la Kawasaki si ritira!

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feromoto
00domenica 4 gennaio 2009 11:42
Melandri sotto shock: la Kawasaki si ritira!



Marco Melandri e John Hopkins sono a piedi, la Kawasaki si ritira. A scriverlo per primo, oggi, è stato Marco Bo di Tuttosport e non si tratta di una bo…iata: è vero. Il ravennate aveva ricevuto una mezza avvisaglia ieri ma stamane dovrebbe essergli arrivata la conferma ufficiale firmata dal megacapo Kawamura.
“Caro Marco, speriamo di lavorare ancora assieme nel futuro…”.

I motivi addotti per questa decisione, drammatica ed improvvisa, sono i soliti: la recessione economica e la necessità di tagliare quanto prima i rami secchi. La squadra è già stata informata ed al momento sono tutti così scioccati da non sapere cosa fare o cosa faranno.

Da Michael Bartholemy all’ultimo dei meccanici, la mazzata è stata incredibile, anche perché a fine d’anno c’è poco che si possa fare. Qualcuno parla di Superbike, ma come di una scialuppa di salvataggio sulla quale saltare mentre la nave affonda. Il problema è che nemmeno si sa se la scialuppa esiste.

E’ un cataclisma, anche se la Kawasaki in fondo è la più sostituibile delle Case in campo nella MotoGP. Sempre ultima, o quasi. Mai una vittoria, nemmeno quando, dall’’80 al 1982 corse con Kork Ballington nella 500 con una avveniristica monoscocca. Anche allora il top furono tre terzi posto. Un po’ poco per la marca di Akashi che così come era arrivata se ne andò.

Il risultato, ora, è che la MotoGP si ritrova improvvisamente con appena 17 moto al via: sotto il minimo contrattuale previsto nel contratto della FIM. E poi, come ha detto bernie Ecclestone a proposito del ritiro della Honda dalla F.1: è un brutto esempio. Qualcuno potrebbe essere tentato di seguirlo. La Suzuki, per esempio, vista la scarsità di risultati. Mala tempora currunt. Vi terremo informati.
feromoto
00domenica 4 gennaio 2009 11:42
Gresini: "Un pacchetto di risparmio, subito"



Fausto Gresini ha rivestito il ruolo di Cassandra, nei mesi scorsi. L’ex iridato, oggi manager del team Satellite con maggiori successi all’attivo, da mesi infatti va gridando al vento la sua richiesta per una MotoGP dai costi più contenuti.

“Quest’anno dovrò mettere mano al mio portafoglio – è il suo commento al ritiro della Kawasaki – e per fortuna ho gestito bene la mia società e potrò farlo…ma non è il sistema giusto per andare avanti perché sono stato costretto a mettere un punto agli investimenti. Poiché gli sponsor, San Carlo in testa, sono gli stessi non ridipingerò nemmeno i camion!”.

Bisogna risparmiare: Gresini lo va dicendo da mesi. “Ma nessuno mi ha dato retta, finora. Qui si parla di progetti per il 2010, ma bisogna pensare al 2009, e subito!”.

Fausto è drastico: via i freni in carbonio, che costaano 300.000 Euro l’anno rispetto ai 50.000 che sarebbero necessari per quelli in acciaio. Tre moto nel box al posto di quattro, perché così si risparmierebbe in personale, trasferte e chili da spedire in giro per il mondo. E poi motori capaci di durare per cinque Gran Premi e con regimi di rotazione fissati a 17.000…

“Bisogna agire ora – è il mantra dell’imolese – un team come il mio costa dieci milioni di Euro l’anno ed i ritorni sono limitati perché poi tutto ruota attorno a tre piloti, la TV segue solo quelli, Rossi, Stoner, Pedrosa. Per il resto rimangono le briciole. E guardate che io sono fra i team messi meglio”.

Per Gresini sono stati fatti grossi errori di gestione, negli ultimi anni.

