusivamente sull’inefficienza dei medici nel curare monsieur Triboulet… dopo i primi giorni d’accuse gli altri parenti avevano perso ogni speranza di comunicare di qualcos’altro con madame Triboulet e ogni volta che s’inseriva nei vari discorsi gli davano semplicemente ragione movendo la testa o dicendo frasi del tipo:” Eh già!” “ E’ proprio così!” e similari… l’attesa stava finendo, secondo gli orari prefissati l’accesso al reparto mancavano poco meno di qualche minuto, naturalmente madame Triboulet non apprezzava questo “stupro psicologico” e inveiva contro le varie direzioni, su su fino ad arrivare al ministro della salute… l’apertura delle porte era stato rimandato di qualche minuto ma finalmente la porta s’apri e i parenti esasperati per l’attesa potevano entrare a vedere i propri cari!
Come un fulmine madame Triboulet corse a pier di fiato (nonostante i continui richiami vocali dei medici!) verso il letto di monsieur Triboulet, arrivo a lato del letto e incomincio ad accarezzarli la testa rasata dovuta ad una piccola operazione d’asportazione del sangue dalla suddetta ma quando decise di baciarli la fronte qualcosa andò storto… gli occhiali che fin’ora erano rimasti incollati al naso di madame Triboulet si scollarono per magia e finirono in un posto dove non dovevano finire!
“Dottore! Dottore!”
“Si?”
“Mio marito sta male… non respira più… aiuto!”
“Signora, non si può vedere ad occhio nudo se un paziente sta respirando per conto suo o no… quindi si calmi!”
Una delle molteplici macchine situate ai lati del letto di madame Triboulet incominciarono a suonare all’unisono come impazzite a causa degli occhiali di madame Triboulet e al suo insensato tentativo di recuperarli, infatti, i suddetti occhiali finirono su una presa di corrente senza staccarla erano adagiati lì come un piccolo scoglio nel mare e madame Triboulet nel voler recuperarli aveva inavvertitamente staccato la spina facendo sì che la piccola macchina che alimentava d’ossigeno i polmoni e tutto il corpo di monsieur Triboulet si fermasse… il pover’uomo stava morendo e madame Triboulet stava per avere un infarto, per sua fortuna e per fortuna di monsieur Triboulet i medici corsero a salvarli la vita ricollegando la macchina e riconsegnarono gli occhiali alla legittima proprietaria… naturalmente secondo madame Triboulet la colpa non era affatto sua ma delle macchine antiquate che usavano in quel reparto e esternò in maniera plateale il suo disappunto con tutti i medici presenti nel reparto che conoscendola non ci fecero più caso ma movendo la testa in su e in giù mormorarono un se se poco convinto!
Dopo lo spavento nell’animo di madame Triboulet scesa una calma pronta però a spezzarsi in ogni momento, parlò in maniera affettuosa a monsieur Triboulet e gli racconto tutto quello che aveva fatto dal giorno dell’incidente fino a quel momento escludendo però l’enorme quantità d’alcol che stava bevendo in quel periodo in fin dei conti non erano affari suoi ma solo di madame Triboulet… l’orario di visita era ormai finito da qualche minuto ma madame Triboulet non voleva e non pensava minimamente ad andarsene… dopo l’ennesima comunicazione di un giovane dottore venne portata via a forza da due inservienti e naturalmente il temperamento focoso di madame Triboulet non poteva stare zitto e fece eruttare dalla sua bocca una sfilza d’offesa sia ai dottori che ai poveri inservienti senza tralasciare le rispettive madri, figlie e mogli…








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