Yuri Chechi, la scuola, lo sport: «Rilanceremo i Giochi della Gioventù»

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vanni-merlin
00domenica 15 ottobre 2006 05:59
Yuri Chechi, la scuola, lo sport: «Rilanceremo i Giochi della Gioventù»
di Dario Ricci

Se provi a cliccare sul suo sito ufficiale, lo vedi ancora immortalato in calzamaglia, avvolto con il tricolore, mentre festeggia lo storico bronzo conquistato ad Atene.
Che si aggiunge all'oro di Atlanta, a cinque titoli mondiali, a quattro europei, e a tutto quello che i palmares non dicono, cioé quella voglia feroce di ritornare al vertice dopo due infortuni stronca-carriera e un ritiro.
Insomma, tanto per capirci, si fa un pò fatica a immaginare Yuri Chechi (che proprio ieri ha compiuto 37 anni), il "Signore degli Anelli" della ginnastica italiana, in giacca e cravatta, seduto dietro una scrivania nel ruolo di coordinatore del Tavolo Nazionale per lo Sport, in qualità di consulente del Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive.

Il personaggio quindi più indicato - per il suo passato, e soprattutto, per il suo presente - per fare il punto su un argomento spinoso, un tema che vede l'Italia agli ultimi posti in Europa per investimenti, strutture e organizzazione: il rapporto tra sport e scuola.

«Sono appena uscito dall'ennesima riunione del nostro Tavolo - confida Chechi al telefono - e l'argomento di discussione era proprio questo, aumentare l'attività sportiva nelle nostre scuole».

La sua storia, signor Chechi, è per certi aspetti emblematica di questo rapporto controverso: la sua passione per la ginnastica non è certo nata nella palestra della sua scuola...

«È vero. Mi sono appassionato agli anelli in modo casuale, andando una volta a visitare la palestra di ginnastica artistica frequentata da mia sorella, quando avevo sette anni. Da lì a iscriversi al corso il passo è stato breve. Ma devo ammettere che comunque ho anche avuto la fortuna di fare una buona attività fisica anche a scuola, in modo attento e serio».

In Italia, di fatto, l'attività sportiva dei ragazzi in età scolare viene delegata a società private che operano spesso in modo autonomo rispetto alla scuola, dove si svolge una pratica sportiva di "Serie B". È questo il limite più grande del sistema italiano, soprattutto rispetto a quanto avviene all'estero?

«Direi proprio di sì, e con questo certo non voglio sminuire l'importanza delle migliaia di società che permettono a tanti giovani di fare sport. Ma il problema è che attraverso la scuola non devono tanto formarsi i campioni. Piuttosto, con l'attività sportiva scolastica si devono formare delle coscienze e delle culture sportive: per questo è importante cominciare a lavorare a livello di istruzione primaria, per permettere ai bambini di assimilare i concetti di una corretta educazione al movimento. Purtroppo in Europa, in questo senso, siamo il fanalino di coda. Ma qualcosa si sta muovendo: stiamo ad esempio per far partire un progetto per sperimentare lo svolgimento di una corretta attività sportiva nelle scuole primarie, fatta da personale qualificato».

E poi si spera di arrivare presto anche all'adeguamento, per medie e superiori, alla media europea delle tre ore settimanali (attualmente l'Italia è ferma a due, ndr). Intanto è ripartita la macchina dei Giochi della Gioventù...

«È un passaggio importante e obbligato: ci sono stati i test event in diverse città lo scorso anno, poi le finali a Lignano Sabbiadoro, ma insomma, sono piccoli passi verso dei Giochi che possano ritornare a livello di un tempo, quando erano occasione di crescita, confronto e formazione per tutta la popolazione scolastica italiana. È un progetto che va migliorato e modificato: ci vogliono più specialità, e i Giochi - a differenza di quanto avviene ora - devono aprirsi anche a quegli studenti che non sono tesserati con associazioni sportive. Comunque, in questo momento, l'importante era riavviare l'intera organizzazione».

Costi, investimenti e infrastrutture a disposizione delle nostre scuole non fanno però guardare al futuro con ottimismo....

«È vero, ma è impossibile pensare di cambiare tutto e subito. Intanto la manovra Finanziaria varata dal governo - che pure è attesa dal suo iter parlamentare - prova a lanciare dei segnali, come i fondi garantiti all'istituto per il Credito Sportivo per l'impiantistica, l'aumento del contributo destinato al comitato paralimpico, le detrazioni previste per i ragazzi dai 5 ai 18 anni che decidono di fare sport. E un ulteriore stanziamento di 900mila euro sarà destinato all'apertura pomeridiana degli impianti sportivi scolastici, per ottimizzarne l'utilizzazione».

E che il lavoro da fare sia tanto e difficile lo testimoniano le cifre: Germania e Francia sono in Europa i Paesi che destinano maggiori risorse allo sport nella scuola, rispettivamente con 330 milioni di euro e 150 milioni di euro all'anno. In Italia, a tutt'oggi, lo stanziamento per l'anno scolastico in corso è di 6 milioni e 400mila euro, mentre il progetto di rilancio dei Giochi della Gioventù prevede investimenti che si aggirano intorno agli 11 milioni di euro.



da: www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Sport/2006/10/dricci111006intervista_chechi.shtml?uuid=c4d5e974-5949-11db-9b5c-00000e25108c&DocRulesVie...

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