“Il più grosso è stato quello di mandare in pensione le MotoGP 1000 di cilindrata, che minimizzavano la differenza fra le moto ufficiali e quelle Satellite perché strapotenti. Un altro errore lo ha commesso la Dorna parlando solo con le case premiandole con incentivi economici che queste si sono tenute senza riversarle sulle squadre private. Il sistema è malato, e malato grave! Non è una influenza. Alla fine di una stagione se corri in Superbike ti rimane la moto, che ti è costata al massimo 200.000 Euro, in MotoGP ne spendi due milioni e non hai nemmeno il diritto di riusarla la stagione successiva”.

Non lo dice, Fausto, ma probabilmente le sue grida, inascoltate, diventeranno ora una specie di “io ve l’avevo detto” che potrebbe portargli maggiore attenzione. Gresini potrebbe a ragione aspirare al ruolo di leader anche all’interno dell’Irta perché è fra i pochi veri manager-imprenditori della MotoGP. Uno che nel bene e nel male la sua squadra l’ha sempre schierata senza troppi aiuti esterni. Se gli chiedete cosa pensa dell’Irta – l’associazione che riunisce i team – Fausto Gresini probabilmente vi risponderà: “Non mi sento rappresentato”.
feromoto
00domenica 4 gennaio 2009 11:43
Pernat: "Sono preoccupato per Canepa e De Angelis"



Carlo Pernat è fra coloro i quali sono preoccupati per la piega presa dagli avvenimenti: il ritiro della Kawasaki, infatti, non può lasciare indifferente un manager che fra i suoi assistiti ha due giovani piloti in MotoGP, Niccolò Canepa con il team Ducati-Pramac e Alex De Angelis con il team Honda Gresini.

Il rischio, per i suoi assistiti, è ora quello di doversi confrontare con due “licenziati” eccellenti, Marco Melandri e John Hopkins. Non proprio due degli ultimi arrivati. Ovviamente il discorso è economico: Marco e john tenteranno infatti in tutti i modi di rimettersi sul mercato.

“Ci sono, è vero, contratti firmati, ma se Hopkins riuscirà a portare con sé la Monster, potrebbe diventare un progetto interessante per molti team privati che potrebbero preferire pagare penali pur di avere uno sponsor così interessante. Chi potrebbe essere tentato? Non lo so, magari il team Yamaha Tech 3, che ha perso anche Wudy, o magari la stessa Pramac. Non ho ancora parlato con nessuno, certo è che non sono tranquillo. Dovevo partire per una vacanza in Brasile, ma a questo punto credo che non mi muoverò e resterò attaccato al telefono. Per fortuna che il contratto fra Capirossi e la Suzuki è stato già firmato…".

Da quanto ci risulta, invece, sembra che il suo Melandri dovesse ancora siglarlo.

Nota: Per un errore nella impaginazione la frase precedente era stata attribuita a Pernat, invece proviene dalle nostre fonti. Ce ne scusiamo con il manager e con i lettori.
feromoto
00domenica 4 gennaio 2009 11:44
Il ritiro della Kawasaki: Melandri e Hopkins riaprono il mercato piloti



Qualche giorno fa abbiamo scritto su GPone che gli addetti ai lavori della MotoGP avrebbero atteso con ansia la notte di San Silvestro per dire finalmente addio al 2008, un annus horribilis per il motorsport. Purtroppo, a un solo giorno dal countdown per lo spumante sulla MotoGP si è abbattuta un’altra pesantissima tegola: il ritiro della Kawasaki fa infatti scendere da 19 a 17 il numero di moto al via del Mondiale 2009. Un numero che, oltre a non far presagire nulla di buono, è inferiore al minimo imposto dalla FIM per disputare un Campionato del Mondo (18).

Quelli a cavallo tra il 2008 e il 2009 saranno senza dubbio giorni di attività febbrile per Carmelo Ezpeleta: dopo aver sbandierato ai quattro venti che la Kawasaki avrebbe potuto schierare addirittura una terza moto (ricordate la telenovela di Aspar?), ora il boss della Dorna si ritrova addirittura senza neanche una verdona al via, e con le Case ufficiali impegnate che si sono ridotte a quattro (Honda, Yamaha, Suzuki e Ducati).



