No alla missione in Libano

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
.Lev.
00venerdì 25 agosto 2006 20:08
NO ALLA MISSIONE IN LIBANO: PROPOSTA DI INCONTRO PER VALUTARE EVENTUALI MOBILITAZIONI CONTRO L’INVIO DEI SOLDATI ITALIANI E LA FORMAZIONE DI UN COMITATO UNITARIO NAZIONALE CONTRO LA SPEDIZIONE
(24 agosto 2006)

Cari amici e compagni,

vi scriviamo perché in questi anni ci siamo trovati insieme in molti cortei e mobilitazioni contro le diverse guerre in cui è stata coinvolta l’Italia, dall’Irak al Kosovo. Ed oggi ci troviamo di fronte una sinistra “governativa” che, reduce da un compatto voto di fiducia al governo sulla missione di guerra in Afghanistan, plaude alla nuova spedizione militare in Libano.

Una missione di pace? Non ci pare proprio. Persino da un’angolazione strettamente pacifista e “non violenta” è difficile intendere che un gigantesco dispositivo militare di navi da guerra, mezzi corazzati, reparti d’assalto, elicotteri da combattimento, sia missionario di pace.

E’ difficile non cogliere la concreta finalità della missione: non solo quella di avallare la terribile guerra israeliana che l’ha preceduta, col suo carico di crimini, devastazioni, bombe chimiche, bombardamenti di cortei funebri (tutto giustificato dalla risoluzione ONU), ma quella di completare ciò che la guerra d’Israele non è riuscita a conquistare sul campo: la resa ed il disarmo della resistenza libanese, che non è solo Hezbollah e integralista, ma anche laica e di sinistra; la riduzione del Libano ad una sorta di protettorato occidentale, con il commissariamento di fatto del suo esercito e l’occupazione militare di parte del suo territorio; l’ulteriore spostamento a vantaggio di Israele degli equilibri politici mediorientali, a tutto danno della stessa resistenza palestinese.

Una sinistra ed un movimento pacifista che si inchinano a questa pace, finiscono per capitolare a quella guerra. Come Movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori ci chiamiamo fuori da questa omologazione dilagante.

Per questo proponiamo da subito a tutte le forze disponibili di incontrarci per verificare le disponibilità sia a promuovere nelle prossime settimane mobilitazioni locali e nazionali contro la spedizione in Libano, sia a costruire un comitato unitario nazionale contro l’invio dei militari italiani, quale strumento di controinformazione e mobilitazione.

Per iniziare a discuterne insieme invitiamo tutti i soggetti e le organizzazioni interessate ad un primo incontro, mercoledì prossimo 30 agosto 2006, a Roma.

Comitato Promotore Nazionale
mc Partito Comunista dei Lavoratori

Per informazioni e comunicazioni potete contattare: Luca Scacchi 339 7034812
cane...sciolto
00venerdì 25 agosto 2006 22:54
Questa volta non sono d'accordo con te, per me invece bisogna andare in Libano, cosa che invece non avrei fatto in Irak.
.Lev.
00sabato 26 agosto 2006 10:59
spiegami perchè bisogna andare in libano e quali sono le differenze con l'irak, signor "pacifista".
.Lev.
00sabato 26 agosto 2006 11:15
La missione ONU in Libano: la guerra che viene chiamata pace

In una clima di unità nazionale, centrosinistra e centrodestra hanno deciso di inviare circa 3.000 militari in Libano in ottemperanza alla risoluzione 1701 dell’ONU che, a dir loro, promuoverebbe una "missione militare di pace".

Dalla "riduzione del danno" del rifinanziamento della missione
militare in Afghanistan, alla "svolta di portata storica" della
politica estera italiana, come pomposamente si affanna ad affermare Rifondazione Comunista. In realtà, l’invio del contingente ONU in Libano è solo la nefasta conclusione della criminale guerra di aggressione da lungo pianificata e scatenata da Israele con il via libera degli USA.

Una guerra che ha già causato oltre un migliaio di vittime civili tra le popolazioni palestinese e libanese, la distruzione delle infrastrutture, un milione di sfollati in Libano. Questo è il prezzo
pagato per il "nuovo Medioriente" sognato da Bush dove la guerra permanente e lo "scontro di civiltà" mirano nella sostanza ad ottenere il controllo totale delle risorse energetiche. Ieri Afghanistan e Iraq, oggi Palestina e Libano, domani Siria e Iran.

