L'era Berlusconi

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il1985
00sabato 3 maggio 2008 16:35
Potremmo mettere qua le varie mafiate di sto nuovo governo, tanto per non dimenticarle [SM=g27823]

Intanto voglio citare un mio compaesano

Massimo scrive:
Santoro a casa
Massimo scrive:
e uno.
...
Leva scrive:
comunque non l'hanno mandato via Santoro
Leva scrive:
purtroppo
Leva scrive:
ma c'è ancora tempo
Leva scrive:
speriamo che lo mandino via prima possibile
Sabagod
00sabato 3 maggio 2008 17:11
ANSA - Roma, 20 nov 1981 – Arrestato segretario Fronte della gioventù - Sergio Mariani, 28 anni, segretario del Fronte della Gioventù’ di via Sommacampagna, e’ stato arrestato dai carabinieri per aver aggredito, con una pesante spranga di ferro, uno studente universitario di 23 anni, Dario D’ Andrea. Insieme con lui e’ stato arrestato Giovanni Alemanno, di 23 anni, nato a Bari e residente a Gallipoli, per aver partecipato all’ aggressione. Lo studente e’ stato accompagnato al policlinico dove e’ stato giudicato guaribile in dieci giorni. gli aggressori, un gruppo di cinque sei giovani, hanno affrontato Dario d’ Andrea, ieri alle 19.30 davanti al bar ‘ “la gazzella” nel rione Castro Pretorio dove, in quel momento, si trovavano tre carabinieri. forse preoccupati dalla presenza dei carabinieri i giovani, rinunciando al pestaggio, hanno lanciato da lontano, contro il D’ Andrea, la spranga di ferro e sono fuggiti. mentre un carabiniere ha soccorso il ferito, che era stato raggiunto alla testa, gli altri due hanno inseguito i fuggiaschi e sono riusciti a prendere Mariani e Alemanno. Nel rapporto che i carabinieri hanno trasmesso alla magistratura si afferma che, per le modalità’ dell‘aggressione e soprattutto per le dimensioni della spranga di ferro, il colpo poteva essere mortale: il magistrato potrebbe quindi decidere di incriminare entrambi per il reato di tentativo di omicidio. Dario d’ Andrea ha detto ai carabinieri di non conoscere i suoi aggressori e di non aver mai militato in una organizzazione politica.
Sabagod
00sabato 3 maggio 2008 17:12
ANSA - Catania, 13 giu 1991 - Elezioni: Sicilia; Bossi (lega lombarda) contestato dal fronte della gioventù’ - Il sen. Umberto Bossi, presidente della lega nord, a Catania per una manifestazione elettorale organizzata dalla lega sud Sicilia, e’ stato contestato da un gruppo di appartenenti al fronte della gioventù’, guidato dal segretario nazionale Gianni Alemanno, entrato nella saletta dove il leader delle leghe avrebbe dovuto parlare. Fuori dall’albergo altri appartenenti al msi-dn hanno cominciato a scandire slogan definendo Bossi “razzista” e hanno distribuito volantini. Bossi, commentando la protesta con i giornalisti, ha detto: “era prevedibile da un partito come il msi che, d’ altra parte, ha chiuso il suo ciclo. ma se la lega passa per un movimento razzista e’ perché’ i partiti, che secondo me sono i veri fautori del separatismo, hanno interesse a lanciarci queste accuse per tenere ancora separati il sud sottosviluppato, a cui si applicano logiche al massimo clientelari e assistenziali, e il nord dove trovano ancora qualcuno che li vota. La manifestazione - ha detto da parte sua Alemanno - e’ stata pacifica, e si e’ conclusa senza incidenti quando Bossi e i suoi si sono decisi ad abbandonare l’ albergo.Ma era una provocazione inaccettabile che bossi venisse in Sicilia per prepararsi a raccogliere qualche resto elettorale per le nazionali dopo che sul pregiudizio antimeridionale ha costruito le sue prime fortune”.