Oltre a Ezpeleta dovranno però darsi un bel po’ da fare anche Marco Melandri e John Hopkins, ritrovatisi a piedi esattamente com’è accaduto a Jenson Button con la Honda in Formula 1. Il ritiro della Kawasaki potrebbe andare a riaprire clamorosamente il mercato delle “seconde linee”: all’improvviso, infatti, due pezzi pregiati sono disponibili a prezzi di saldo, e di conseguenza molti altri rider iniziano a tremare, pensando alla possibilità che uno dei due possa fargli le scarpe.

Escludendo i team ufficiali Honda, Yamaha e Ducati, infatti, ai team Satellite poveri di sponsor potrebbe fare molto comodo l’arrivo in squadra di un top rider del calibro di Melandri o Hopkins che, oltre all’indubbio talento, possono portare in dote molti altri vantaggi. Marco è pur sempre un nome di spicco in grado di attrarre nuovi partner, mentre “Hopper” è legato a doppio filo alla Monster. Sia il ravennate che il californiano potrebbero rappresentare per diverse squadre un’occasione d’oro da cogliere al volo, anche se ciò significherebbe lasciare a piedi uno dei propri piloti titolari. Tra queste ci mettiamo sicuramente il team Gresini, al quale Melandri si sarebbe già offerto a… prezzo di realizzo, e il team Yamaha Tech3 di Hervé Poncharal, a corto di sponsor. Visti i tempi che corrono, non ci sentiamo di escludere neanche il team ufficiale Suzuki, che (perché no?) potrebbe essere interessato a riprendere Hopkins se quest’ultimo dovesse portare in dote la sponsorizzazione della Monster.

A questo punto si tratta soltanto di capire quali sono i piloti che rischierebbero il posto: non è un mistero che Fausto Gresini abbia fatto il possibile per riprendersi Melandri, prima che Marco decidesse di accasarsi alla Kawasaki. Ora che Marco è di nuovo disponibile, non è da escludere che Gresini possa essere spinto a sacrificare uno dei suoi due piloti: la decisione (sicuramente dolorosa da prendere, e che comporterebbe comunque delle penali da pagare) potrebbe toccare De Angelis, ma a quel punto Melandri sarebbe in una situazione di inferiorità tecnica rispetto a Toni Elias, che ha ottenuto una Honda “factory supported”. Difficile comunque che venga sacrificato lo spagnolo, appena tornato nel team faentino. Insomma, la matassa è sicuramente difficile da sbrogliare.

Melandri sta sondando anche il team Tech3: con l’inglese James Toseland che può contare sull’appoggio della Dorna, a rischiare di più è probabilmente Colin Edwards. Pensare che al suo posto possa arrivare il connazionale Hopkins, sponsorizzato Monster, non è affatto fantascienza. John e il suo management, del resto, parlarono con Hervé già a fine 2007, prima che arrivasse l’accordo con la Kawasaki…

Senza dubbio intavolare delle trattative a gennaio non sarà facile: il Mondiale, però, inizia soltanto ad aprile, e se qualche team vorrà tentare la mossa a sorpresa c’è tutto il tempo per farlo. Più difficile pensare a un futuro in Superbike per Melandri e Hopkins: se Marco e John finora sono stati tra i più pagati in MotoGP un motivo ci sarà… Ora che sono aperti i saldi di fine stagione, pensate che i team satellite non ne approfitteranno?

Alberto Cani
feromoto
00domenica 4 gennaio 2009 11:45
Kawamura dixit: "la MotoGP ha migliorato la nostra immagine"

In una intervista rilasciata il 12 maggio scorso a Motogp.com Yoshio Kawamura, Presidente di Kawasaki Motor Racing, non sembrava aver dubbi sul fatto che la MotoGP fosse uno degli asset principali della casa giapponese, per quanto riguarda ritorno e visibilità. E questo nonostante gli scarsi (per non dire nulli) risultati.

“Prima il mondo dei Gran Premi non era il nostro…ma la MotoGP ha migliorato molto le cose rendendo lo sport globale. Grazie ai Gran Premi in Europa e a ben due corse negli Stati Uniti pubblicitariamente ci ha aiutato molto, pèrocurandoci un grande seguito ed anche aiutato a vendere le moto, migliorando anche l’immagine della nostra marca”.