Ma l’esercito israeliano ha perso questa guerra, la resistenza libanese ha per ora infranto il disegno imperialista di Bush di allargare il conflitto anche all’Iran. E perciò, per la prima volta, il governo israeliano (che non ha mai rispettato le decisioni dell’ONU circa il ritiro dai territori palestinesi) accetta la risoluzione ONU 1701 confezionata da Francia e USA.

Questa stabilisce che gli unici aggressori sono gli Hezbollah (i
quali, al di là delle loro posizioni politiche, ben lontane dalle
nostre, sono stati i soli che hanno difeso la sovranità libanese) e che pertanto vanno disarmati, al contrario di Israele che detiene centinaia di testate nucleari; sancisce che la forza militare multinazionale non crea una fascia smilitarizzata tra i due stati Israele e Libano in conflitto, ma va a dare "il cambio" alle truppe israeliane nei territori del Libano del sud; non affronta la questione dei prigionieri palestinesi e libanesi detenuti nelle carceri israeliane; tace completamente sulla questione palestinese, dalla cui positiva soluzione dipende qualsiasi prospettiva di pace in MO. Di fatto, oltre al cessate il fuoco, già peraltro gravemente violato dalle truppe israeliane - non c’è null’altro di positivo.

In realtà, le truppe "pacifiste" sotto la bandiera ONU saranno
chiamate a gestire una situazione esplosiva solo per garantire la
"sicurezza" di Israele a danno della libertà e dell’indipendenza del
popolo libanese. In realtà, nessuna pace sarà possibile in MO se non sarà garantita una patria e la libertà al popolo palestinese e finché Israele non restituirà i territori occupati alla Siria e al Libano.

La linea del governo Prodi-D’Alema (tra i più impegnati in quest’
avventura guerrafondaia e che avrà sicuramente una ricaduta nefasta sulla spesa pubblica e sul DPEF) della "guerra concertata e multilaterale" dell’ONU è di fatto complementare a quella della guerra infinita e unilaterale di Bush.

In tale contesto, la scelta di Rifondazione, Verdi, PdCI di appoggiare la decisione di invio delle truppe in Libano, addirittura alla guida del contingente ONU, è profondamente sbagliata. Riteniamo assai velleitaria, se non suicida, la presa del "palazzo di vetro" dell’ONU da parte del movimento pacifista, un palazzo storicamente asservito ai potenti della terra.

Il movimento contro la guerra ha invece la vitale necessità di
ribellarsi contro la truffa della "missione militare di pace" in Libano
e di non farsi assolutamente irretire dalla logica ipocrita del "male
minore". Anzi, va rilanciata con forza la mobilitazione internazionale contro la guerra, per il ritiro delle truppe da Afghanistan, Iraq, Libano, la chiusura delle basi militari USA e NATO, il disarmo nucleare, la libertà dei popoli palestinese e libanese.

Su queste basi e raccogliendo l’appello lanciato dal Social Forum
Europeo di Atene del maggio scorso, costruiamo una grande manifestazione nazionale contro la guerra per fine settembre a Roma.

CONFEDERAZIONE COBAS
.Lev.
00sabato 26 agosto 2006 11:16
intervento su indymedia di ilan yeudh
...E LE RAPPRESAGLIE 1 A 10? "POPOLO ELETTO" e' diverso da RAZZA SUPERIORE?

Su istigazione di due deputati di Forza Italia, la magistratura sta indagando contro l'Unione delle Comunità Islamiche Italiane perchè mette sullo stesso piano le stragi naziste compiute in Italia con gli eccidi compiuti dagli israeliani a Sabra e Chatila.

La libertà d'espressione diventa reato quando si tira in ballo Israele, e quel che è una libera opinione è oggetto di lavorìo giudiziario.

Eppure, Sabra e Chatila sono un fatto storico accertato, e i bombardamenti sistematici sugli abitanti di Beirut non sono certo una invenzione giornalistica.
L'aviazione israeliana ha martellato senza misericordia edifici, palazzi, ponti, strade, ospedali, convogli della Croce Rossa, cortei funebri...
E' una indubbia condotta da criminali di guerra, simile a quella dell'esercito occupante del Terzo Reich, che non faceva distinzione tra soldati combattenti e civili.

L'eccidio contro il Libano è stato scatenato per la cattura in territorio libanese di due soldati israeliani, e Tel Aviv ha iniziato una ritorsione "sproporzionata", che è identica alla rappresaglie degli occupanti tedeschi in Italia.