Sabagod
00sabato 3 maggio 2008 17:20
da www.forzaitalia.it/speciali/sanita_confronto.htm :

Il Governo Berlusconi vuole eliminare le liste d'attesa, attraverso i seguenti provvedimenti:

* definire il numero minimo di ogni prestazione che ogni Regione deve assicurare ogni anno, così da evitare carenze di offerta dei servizi (Finanziaria 2005)
* potenziare l'erogazione dei servizi mancanti, facendo lavorare di più gli Ospedali, che oggi lavorano solo 6-7 ore al giorno, con una produttività assai bassa e conseguente spreco di risorse. Al fine di raddoppiare gli orari di servizio ospedaliero, gli Ospedali possono pagare il personale per le ore di lavoro aggiuntivo, come previsto dalla legge 8.1.2002 n. 1, usando i maggiori finanziamenti ricevuti
* il Ministero della Salute dovrà verificare che le liste d'attesa non superino 3 giorni per le prestazioni urgenti e 15 giorni per quelle non urgenti. Se ciò accadesse, il cittadino avrà diritto ad ottenere la prestazione a pagamento in qualunque struttura pubblica o privata ed essere rimborsato dalla Regione
* la Regione avrà cura di vigilare perché esista un CUP (Centro Unico di Prenotazione) regionale o provinciale e che le agende dei singoli Ospedali non siano bloccate. Se ciò non accadrà, esse verranno penalizzate con riduzione dei finanziamenti


quindi anzichè usare i finanziamenti della Regione per il potenziamento dei servizi soggetti alle liste di attesa più lunghe nelle strutture ospedaliere si è trovato il modo di farci pascolare la casta medica ingrassando le loro già ampiamente larghe tasche regalando quattrini alle loro strutture private.
Sabagod
00domenica 4 maggio 2008 13:06
di Marco Travaglio

Chiedendo scusa per il disturbo, senza voler guastare questo bel clima di riverenze bipartisan al neopresidente del Senato Renato Schifani, vorremmo allineare qualche nota biografica del noto statista palermitano che ora troneggia là dove sedettero De Nicola, Paratore, Merzagora, Fanfani, Malagodi e Spadolini. Il quale non è omonimo di colui che insultò Rita Borsellino e Maria Falcone (“fanno uso politico del loro cognome”, sic) perché erano insorte quando Berlusconi definì i magistrati “disturbati mentali, antropologicamente estranei al resto della razza umana”: è proprio lui. Non è omonimo dell’autore del lodo incostituzionale che nel 2003 regalò l’impunità alle 5 alte cariche dello Stato, soprattutto a una, cioè a Berlusconi, e aggredì verbalmente Scalfaro in Senato perché osava dissentire: è sempre lui.

L’altroieri la sua elezione è stata salutata da un’ovazione bipartisan, da destra a sinistra. Molto apprezzati il suo elogio a Falcone e Borsellino e la sua dichiarazione di guerra alla mafia. Certo, se uno evitasse di mettersi in affari con gente di mafia, la lotta alla mafia riuscirebbe meglio. Già, perché - come raccontano Abbate e Gomez ne “I complici” (ed. Fazi) - trent’anni prima di sedere sul più alto scranno del Parlamento, Schifani sedeva nella Sicula Brokers, una società di brokeraggio fondata col fior fiore di Cosa Nostra e dintorni. Cinque i soci: oltre a Schifani, l’avvocato Nino Mandalà (futuro boss di Villabate, fedelissimo di Provenzano); Benny D’Agostino (costruttore amico del boss Michele Greco, re degli appalti mafiosi, poi condannato per concorso esterno); Giuseppe Lombardo (amministratore delle società dei cugini Nino e Ignazio Salvo, esattori mafiosi e andreottiani di Salemi arrestati da Falcone e Borsellino nel 1984). Completa il quadro Enrico La Loggia, futuro ministro forzista. Nei primi anni 80, Schifani e La Loggia sono ospiti d’onore al matrimonio del boss Mandalà. All’epoca, sono tutti e tre nella Dc. Poi, nel 1994, Mandalà fonda uno dei primi club azzurri a Palermo, seguito a ruota da Schifani e La Loggia. Il boss, a Villabate, fa il bello e il cattivo tempo. Il sindaco Giuseppe Navetta è suo parente: infatti, su richiesta di La Loggia, Schifani diventa “consulente urbanistico” del Comune perché - dirà La Loggia ai pm antimafia - aveva “perso molto tempo” col partito e aveva “avuto dei mancati guadagni”.