“Ora con il team nelle mani di Michael Bartholemy – proseguiva Kawamura – tutto è ben organizzato. ora la comunicazxione fra la squadra e la casa è eccellente e ciò ci rende più forti”.

Chissà se oggi Kawamura se la sentirebbe di ripetere le medesime parole?

( www.motogp.com/en/news/2008/Kawamura+gives+lowdown+on+Kawasaki+p...

L'indiscrezione: Hopkins su una terza Suzuki di Aspar



Carmelo Ezpeleta è preoccupatissimo: pare infatti che sia venuto a conoscenza che sedersi a tavola in 17 porta sfiga, e in questo momento il suo giocattolo, la MotoGP, conta sullo schieramento proprio diciassette moto. Un numero proprio brutto, non solo per chi è molto scaramantico. Il contratto che la Dorna ha stipulato con la Federazione Internazionale prevede infatti un minimo di 18 moto per poter organizzare una serie che possa fregiarsi della denominazione di Campionato del Mondo.

La questione, insomma, si fa seria: venuto a sapere del ritiro della Kawasaki, Ezpeleta avrebbe tentato di opporre resistenza, cercando di far continuare i “verdi” sostenendo che ormai era troppo tardi per chiamarsi fuori e che avrebbero dovuto avvisare la Dorna entro settembre. Ad Akashi non hanno battuto ciglio: pagheranno la penale per la mancata partecipazione al Mondiale 2009.

La sensazione è che la Kawasaki abbia preso la palla al balzo, lasciando in questo modo un campionato dove finora non aveva combinato nulla di buono in un periodo contraddistinto da tanti altri ritiri clamorosi, come quello della Honda dalla F.1, e quelli di Subaru e Suzuki dal Mondiale Rally. Del resto i motivi addotti nella comunicazione inviata questa mattina via mail ai componenti del team è molto generica, e suona più o meno così: a causa della crisi economica, la Kawasaki intende concentrarsi sul proprio core business. Più o meno, le stesse parole utilizzate dalla Honda, quasi come se ad Akashi avessero fatto un copia-incolla del comunicato della Casa dell’Ala.

Per la Kawasaki Heavy Industries l’impegno in MotoGP rappresentava soltanto un peso: minimo, dato che si parla di un’azienda enorme che ha interessi in moltissimi altri settori, ma comunque una perdita. La telenovela della terza moto da fornire al team Aspar è andata avanti diversi mesi proprio nel tentativo di finanziare, attraverso la vendita di moto satellite, l’attività del team factory, ma poi non se n’è fatto più nulla.

Aspar ci riprova: terza Suzuki per Hopkins?

A chi può rivolgersi, a questo punto, Ezpeleta, per raggiungere quota 18? La Honda mette già in campo sei moto, e la Ducati cinque, per cui è decisamente improbabile pensare a un impegno più massiccio. Stesso discorso per la Yamaha, che già diversi mesi fa rifiutò la proposta di Jorge Martinez per schierare una quinta moto: Aspar aveva il pilota (Bautista) e anche i soldi, ma da Iwata giunse un secco no. La Casa dei tre Diapason del resto ha sempre cercato di mantenere la propria formazione satellite tecnicamente molto vicina al team factory. Edwards e Toseland hanno sempre aspettato relativamente poco per ricevere gli aggiornamenti a disposizione dei piloti ufficiali, e allargare l’impegno a una quinta moto potrebbe scalfire questa politica di gestione, rivelatasi molto efficiente.

Dalla Spagna arriva però la voce che Aspar Martinez, appena saputo della rivoluzione innescata dalla Kawasaki, sia tornato alla carica con la Suzuki: la Casa di Hamamatsu questa volta potrebbe finalmente decidersi e mettere in campo una terza GSV-R. In un solo colpo riaccoglierebbe una vecchia conoscenza come Hopper, e soprattutto andrebbe ad incamerare i soldi della Monster, bibita energetica legata a doppio filo col californiano.

In più, volete che Ezpeleta non sia disposto anche lui a dare una mano?
feromoto
00domenica 4 gennaio 2009 11:46
Mercato MotoGP: accordo tra Gresini e Scot per riportare Melandri alla Honda?



