Re: Re:
Scritto da: GreatGig 27/01/2007 0.34
E perchè? Mi cascasse il naso se so chi è Pina Bausch
(perdonatemi)
Sarai accontentato.
Intanto eccoti qualche esempio
www.youtube.com/results?search_query=pina+bausch&searc...
Non è molto, ma potrebbe essere indicativo...
Poi
Coreografa e regista tra i maggiori di questa fine secolo, Pina Bausch ha saputo riunificare in temini contemporanei, nel suo Tanztheater, i generi e i linguaggi teatrali da secoli divisi. La sua peculiare forma di "teatro totale", in bilico tra ironia e disperazione, rispecchia la frammentarietà linguistica e i disagi esistenziali, ma anche la poesia struggente della nostra epoca. Le sue creazioni artistiche, che fondano il loro inimitabile stile sul montaggio registico di elementi drammaturgici prodotti dai danzatori-attori attraverso l'improvvisazione, hanno fatto scuola nel mondo intero, stimolando a nuova vita la danza in molti paesi.
E' ormai una leggenda. Ha cambiato la storia della danza e continua ad emozionare migliaia di persone in tutti gli angoli del mondo.
Pina Bausch nasce il 27 luglio 1940 a Solingen e nel 1955 entra nella Folkwang Hochschule diretta da Kurt Joos, dove si diploma tre anni dopo.
Prosegue con una borsa di studio negli Stati Uniti, alla Juiliard School of Music di New York, dove lavora con il New American Ballet e al Metropolitan Opera House.
Nel frattempo, dopo la seconda guerra mondiale, la Germania soffre di un'amnesia generalizzata. Il III Reich non ha risparmiato niente e l'arte é stata asservita al potere, trasformata in bieco strumento di propaganda.
Alcuni coreografi reagiscono assumendosi una fetta di responsabilità del lavoro di ricostruzione e decidono di far entrare la realtà sociale nella danza, investendola di una funzione più ampia rispetto a quella puramente estetica.
Nel 1962 Pina ritorna ad Essen come ballerina del Folkwang Ballet, di cui diventa presto direttore artistico.
Il suo vero debutto coreografico risale al 1968: Fragmente su musica di Bartòk.
Il suo repertorio è ad oggi talmente vasto e articolato da non riuscire a riassumerlo in poche righe. Tra i primi capolavori spiccano nel 1977 Blaubart e nel 1978 Café Muller e Kontakthof.
La Bausch, senza bisogno di denunciare platealmente la sua rottura con la tradizione, la attua. Prende una direzione innovativa, donando ai corpi la possibilità di parlare di temi universali, alternando la critica all'ironia, cercando l'essenzialità ed il realismo, utilizzando la vocalità ed il silenzio, il gesto quotidiano e l'immaginazione pura dei bambini.
Nel 2004, alla Fenice di Venezia, ho fatto esperienza diretta della qualità raggiunta dal suo lavoro, assistendo a Fur die Kinder von gestern, heute und morgen. Il palcoscenico, trasformato in una scatola bianca apparentemente rassicurante, smaschera le menzogne e mette in evidenza i dettagli. Al suo interno gli individui, inizialmente imbrigliati in stereotipi, egoismi, condizionamenti che gli impediscono di incontrarsi, abbracciarsi, guardarsi, darsi un bacio che non sottenda ad un ricatto, riscoprono attraverso la leggerezza di una corsa e del gioco la possibilità di stare nel presente, accogliendolo, mantenendosi flessibili e prendendosi meno sul serio. E lì comincia la vita.
Nonostante la libertà espressiva che distingue il teatro-danza dal repertorio classico, é possibile individuare anche in esso dei motivi compositivi ricorrenti: la ripetizione (che diviene il mezzo per rendere un concetto incisivo), la variazione "quasi musicale" d'un motivo di base (che rivoluziona il rapporto tra suono e movimento), la drammaturgia dei contrasti (per creare emozioni attraverso una continua tensione tra opposti).
Per ciò che concerne lo stile, le "pose del passato" non esistono più, se non sottoforma di citazioni. Allo stesso modo, la consuetudine di strutturare le scene di uno spettacolo in ordine cronologico e in maniera unidirezionale viene sostituita da un coinvolgimento attivo degli interpreti, dal loro lavoro preliminare di immedesimazione, di messa in discussione e di indagine sulle "memorie" personali riguardo gli argomenti trattati, dall'improvvisazione per raccogliere le idee ed i materiali che solo in seguito verranno rielaborati ed assemblati. La coreografa racconta: "A partire da un certo momento comincio a combinare le cose tra loro. I miei pezzi non si sviluppano dall'inizio verso una fine precisa. Essi si muovono dall'interno verso l'esterno". Questo, probabilmente, è il motivo per cui arrivano dritti al cuore dello spettatore.
Nel 1989, con Palermo Palermo, comincia a girare il mondo per ritrarre nelle sue pièces i vari Paesi, visti e vissuti "dal di dentro". Una grande fonte di ispirazione e maturazione le arriva dal contatto con l'India, dove c'è continuità tra tradizione e contemporaneità: non viene messo in discussione il Principio da cui la danza trae origine e il fatto che tali archetipi e simboli sacri siano patrimonio comune di spettatori ed artisti crea tra loro una profonda connessione.
Pina fa così un viaggio verso le origini, rivolgendo l'osservazione al "centro", cercando l'essenzialità del gesto, mettendo a nudo la brutalità della società attuale, la carenza d'amore ed il proliferare della violenza, e contrapponendovi le delizie del corpo e dell'anima, il calore dell'infanzia perduta. Nel 1994 la sua tourné indiana di "Nelken" incontra attenzione e comprensione e un giornalista locale commenta: "La Bausch mette in scena la nostra morte quotidiana... e fa chiaramente luce sullo stato di decadimento, di corruzione e di oppressione dell'umanità in Occidente".
Nel 1997 prosegue il suo progetto con Der Fensterputzer, in coproduzione con la Hong Kong Arts Festival Society, e con La Sacre du Printemps per il Ballet de L'Opéra National de Paris. Il metodo è sempre lo stesso: per due o tre settimane la troupe viene accolta dal territorio ospite, si accumulano materiali ed esperienze e, in un serrato scambio di suggestioni, ricordi ed impressioni, si procede infine alla composizione.
Nel 1998 Mazurca Fogo con l'Expo'98 di Lisbona, nel 1999 Dido con il Teatro Argentina di Roma, nel 2000 Wiesenland per Budapest, nel 2001 Aqua per il Brasile, nel 2003 Nefés ad Istambul e nel 2004 Ten Chi in coproduzione con la Fondazione Saitama per le arti ed il Centro culturale nipponico.
Nel Tanztheater non ci si nasconde. Agli interpreti è richiesto di dedicarvi buona parte di sé e della propria esistenza, scardinando le "gabbie", sfuggendo alle definizioni e ritrovando l'unità con le proprie componenti irrazionali.
Non c'è esibizione, ma verità.
[Modificato da NostraSignora (Ex C.B.) 27/01/2007 12.00]