Recensione
Riporto un paio di articoli pubblicati oggi sul CORRIERE MERCANTILE.
IL CONCERTO HA INAUGURATO IL “LIVE IN GENOVA”
Duran Duran, che nostalgia
Quattromila fan per applaudire il gruppo degli anni Ottanta
I Duran sono tornati
Trentenni in cerca di revival e ventenni con bandana per Simon e gli altri
Sono sbarcati a Genova, con il loro "Astronaut Tour", i Duran Duran. Ieri alla Fiera del Mare sono stati applauditi da quattromila fan: fra loro c'erano molte fan di un tempo, quelle che erano ragazzine negli anni Ottanta, quando Simon Le Bon e soci facevano impazzire il mondo con "Wild boys" e "Save a prayer". «Simon Le Bon ha segnato la nostra adolescenza: era l'epoca 'dei piumini Moncler, loro erano tutti bellissimi, tutti diversi uno dall'altro» dice un'agguerritissima fan. Ora i cinque sono tornati in pista, nella formazione originale: Nick Rhodes, John Taylor, Roger Taylor, Andy Taylor e, appunto, il cantante e leader Simon Le Bon. Il concerto era il primo appuntamento della rassegna "Live in Genova".
Sventola una bandiera dei Duran Duran. Si alza in mezzo alla folla, tra i quattromila fan riuniti alla Fiera del mare. Aspettavano da diciotto anni. Il momento di festeggiare è arrivato ieri. Il concerto del gruppo britannico ha aperto la rassegna "Live in Genova 2005", promossa dalla Provincia di Genova con l'organizzazione della Duemilagrandieventi di Vincenzo Spera. Davanti a Simon Le Bon, Nick Rhodes, Andy John e Roger Taylor c'erano soprattutto le ragazzine degli anni Ottanta, il periodo d'oro di "Planet earth", "Rio", "Hungry like the wolf". Per non parlare di "Wild boys" e "Save a prayer". Le fan sono di nuovo al loro posto. Hanno segnato il territorio. Come Elisa e Luana. Soprattutto Elisa. La bandiera su cui sono seduta è la sua. «L'ho comprata 21 anni fa al mercato», dice la trentaquattrenne di Torino. «Sarà costata diecimila lire. Ho portato solo questa, per non esagerare, ma a casa ho pieno di fascette, dischi, poster, specchi. Per me sono la passione dell'adolescenza, un periodo bellissimo, vitale. Li vedevo su Dj Television». Le canzoni saranno collegate ai ragazzi di allora. «Quali ragazzi? Io pensavo solo a loro. A ognuno di loro, perché ognuno aveva una sua personalità ben definita. Sono tutti e cinque meravigliosi». Luana è più giovane, ha 23 anni, e i Duran Duran glieli ha fatti conoscere Elisa in negozio. Comunque, si è comprata anche lei la fascetta da mettere sulla fronte. «"Astronaut" mi piace. Ma io sono una fan di Eros».
Un gruppo di amiche genovesi è seduto in cerchio. Tutte donne eccetto 'Claudio. Le subisce, è evidente. Lui ammette: «Sono l'autista. A me piacciono i Cure». Le amiche, invece, vantano un pellegrinaggio all'ospedale dov'è nato Simon Le Bon. «Eravamo a Londra per studiare - ricorda Raffaella, 35 anni - e ci siamo andate». Potevano non farlo? «Per me i Duran Duran - aggiunge Antonella, 32 anni - sono il revival di quegli anni, Avrò avuto 13 anni. Hai presente i pianti a dirotto vicine al telefono perché lui non chiamava? Ecco, in quei casi "Save a prayer" era perfetta» Tocca a Tiziana, anche lei 32enne, genovese: «Per me : Duran Duran sono il primo poster che ho appeso in camera». E giù risate, perchè tutte sanno di cosa sta par lando. Le cose serie erano quelle. Ora fa ridere. Di piacere.