La notizia-bomba del ritiro della Kawasaki dalla MotoGP, giunta il 30 dicembre scorso, è stato un vero e proprio shock per Marco Melandri: dopo un 2008 disastroso il ravennate non poteva certo immaginare che l’inizio del 2009 sarebbe stato ancora peggiore. L’uscita di scena delle verdone ha infatti lasciato Marco senza una moto in un periodo in cui ormai tutte le altre squadre hanno già definito da tempo la propria formazione piloti.

A nulla è servito offrirsi praticamente gratis al team di Fausto Gresini, formazione con cui Marco ha sempre mantenuto un legame: il team manager imolese ha rifiutato la proposta, e del resto non avrebbe potuto fare altrimenti, dato che ha già sotto contratto per la stagione 2009 Toni Elias e Alex De Angelis. Impossibile fare spazio a Melandri senza lasciare a piedi uno dei due, soluzione che Gresini ha escluso.

Nella giornata di ieri, però, si è mosso qualcosa che potrebbe riportare veramente Melandri in sella a una Honda: Marco interessa molto anche al team Scot, che nel 2009 farà debuttare il giapponese Yuki Takahashi al posto di Andrea Dovizioso, passato nel team ufficiale HRC. Anche in questo caso è da escludere l’appiedamento di Yuki per far posto al ravennate, ma la formazione gestita da Cirano Mularoni potrebbe trovare un accordo con Fausto Gresini per trovare una moto a Marco Melandri.

Come? Non si tratta di un… gioco di prestigio, ma di un “incastro” studiato ad hoc. Scot è intenzionato a chiedere a Gresini una delle quattro RC212V a sua disposizione, passando così da due a tre moto, esattamente come quelle che rimarrebbero nel team di Fausto. In questo modo, entrambi i team potrebbero schierare due piloti, con il solo inconveniente che ci sarebbe un solo “muletto” a disposizione. In alcuni casi potrebbero emergere diversi problemi legati al fatto di poter contare soltanto su una seconda moto, che i piloti sarebbero costretti a dividersi, ma in tempo di crisi è una soluzione senza dubbio interessante.

L’intenzione di Gresini di cedere una propria moto è tutta da verificare (anche se ciò significherebbe un risparmio sostanziale), mentre dall’altro lato, il team Scot dovrebbe racimolare ancora parte del budget. Però, si sa, in questi casi la Dorna è sempre pronta a dare una mano… Se l’operazione dovesse andare in porto, Melandri potrebbe finire nel team Scot, oppure tornare dallo stesso Gresini. Chiaramente l’obiettivo principale di Scot è Melandri, pilota di grande richiamo per il pubblico italiano, ma Mularoni sarebbe anche disposto a lasciarlo a Gresini in cambio di Alex De Angelis, che è sammarinese come il team. Nei prossimi giorni sapremo qualcosa di più…

Alberto Cani
feromoto
00domenica 4 gennaio 2009 11:47
Aspar rileva una sola Kawasaki?



Aspar Martinez è vicinissimo a rilevare il materiale Kawasaki per entrare finalmente in MotoGP: subito dopo il ritiro della Casa di Akashi il manager spagnolo ha ricevuto una chiamata da parte di Carmelo Ezpeleta, preoccupato di non riuscire ad arrivare a 18 moto, numero minimo richiesto dalla FIM per organizzare un campionato del mondo.

Il boss della Dorna avrebbe chiesto ad Aspar la disponibilità a rilevare le Kawasaki: il team manager già impegnato in 125 e in 250 ha dato la propria disponibilità, ma è chiaro che la riuscita dell’operazione a questo punto è subordinata a un grosso aiuto da parte della Dorna stessa. Aspar, del resto, una volta saltato l’affare per la terza Kawasaki (di cui si è parlato per mesi), ha dirottato gli sponsor che servivano sulla 250: 11888, marchio delle pagine gialle spagnole, comparirà infatti sull’Aprilia 250 di Alvaro Bautista.