In via Rasella a Roma, i partigiani uccisero con un attentato vari soldati occupanti, e il Comando tedesco ordinò la rappresaglia: vennero fucilati 10 italiani per ogni soldato tedesco morto!
Nei bombardamenti sul Libano, la proporzione tra le loro vittime israeliane e quelle libanesi è di 10 a 1. Basta controllare.

Quel che accomuna l'ideologia sionista della classe dirigente israeliana a quella della Germania degli anni 30, è l'analogia della fede nella superiorità della "razza ariana" e nel "popolo eletto da Dio".In nome delle quali tutto è permesso.

Il Terzo Reich violava tutte le leggi internazionali, Israele è la nazione con il record di violazioni di risoluzioni dell'ONU.
Il sionismo è una ideologia totalitaria che edifica uno Stato razzista, segregazionista, espansionista e militarista: nessuno fiata contro il suo arsenale nucleare.

La Repubblica italiana deve salvaguardare la libertà d'espressione anche quando il dito accusatore viene puntato contro Israele.
L'Italia e l'Europa hanno pagato danni di guerra per i crimini commessi contro gli ebrei, ciò non autorizza costoro a ricattare all'infinito, a viaggiare sul senso di colpa, o a pretendere che si debba sempre applaudirli, anche quando commettono crimini, denunciati persino da Amnesty International

.Lev.
00sabato 26 agosto 2006 11:18
la mappa dell'invasione pacifinta


No all’invio di truppe internazionali in Libano. Farebbero il “lavoro sporco” per conto di Israele

L’aggressione israeliana al Libano continua, evidenziando una incredibile empasse militare dell’esercito di Tel Aviv, incapace di ridurre al silenzio la resistenza libanese, empasse che potrebbe per la prima volta modificare, a favore dei popoli oppressi, i rapporti di forza nello scacchiere mediorientale .
Di fronte a questo scenario le dichiarazioni del Ministro degli Esteri D’Alema sull’invio di contingenti militari internazionali in Libano, rischiano di proporre una “cura” probabilmente peggiore del male.
L’attuale poca attenzione USA e israeliana (ma anche francese) alle sollecitazioni di D’Alema, confermano che la “Conferenza di Roma” non ha dato credibilità internazionale governo Prodi. Tuttavia la proposta potrebbe avere in tempi medi una concreta possibilità di realizzazione, inserendo nel cuore del vulcano mediorientale e spostando in Libano le truppe italiane in parziale ritirata dall’Iraq. Come dire: dalla padella nella brace.
In questi giorni le parti in causa hanno preso posizione rispetto all’ipotesi “…di dispiegare una forza internazionale consistente al confine con Israele, non più un gruppo d’osservatori, ma una forza militare consistente”, come dichiara insistentemente a tutte le agenzie di stampa il “nostro” ministro degli Esteri. Non a caso, americani ed israeliani assecondano la proposta, che potrà realizzarsi però ad alcune condizioni, messe in atto in queste ore.
L’esercito israeliano distrugge il Libano, deporta centinaia di migliaia di libanesi desertificando il Libano del Sud, elimina le sacche di resistenza entro 6 – 7 km dal confine, consegnando infine un territorio bonificato ed insanguinato nelle mani dei militari europei.
Quale sarebbe l’obiettivo di questo contingente internazionale? Difendere Israele sul fronte Nord, naturalmente.
La “strategia” dalemiana non c’illumina però su alcuni particolari. Come si risponderà al no deciso da parte della resistenza libanese a questo “cuscinetto di guerra”?
Quale sarà la reazione di coloro che dal 1967 vivono sotto occupazione dell’esercito sionista nel Golan, nelle fattorie di Sheeba, nei territori palestinesi?

Le domande potrebbero moltiplicarsi, facendo emergere dall’esercizio maieutico un dato incontrovertibile: la differenza tra il vecchio ed il nuovo governo italiano sta nello spostamento della “creatività” dall’economia agli esteri.
Il creativo D’Alema si agita in politica estera, mentre Padoa Schioppa lavora per trovare i fondi a copertura delle missioni di guerra, togliendo risorse e diritti ai soliti noti.
La costante di fondo rimane la subalternità all’asse angloamericano ed israeliano, condito con un pizzico d’autonomia multipolare in salsa europea, intenta a ritagliarsi uno spazio nel Mediterraneo in veste di fida retroguardia delle truppe imperiali.

Sconcertante in questi giorni l’entusiasmo con il quale gran parte della sinistra “pacifinta” accoglie le proposte d’apertura verso questo nuovo fronte di guerra.
In questa delirante corsa all’adattamento governista anche l’ambiguissimo peacekeeping, si trasforma in strumento positivo per lo scenario libanese.