Il pentito Francesco Campanella, braccio destro di Mandalà e Provenzano, all’epoca presidente del consiglio comunale di Villabate in quota Udeur, aggiunge: “Le 4 varianti al piano regolatore… furono tutte concordate con Schifani”. Che “interloquiva anche con Mandalà. Poi si fece il piano regolatore generale… grandi appetiti dalla famiglia mafiosa di Villabate. Mandalà organizzò tutto in prima persona. Mi disse che aveva fatto una riunione con Schifani e La Loggia e aveva trovato un accordo: i due segnalavano il progettista del Prg, incassando anche una parcella di un certo rilievo. L’accordo che Mandalà aveva definito coi suoi amici Schifani e La Loggia era di manipolare il Prg, affinché tutte le sue istanze - variare i terreni dove c’erano gli affari in corso e penalizzare quelli della famiglia mafiosa avversaria - fossero prese in considerazione dal progettista e da Schifani… Il che avvenne: cominciò la stesura del Prg e io partecipai a tutte le riunioni con Schifani” e “a quelle della famiglia mafiosa, in cui Schifani non c’era”.

Domanda del pm: “Schifani era al corrente degli interessi di Mandalà nell’urbanistica di Villabate?”. Campanella: ”Assolutamente sì. Mandalà mi disse che aveva fatto questa riunione con La Loggia e Schifani”. Il tutto avveniva “dopo l’arresto di Mandalà Nicola”, cioè del figlio di Nino, per mafia. Mandalà padre si allontana da FI per un po’, poi rientra alla grande, membro del direttivo provinciale. E incontra Schifani e La Loggia. Lo dice Campanella, contro cui i due forzisti hanno annunciato querela; ma la cosa risulta anche da intercettazioni. Nulla di penalmente rivelante, secondo la Dda di Palermo. Nel ‘98 però anche Mandalà padre finisce dentro: verrà condannato in primo grado a 8 anni per mafia e a 4 per intestazione fittizia di beni. E nel ‘99 il Prg salta perché il Comune viene sciolto per infiltrazioni mafiose nella giunta che ha nominato consulente Schifani. Miccichè insorge: “E’ una vergognosa pulizia etnica”. Ma ormai Schifani è in Senato dal 1996. Prima capogruppo forzista, ora addirittura presidente. Applausi. Viva il dialogo. Viva l’antimafia.
il1985
00domenica 4 maggio 2008 15:08
Per chi non lo sapesse, stiamo pagando coi soldi dello Stato 300.000 euro di multa al giorno all'Europa perché l'UE ha stabilito che nessun privato può avere più di due reti televisive. Da noi c'è un signore che ne ha tre.
il1985
00domenica 4 maggio 2008 15:14
Poi non dite che non lo sapevate. Emilio Fede vi costa 300 mila euro al giorno, da Luglio 2006. E' questa l'entità della multa che la Corte Europea ha assegnato all'Italia per aver mandato in onda dal 1999 Rete 4 su frequenze che non erano sue, ma erano state vinte da Europa 7.

300 mila euro al giorno da Luglio 2006: oggi siamo già a qualche centinaia di milioni. Se volete rinfrescarvi la memoria potete leggere qui.

Perchè ne riparlo ? Primo perchè le elezioni le ha vinte Berlusconi e quindi possiamo immaginare che questa multa continueremo a pagarla a lungo, ma soprattutto perchè tra 2 giorni, il 6 Maggio, ci sarà l'udienza sul caso di Europa 7 e il Consiglio di Stato dovrà applicare l'interpretazione del diritto comunitario fornita dalla Corte di giustizia sui fatti della controversia in questione, che riguardano una richiesta di risarcimento del danno che la Centro Europa 7 sostiene di aver sofferto per il fatto che non le sono state assegnate, le radiofrequenze per svolgere l' attivita' di diffusione di programmi radiotelevisivi.