Praticamente nullo anche l’apporto che arriverebbe dalla Monster nel caso Aspar fosse interessato a tenere John Hopkins: i 3 milioni di Euro garantiti dalla bibita energetica basterebbero a malapena per coprire lo stipendio di Hopper…

Considerata la situazione (anche Melandri costa caro, e il ravennate, come leggete nella notizia a parte, potrebbe tornare su una Honda), è probabile che Aspar e Dorna optino per schierare una sola Kawasaki in pista, con Martinez che a questo punto andrebbe anche a scegliersi un pilota spagnolo. Magari Alex Debon (che era già in lizza per la fantomatica terza ZX-RR), rimasto a piedi in 250 cc.

Alberto Cani
feromoto
00domenica 4 gennaio 2009 11:48
Convocata una riunione in Giappone per le Case



Una partenza della MotoGP La data non è stata ancora fissata, anche se si parla addirittura del 7 gennaio prossimo, ma le Case hanno già reagito alla notizia del ritiro della Kawasaki fissando una riunione in Giappone per affrontare la crisi.

Saranno presenti i rappresentati di tutti i costruttori, Ducati inclusa. Parteciperà anche la Kawasaki visto che fa ancora parte della MSMA.

All’ordine del giorno, ovviamente, le modalità per uscire dal tunnel che vede la MotoGP affrontare il 2009 con appena 17 piloti schierati sulla linea di partenza. E’ probabile che nella riunione si cercheranno di fissare le linee guida per diminuire da subito i costi. Qualcuno parla anche di un tetto massimo per gli ingaggi, ma sinceramente questo genere di soluzioni, tentate anche in altri sport, hanno sempre lasciato il tempo che trovano.

Più importanti invece, potrebbero essere soluzioni mirate verso una immediata riduzione dei costi, anche se a questo punto, con le programmazione dei budget già dietro le spalle, è difficile diminuire realmente i costi. Nel caso della Kawasaki, per esempio, sono già in spedizione i ricambi e le novità previste per lo sviluppo 2009: qualcosa come sei milioni di dollari già spesi.

Fino a questo momento non ha ancora fatto sentire la sua voce Carmelo Ezpeleta, amministratore delegato della Dorna, che si trova in una situazione di grande debolezza. Il Presidente della FIM, il venezuelano Vito Ippolito, ha fatto già sapere che proporrà alle Case di tornare al passato, cioè alla produzione di “prototipi di serie” da vendere a piloti e team, come avveniva negli anni ’80 e ’90.

Dove si parla della crisi, degli artigiani del passato, di FIM e di Dorna



La storia sa essere giudice competente, ed a volte incredibilmente veloce. Pochi anni fa – era il 2004 – La Dorna con la complicità della FIM, fermò la WCM a Welkom, in Sud Africa, impedendogli di prendere parte alla prima prova del mondiale della MotoGP perché la quattro cilindri del team capitanato da Peter Clifford aveva il motore derivato da quello di una Yamaha R7. Più tardi la squadra anglo-americana si mise in regola rifacendo completamente carter ed albero motore della sua creatura. Non era un fulmine di guerra, la WCM, ma consentì a Michel Fabrizio di mettersi in luce. La stagione successiva partecipò nuovamente al campionato cambiando il nome in Blata, ma l’attesa sei cilindri del costruttore (di mini moto!) Ceco non andò al di là dei modelli in legno.

STORIE DI PERDENTI - Una sorte simile, anche se di maggior successo, ha avuto la KR progettata e messa in pista dal team di Kenny Roberts. Nata con un motore tre cilindri a due tempi, sperando di ripetere i successi della Honda NS, passò ad un cinque cilindri costruito dalla malese Proton (“un’ancora”, lo definì KR), poi al quattro cilindri KTM ed infine al cinque e poi al quattro cilindri Honda prima di arrendersi.
Non senza aver fatto vedere di cosa sarebbe stata capace nel 2006, quando con Kenny Junior alla guida si classificò sesta assoluta nel mondiale piloti e quinta in quello costruttori. Per la cronaca: davanti alla Kawasaki ufficiale.

Storia assai più breve – 2004 e 2005 – ebbe la Moriwaki, telaio tubolare nel quale era inserito un cinque cilindri Honda RC211V, e la Ilmor X3. Splendida moto, quest’ultima (come realizzazione), partorita dall’ingegnere svizzero ex F.1 Mario Ilien, schiacciata dalla mancanza di sponsor fin dal debutto.