Il movimento contro la guerra non si è piegato a queste logiche subalterne e politiciste, pronte a sacrificare contenuti, valori e vite umane sull’altare della tenuta di governo.
Siamo scesi in piazza in tutta Italia: con la manifestazione di Roma il 27 luglio e poi a Milano a Palermo, Firenze, Cagliari, Trieste, per dire NO alla presenza delle truppe in Afghanistan, Iraq, Kosovo, NO all’aggressione israeliana contro i popoli palestinese e libanese, NO ad ogni ipotesi di truppe schierate in Sud Libano.
La strada per ridare in autunno forza e vitalità al movimento è tracciata, e passa attraverso la riconquista sul campo dell’indipendenza dalle logiche di un governo che non è “amico” né della pace, tanto mento dei valori di chi si è battuto in questi anni per “un altro mondo possibile”

Il Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani
Viadalliraqora@libero.it; www.disarmiamoli.org


www.disarmiamoli.org
Pertinax
00sabato 26 agosto 2006 11:21
a dir la verita l'intervento è incostituzionale anche questa volta essendo stato deciso dal consiglio di sicurezza e non dall'assemblea generale, cmq un mandato come questo è ottimo in confronto ad altre realta totalmente differenti
Pius Augustus
00domenica 27 agosto 2006 13:35
ha pienamente ragione walter,per me il problema rimane il costo,ma se c'è una missione da fare è questa,altro che fare i lacchè in iraq.
cane...sciolto
00domenica 27 agosto 2006 16:56
Re:

Scritto da: .Lev. 26/08/2006 10.59
spiegami perchè bisogna andare in libano e quali sono le differenze con l'irak, signor "pacifista".

Lev ti assicuro che io non sono un pacifista, almeno non ad oltranza, sempre e comunque!! Mi sembra giusto andare in Libano come forza di interposizione per fermare questa guerra, non certo per sostenere Israele, ma per fermare l'uccisioni di civili, per fare in modo di risolvere una volta per tutte il problema del medioriente, forse, e ripeto forse, l'Europa questa volta riesce a fare qualcosa di buono.
Le differenze tra Irak e la guerra in Libano mi sembrano chiare, lampanti. La guerra in Irak è stata una decisione unilaterale degli americani, con la scusa delle armi di distruzione di massa, cosa poi rivelatasi una bufala. Questo il motivo più chiaro, non credo sia il caso di dilungarsi più di tanto
Pertinax
00domenica 27 agosto 2006 17:05
mario sono conte su tutta la linea, solo aggiungo che purtroppo va ricomnosciuto che anche questo intervento è incostituzionale
cane...sciolto
00domenica 27 agosto 2006 17:40
Re:

Scritto da: Pertinax 27/08/2006 17.05
mario sono conte su tutta la linea, solo aggiungo che purtroppo va ricomnosciuto che anche questo intervento è incostituzionale

Vero, lo so, forse la nostra costituzione andrebbe aggiornata, resa più attuale, ma con i politici che ci ritroviamo (parlo di ambo le parti), non credo che possa uscire una buona cosa, faranno come con l'indulto, ogniuno cercherà di ricavere i propri profitti, di salvare i propri vantaggi, magari di ampliarli.
Pertinax
00domenica 27 agosto 2006 17:43
in realta dovrebbe essere smantellato il consigli di sicurezza...
Breznev
00lunedì 28 agosto 2006 17:58
Re: Re:

Scritto da: cane...sciolto 27/08/2006 16.56
Lev ti assicuro che io non sono un pacifista, almeno non ad oltranza, sempre e comunque!! Mi sembra giusto andare in Libano come forza di interposizione per fermare questa guerra, non certo per sostenere Israele, ma per fermare l'uccisioni di civili, per fare in modo di risolvere una volta per tutte il problema del medioriente, forse, e ripeto forse, l'Europa questa volta riesce a fare qualcosa di buono.
Le differenze tra Irak e la guerra in Libano mi sembrano chiare, lampanti. La guerra in Irak è stata una decisione unilaterale degli americani, con la scusa delle armi di distruzione di massa, cosa poi rivelatasi una bufala. Questo il motivo più chiaro, non credo sia il caso di dilungarsi più di tanto



Quoto pienamente.


Breznev
00lunedì 28 agosto 2006 18:00
Re:

Scritto da: Pertinax 27/08/2006 17.43
in realta dovrebbe essere smantellato il consigli di sicurezza...



