Al Cinema nel XXI secolo per capire il XX
“Il Nastro Bianco” (2009). In un piccolo villaggio tedesco negli anni 1913/14 a spezzare la monotona ripetitività di una vita ordinaria incominciano ad accadere incidenti inquietanti e inspiegabili.
Un bianco e nero claustrofobico crea un clima di attesa opprimente che alla fine verrà sciolto solo a livello di trama.
In realtà il fulcro del film è l’analisi delle relazioni tra gli adulti e tra questi e i bambini, gelide e prive di ogni senso di umanità, sotto la patina di decoro che avvolge un mondo rurale, borghese e devoto quanto classista, soprattutto nei confronti delle donne.
Assistiamo alla decodificazione delle diverse forme di esercizio dell’autorità e del sopruso nei personaggi del Medico, del Pastore e del Barone, che giustifica una realtà di sopraffazione e intolleranza dilaganti.
Nella definizione di un modello da odiare ma anche emulare per i più piccoli, che finiscono per assimilare la violenza che domina il loro mondo, solo superficialmente velata dalle convenzioni.
Lezione magistrale sul come vengano gettati i semi e curati i germogli della generazione che, dopo la prima guerra mondiale, diventerà nazista.
Semplicemente, senza bisogno di tante complesse analisi socio politiche ed economiche.
Il regista Michael Haneke gioca ancora con la normalità del lato oscuro dell’animale uomo, come aveva fatto nel pure notevole “Il tempo dei lupi” (2003).
Kevin Macdonald, a parte il successo de “La Morte Sospesa” (2003), è quello de “L’Ultimo Re di Scozia” (2006), storia di "Sua Eccellenza Presidente per la Vita, Federmaresciallo Al Haidji Dottor Idi Amin, Signore di tutti gli animali della terra e dei pesci del mare, e Conquistatore dell'Impero Britannico, In Africa e particolarmente in Uganda".
Un regista che sa parlare dell'ambiguità della follia associata al fascino del potere
“Il nemico del mio nemico (Cia, nazisti e Guerra Fredda)” (2007) è un importante film documentario su Klaus Barbie, noto alle cronache della seconda mondiale come “il macellaio di Lione” quando torturava e uccideva quale alto ufficiale della Gestapo nazista.
Salvato dal Processo di Norimberga dal controspionaggio americano per operazioni anticomuniste, nel 1955 fu fatto espatriare sotto falso nome in Bolivia dove visse tranquillamente mettendo la sua esperienza al servizio dei militari di destra, che nel 1980 sarebbero arrivati al colpo di stato.
Si racconta che abbia anche avuto un ruolo attivo nella cattura di che Guevara.
Sfiora quasi l’assurdo vederlo, ormai anziano e fragile, una volta estradato e processato in Francia, affermare ironicamente che la definizione di “macellaio di Lione” faceva solo irritare i veri gestori delle macellerie della città.
L’adagio “Il nemico del mio nemico è mio amico” definisce perfettamente l’atteggiamento degli Stati Uniti dopo il secondo conflitto mondiale, quali sostenitori, finanziatori, mandanti delle organizzazioni fasciste e delle loro attività in tutto il mondo.
Soprattutto in Sudamerica.
“Machuca” (2004) è ambientato in Cile nel 1973, nell'epoca in cui poteva ancora sognare il sogno socialista di Salvador Allende.
E’ la storia di un bambino ricco ed uno povero che si incontrano e fanno amicizia grazie alla scuola e ad un professore idealista.
Ma nulla potranno la loro confidenza e affiatamento nel clima di esasperato scontro sociale che regna nel paese.
Dove, oltre alle trame delle forze reazionarie e conservatrici sostenute dagli Americani, anche l’ostilità della buona borghesia ai progetti di riforma del Presidente accompagneranno la nazione verso il colpo di stato.
E il bambino ricco al ritorno nel posto che gli compete nella gerarchia sociale.
Un piccolo grande film che ha i colori e i sapori di quel tempo, che commuove senza essere retorico.
In modo semplice, senza impartire lezioni.
E la sobrietà e l’intelligenza unite all’impegno sono anche la caratteristica di “Isola 10” (2009).
Che parla sempre del Cile, solo pochi mesi dopo.
Nel settembre del 1973.
Quando Pinochet ha preso il potere e regola i conti con gli oppositori.
Un gruppo di ministri e di funzionari del governo del defunto Allende vengono internati nel campo di concentramento di Dawson Island, nello Stretto di Magellano.
L’assurda quotidianità è quella di ogni campo di concentramento, di ogni epoca e regime.
L’annullamento della libertà con la coercizione e il terrore.
E la lezione più alta dei prigionieri è sempre la stessa: mantenere la propria identità e dignità, nonostante tutto.
“Complici del silenzio” (2009) invece è un film italiano.
Italiano in Argentina.
Come Maurizio, che in Argentina ci va come cronista sportivo al Mundial del 1978.
In Argentina si innamora della ragazza “sbagliata” e finisce per un sospetto nelle mani dei torturatori del dittatore Videla.
Poi sparisce.
Dall’Argentina, dalla vita, da tutto.
“Desaparecido”, come altre decina di migliaia di persone.
Neanche la sua nazione lo cerca.
Complice del Silenzio.
Una storia già vista in “Garage Olimpo” e ne “La notte delle matite spezzate”.
Ma è un gran bene che il film sia stato prodotto e distribuito alla fine del primo decennio del 21° secolo.
La memoria va nutrita, coltivata.
La memoria è la vita, che cambia e si ripete.
Si avvolge su sé stessa, mescola e rimescola in incerte combinazioni.
E’ un seme che vola in direzioni improbabili.
Si evolve.
Chi millanta presunte radici pure ed eterne è Papa Natzinger che copre i pedofili ma ce l’ha con i Gay.
Lo Stato di Israele che diventa più fascista dei neonazisti che negano l’olocausto ma aggrediscono i tifosi inglesi di una squadra di calcio rea di essere stata un tempo favorita della comunità ebrea…
E allora certo cinema negli anni 2000 serve.
Serve come il pane.
Come un viaggio.
En “El Ultimo Tren” (2002).
Quando uno dei più ricchi studi di Hollywood ha comprato in Uruguay una storica locomotiva del diciannovesimo secolo per la realizzazione di un grandioso film di cassetta.
E gran parte dell’opinione pubblica è orgogliosa della notizia.
Ma i membri dell'associazione “Amici del Riel”, composta da vecchi lavoratori delle Ferrovie dello Stato, non vogliono che un pezzo della loro memoria venga svenduto.
Decisi a boicottare il trasferimento negli Stati Uniti della locomotiva la rubano e partono per un viaggio avventuroso ed esaltante lungo le tratte ferroviarie abbandonate e dismesse all'interno del Paese.
E continuano a viaggiare...