L’IMPORTANZA DEGLI ARTIGIANI - Perché questa breve cronistoria? Semplicemente per ricordare che la Dorna e la FIM niente hanno fatto negli ultimi anni per favorire l’ingresso e la permanenza nel mondiale della MotoGP di team “artigiani”. Anzi, è sembrato che gonfi d’orgoglio per avere tutti e quattro i costruttori giapponesi quasi se ne siano vergognati, cercando di farli sparire al più presto. Un errore, e non solo perché oggi ci sarebbero più delle diciassette moto attualmente presenti dopo il ritiro della Kawasaki sullo schieramento di partenza. Un errore, perché proprio i costruttori “artigiani” avrebbero potuto essere un freno all’escalation dei costi. Certo, la Dorna avrebbe dovuto crederci, ma non ci ha creduto, seppellendo così parte della storia del motomondiale fatta di Honda, Yamaha, Suzuki e Kawasaki, ma anche di Koenig, Paton, Linto, Morbidelli, Sanvenero, Elf X, per citare solo realizzazioni artigianali che non avevano vere case costruttrici alle spalle.

LE COLPE DI DORNA E FIM - Non diamo però solo colpe alla Dorna: corresponsabile della attuale situazione è senza dubbio la FIM. Sotto l’era Zerbi il motociclismo è cresciuto, ma poiché la FIM non avuto la scaltrezza di inserire nelle sue strutture validi professionisti (la realtà è che non ne ha inserito affatto), il risultato è che nel bene e nel male gli unici professionisti a decidere sono stati quelli dell’organizzatore iberico.

Il risultato lo vediamo oggi: chi c’è fatica a rimanere come la Suzuki che è lì che trema a causa del fatto che recentemente si è dovuta ricomprare parte delle sue azioni che la GM, in piena supercrisi, stava per rimettere sul mercato e chi, come la Honda, si è salvata solo grazie al sacrificio del team di F.1 ed alla filosofia di Takeo Fukui. Forse l’unica che non ha corso rischi è stata la Yamaha perché ha Rossi, l’intoccabile.

I GRANDI, PICCOLI, COSTRUTTORI - Così la realtà, oggi, è che il mondiale è ancora in piedi non grazie alla Honda, bensì alla Ducati, una industria da 40.000 pezzi l’anno che schiera ben cinque GP9. Una Ducati peraltro non è nuova a questi salvataggi visto che nel recente passato ha permesso alla Superbike in crisi per la fuga dei costruttori giapponesi di sopravvivere.

Dunque è così che vanno le cose: i giapponesi mollano, quando meno te lo aspetti. E’ la storia a dircelo, mentre i piccoli costruttori devono morire prima di arrendersi, come hanno dimostrato nel passato MV Agusta, Gilera, Moto Guzzi, Cagiva.

IN ATTESA CHE EZPELETA PARLI - Dopo tanti anni al seguito del motomondiale nulla ci stupisce. Siamo passati attraverso la progressiva estinzione di alcune classi, all’incredibile e velocissimo peggioramento di altre che ci sembravano inaffondabili – pensiamo alla 250 – che ormai siamo quasi rassegnati al fatto che il motomondiale, come la Dakar, non è immortale. La F.1 è divenuta quella che è, non subito, ma nel corso degli anni, ma indiscutibilmente è peggiorata. Stessa sorte sta subendo la MotoGP. Chissà, forse è giunto veramente il momento della Superbike. Non si può mai dire. In fondo ai tifosi piace la lotta, e a chi tifava Senna poco importava del frazionamento e della cilindrata della sua monoposto. Però ci piacerebbe che Carmelo Ezpeleta, amministratore delegato della Dorna, si facesse sentire, come ha fatto il Presidente della FIM, Vito Ippolito, in questo momento difficile. Sappiamo che sta lavorando – moltissimo – per tenere in pista le due Kawasaki, ma un semplice comunicato per rasserenare gli animi non è poi così difficile da scrivere. Professionalità è anche metterci la faccia quando si ha tutto da perdere.

Ernesto Emmi
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