Marco è arrivato da Pavia e a Genova ha dato appuntamento ad Adele, di Reggio Emilia. Lui ha una curiosità particolare: «Sono curioso d vedere come sono cambiate le facce delle ragazze di vent'anni fa. E' bello vedere che sono ancora qui». Adele fa il ritratto di un'epoca: «Ci volevano il piumino Moncler o il chiodo e le Timberland ai piedi. Era appena arrivato il Mc Donald e ci si vedeva lì a mangiare panini. I ragazzi fìngevano di interessarsi ai Duran Duran per macchinare. Noi li ascoltavamo davvero». I Duran Duran erano u mito all'epoca dei paninari anche se l'equazione fan di Duran Duran e paninari non è corretta. Molti non ci si riconoscono per niente. Per esempio Alessandra (che preferiva Nick), Cristina (che preferiva Andy) e Anna (che preferiva John). Due di loro non si vedevano da vent’anni. Una di loro ha due bambini ma stasera non ci pensa. E’ l'ora di rivivere quelle empzioni, vedere se da qualche parte ci sono ancora.
Arrivano. Boato. Si presentano in silenzio, sul bordo del palco, in proscenio. Bel momento. Guardano in faccia il pubblico. Fermi, saldi. Seimpre loro. Non c'è bisogno di dire niente. L'ultimo a muoversi è Simon. Parte la musica.
ELIANA QUATTRINI
Energia, ritmo e un filo di pancetta
John Taylor ha festeggiato il compleanno con una torta con tanto di candeline consegnata direttamente sul palcoscenico
Sono tornati. E hanno ancora voglia di stupire. Negli anni Ottanta li hanno consacrati idoli di un'intera generazione. E quei trascorsi non sono poi così lontani: i Duran Duran, nella loro storica "reunion". offrono una prova energica, come quella dei bei tempi. Certo, gli anni si fanno sentire, ma l'entusiasmo che sprigiona il loro concerto, tra uno sguardo al futuro e un pizzico di nostalgia, prende al cuore. C'è lui, il "ciuffo biondo" Simon Le Bon, che fece innamorare migliaia di ragazzine (ora diventate mamme, per la maggior parte), ci sono i tre Taylor, c'è Nick Rhodes: quanto basta per il "viaggio" di questo Astronaut Tour che ieri sera ha fatto tappa a Genova. Una città che i Duran Duran toccano per la
prima volta, ma davanti a un pubblico che li conosce bene. Simon e compagni arrivano sul palco quando sta per calare il sole, perché per il loro show, fatato di tante luci e di altrettanti suoni artificiali (parecchie basi campionate, ndr) ha bisogno del buio. A illuminare la platea ci pensano quattro megaschermi posti in fondo alla scena, che proiettano ora colori iridescenti, ora le immagini della band, di un tempo. Ma anche la mise prescelta da Simon Le Bon "brilla di luce propria": trattasi di una giacca grigio "metallizzato". La camicia è bianca, e lascia intravedere un filo di "pancetta", pantaloni e scarpa scura: fascino inalterato? Forse sì, per chi lo ha amato un tempo e continua imperterrito nella sua professione di fede. Parte forte la band, con l'accesissima "(Reach Up For The Sunrise", tratta dall'ultimo album "Astronaut" e consacrata dalle nostri parti dallo spot di una compagnia telefonica. Ma poi, il cammino non può, anzi nel caso dei Duran Duran non deve, tralasciare il passato: ecco allora "Hungry Like The Wolf" e "Union Of The Snake", mentre Simon prende un attimo di fiato e si cambia le scarpe, passando dallo stivale nero a un paio di comode sneackers bianche. C'è anche da celebrare una ricorrenza: Simon "sonda" la conoscenza della platea, e trova riscontri positivi quando parte il ritornello "Happy Bìrthday To You", rivolto a John Taylor. Cento di questi giorni, cento di questi concerti: il ritmo sale con per "What Happens Tomorrow" e per "Come Undone", tra mani che si agitano in prima fila e lo stesso Simon "gasato" a mille e ormai ridotto in maniche (corte) di camicia. Chiudi gli occhi, e la mente va agli anni addietro, quando Simon dava spettacolo come interprete, ma anche come trasformista. Un'abitudine che si è portato dietro: primo cambio d'abito (completo nero, camicia rossa e berretto da "capotreno") per "Chaffeur". È ora che si entra nel vivo: "Reflex", "Ordinary World" e l'attesissima "Save a Prayer", con il pubblico che balla e scatena i flash. Gran finale, neanche a dirlo, con "Wild Boys", sotto un autentico tripudio. Poi i due bis, "Girls On Film" e "Rio". L'astronave può ripartire, e così pure la giacca "metallizzata" di Simon Le Bon. Come i cerchi sui campi di grano, anche la navetta dei Duran Duran ha lasciato il segno.
ALBERTO BRUZZONE