Un anacronistico sistema per farsi i propri interessi.


.Lev.
00lunedì 11 settembre 2006 16:50
DICHIARAZIONE – APPELLO CONTRO LA MISSIONE MILITARE IN LIBANO


Non condividiamo la natura e le finalità della missione militare multinazionale in Libano.

Il gigantesco dispositivo militare e di guerra previsto dalla spedizione non è missionario di pace. E’ piuttosto funzionale ad ottenere il disarmo della resistenza nazionale libanese – che la guerra israeliana non è riuscita a conseguire – entro un disegno di normalizzazione interna del Libano. Il fatto che il disarmo della resistenza sia realizzato direttamente dalle forze multinazionali occupanti o sia perseguito dall’esercito libanese, sotto il controllo e “l’assistenza” delle forze occupanti, non cambia la finalità dell’impresa. Il solo perseguimento di quell’obiettivo rischia i precipitare il Libano in una seconda guerra civile – a tutto vantaggio di Israele – che coinvolgerebbe inevitabilmente le stesse forze multinazionali. Ma soprattutto la realizzazione eventuale di quell’obiettivo non contribuirebbe affatto ad una “giusta pace” mediorientale: al contrario rafforzerebbe ulteriormente il peso politico e militare dello stato di Israele in Medioriente, a scapito dei popoli arabi e in primo luogo del popolo palestinese. E quindi rafforzerebbe il principale fattore di guerra in Medioriente da mezzo secolo.

Non è un caso che l’amministrazione USA ed il governo israeliano sostengano apertamente la missione in Libano e ne abbiano anzi sollecitato il più rapido avvio.
L’amministrazione americana – che con Condoleeza Rice è stata la principale artefice della risoluzione ONU – considera il coinvolgimento europeo nell’azione di polizia internazionale come una via d‘uscita dalle difficoltà del proprio unilateralismo in Irak. Peraltro Bush rivendica apertamente la missione multilaterale in Libano come “continuità della guerra al terrorismo condotta in Afghanistan e in Irak” e per questo si congratula con “il coraggio dei governi francese e italiano”che ne hanno preso il comando.
Dal canto suo il governo israeliano, in grave crisi dopo l’insuccesso della propria guerra, vede nella missione una ciambella di salvataggio a cui aggrapparsi: e naturalmente la rivendica come strumento di realizzazione dei propri incompiuti obiettivi di guerra

In questo quadro il cosiddetto “protagonismo europeo” nella missione libanese ha un carattere ben diverso da quello che si è voluto celebrare. Non siamo affatto in presenza di “una nuova autonomia politica europea”rispetto agli USA. Al contrario assistiamo al tentativo di riproporre un’alleanza Europa-Stati Uniti attorno al governo delle politiche di potenza, già sperimentata in Kosovo e in Afghanistan : un ritorno favorito dalla crisi congiunta dell’unilateralismo di Bush e delle velleità della Francia.
Qui sta “il ruolo nuovo dell’Onu”. La missione in Libano non è “il riscatto dell’Onu”. Al contrario, l’Onu ha semplicemente timbrato con la sua finta neutralità giuridica il ricostituito quadro multilaterale tra USA ed Europa. L’unilateralismo americano in Irak aveva relativamente marginalizzato l’Onu. Il rilancio del multilateralismo euroamericano l’ha rivalutato come mezzo e luogo di ratifica del nuovo corso. Ma con ciò si conferma interamente la dipendenza organica dell’ONU dalla politica delle grandi potenze e dalle loro variabili relazioni. Ciò che interroga la natura reale di questo organismo, fuori da ogni residua illusione.

Lungi dall’aver realizzato una “svolta pacifista” della propria politica estera, il governo italiano è dentro il nuovo corso multilaterale della politica internazionale. Dopo aver concordato con gli USA tempi e modi del ritiro dall’Irak, dopo aver rifinanziato la missione di guerra in Afghanistan, il governo italiano ha utilizzato la crisi dell’unilateralismo USA e le incertezze iniziali della Francia per conquistare un ruolo importante, politico e militare, nella nuova spedizione multinazionale.
Sotto il profilo politico, il governo si è mosso in un quadro di stretto accordo con USA e Israele, presentandosi ad entrambi come il più efficace garante e controllore di una possibile normalizzazione del Libano, per via delle tradizionali entrature politiche e militari di cui l’Italia gode in quel paese.
Sotto il profilo militare, il governo ha predisposto la più massiccia spedizione militare italiana dell’intero dopoguerra, con una potenziale esposizione ancor più diretta e gravosa che in Afghanistan e in Irak, e dai costi finanziari e sociali ancor più consistenti.
Sotto tutti gli aspetti, questa missione è dunque in continuità con la politica estera italiana, pur nel nuovo quadro multilaterale. Per questo le forze politiche del centrodestra preannunciano il proprio voto favorevole alla missione: che così ripropone, proprio attorno alla politica estera, quell’unità nazionale tra gli schieramenti di governo che a sinistra si affermava di voler scongiurare.

In contrapposizione aperta a questa missione militare ci proponiamo un intervento attivo di controinformazione e mobilitazione, teso a realizzare la più ampia unità d’azione tra tutte le forze disponibili a contrastare il “militarismo umanitario”.

Denunciamo apertamente l’invasione israeliana del Libano, la guerra devastante che l’ha accompagnata, il silenzio assolutorio che l’ha seguita. E’ indegna l’impunità di cui Israele e il suo esercito godono da sempre in sede ONU, grazie alla copertura americana ed europea. Ancora una volta la risoluzione ONU 1701 e la relativa missione multinazionale avallano la guerra israeliana, tacciono sulle sue responsabilità e i suoi orrori. Noi respingiamo questa ennesima copertura diplomatica dei crimini di Israele e ci ripromettiamo, in ogni sede, di documentarli e denunciarli.

Riteniamo importante una autonoma azione di aiuto civile alle popolazioni libanesi colpite da Israele da parte di tutte le organizzazioni e realtà del movimento pacifista ed antimperialista. Consideriamo tale solidarietà comprensiva del sostegno alla resistenza nazionale libanese antisraeliana, in particolare a quelle forze laiche, di sinistra, comuniste, ieri impegnate a difendere il proprio paese dall’invasione, oggi impegnate nell’azione di ricostruzione del Libano e di assistenza alle vittime della guerra.

Ci battiamo per la centralità delle ragioni e dei diritti del popolo palestinese. La guerra di Israele al Libano e la missione militare per il disarmo della resistenza libanese, contribuiscono a rimuovere il dramma quotidiano del popolo palestinese nelle colonie israeliane, a partire da Gaza; ed in particolare rimuovere l’intensificazione della terribile repressione israeliana nei territori occupati. Rilanciare la mobilitazione a sostegno dei palestinesi, per il loro pieno diritto all’autodeterminazione, è parte centrale della nostra opposizione alla missione in Libano. Come lo è la rivendicazione dell’abolizione del trattato di cooperazione militare tra Italia e Israele.

Ci proponiamo di contrastare quel clima pesante di intimidazione politica e culturale che mira a rappresentare come “antisemitismo” la denuncia della politica israeliana. Noi non ci faremo intimidire. Da sempre avversi ad ogni forma di antisemitismo, rivendichiamo il diritto ad un’aperta battaglia politica e culturale contro il sionismo e l’islamofobia, quale parte integrante di una coerente lotta contro la guerra.

Movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori; Unione Democratica Araba Palestinese; Forum Palestina; Rete dei Comunisti; Campo Antimperialista; Red Link; Comitato Nazionale per il Ritiro dei Militari Italiani; Comitato Comunista A. Gramsci; Comitato Iraq Libero.
Pius Augustus
00lunedì 11 settembre 2006 16:53
Ok.Almeno Berlusconi l'avete convinto.
Lux-86
00lunedì 11 settembre 2006 16:55
stavo per dirlo io [SM=x751545]
chissà magari userà proprio queste argomentazioni [SM=x751575]
.Lev.
00lunedì 11 settembre 2006 18:21
Non abbiamo convinto Berlusconi. Lui recita nel teatrino della politica borghese. Il Centrosinistra votò per ben 8 volte contro il rifinanziamento della missione in Afghanistan eppure una volta al governo ha votato a favore, ed anzi ha accresciuto il numero di truppe, e non ha ritirato immediatamente l'esercito inviato in Irak, come invece aveva promesso. Chi è daccordo con noi, sta sempre dalla stessa parte della barricata, sempre contro i padroni, sempre contro i loro governi, sempre contro le loro guerre.
= L o r e n z o =
00giovedì 14 settembre 2006 16:53
Io ho letto in Historiae Forum che il Libano ha chiesto queste truppe ONU, potete confermare?
Pertinax
00venerdì 15 settembre 2006 21:20
lev non capisco cosa centra la salvaguardia della popolazione libanese
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 18:33.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com