Il 31 gennaio scorso infatti la Corte di giustizia europea aveva definito contrarie al diritti comunitario le leggi italiane che consentono a Retequattro di utilizzare le frequenze destinate a Europa 7 e assegnate nel 1999. Per i giudici di Lussemburgo quindi le norme italiane in materia non rispettano il principio di libera prestazione di servizi e non seguono criteri di selezione obiettivi e trasparenti, queste le parole del commissario Ue alla Concorrenza Neelie Kroes.

I termini sono puro burocratese, ma il senso è chiaro: la legge è questa, se la rispettate bene, se no Pagate ! L'unico modo per non pagare la multa ? Cancellare la legge Gasparri e mandare Rete 4 sul satellite. Fantascienza sotto il governo Berlusconi !

Aggiungiamo un altro elemento.

Il 1° aprile il Consiglio dei ministri (Governo Prodi) ha varato un decreto per l'immediata esecuzione di tutte le sentenze della Corte europea di giustizia di Lussemburgo. Tutte tranne una: quella del 31 gennaio 2008, che dichiara illegittime le nostre leggi sulla tv perché consentono a Rete4 di trasmettere sulle frequenze analogiche che spettano a Europa7 in virtù della celebre gara per le concessioni nazionali del 1999, vinta da Europa7 e persa da Rete4. Perché mai quella sentenza no e tutte le altre sì ? Perché,­ spiega il ministro Emma Bonino, non aveva carattere di urgenza. Se si trova una soluzione, può essere presa in considerazione più avanti o in un secondo decreto. Mah !

Sempre il 6 Maggio l'Europa dovrebbe rendere nota la decisione di portare l'Italia davanti alla corte europea per la questione dei rifiuti di Napoli e anche in Lazio, mentre a Napoli tornano gli incendi di rifiuti e viene prorogato per circa un mese il mandato del super prefetto De Gennaro.

Altre multe in arrivo ? Staremo a vedere. E' certo però che finchè non c'era la comunità europea un governante nel suo stato poteva fare ciò che voleva, anche contro la stessa legge, e non doveva rispondere davanti a nessuno. La corte europea invece ha proprio questa funzione, richiamare all'odine i governanti che non fanno bene il proprio mestiere. Con buona pace per Berlusconi e compagni.
Sabagod
00domenica 4 maggio 2008 17:57
comunista.
il1985
00domenica 4 maggio 2008 19:18
Sei tu quello che è andato a cercare le notizie dal 1981 [SM=x760752]
Sabagod
00domenica 4 maggio 2008 20:29
io sono solo rigoroso.
il1985
00domenica 4 maggio 2008 22:36
OT.
Cmq rip.
Sabagod
00giovedì 8 maggio 2008 23:10


Sabagod
00giovedì 8 maggio 2008 23:13
elenco parlamentari condannati
(aggiornato a maggio 2008)
Fonti: “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez - Camera dei Deputati (www.camera.it), Senato della Repubblica (www.senato.it)

Berruti Massimo Maria (FI): condannato in via definitiva a 8 mesi per favoreggiamento.

Bonsignore Vito (europarlamentare FI): condannato definitivamente a 2 anni per tentata concussione nello scandalo delle
tangenti per il nuovo ospedale di Asti.

Mario Borghezio (europarlamentare Lega Nord): condannato in via definitiva per incendio aggravato da "finalità di
discriminazione", per aver dato fuoco ai pagliericci di alcuni immigrati che dormivano sotto un ponte di Torino, a 2 mesi e 20
giorni di reclusione commutati in 3.040 euro di multa.

Bossi Umberto (Lega Nord): condannato in via definitiva a 8 mesi di reclusione per 200 milioni di finanziamento illecito
dalla maxitangente Enimont.

Cantoni Giampiero (FI): ha patteggiato 2 anni di reclusione per corruzione e concorso in bancarotta e risarcito 800 milioni di
lire.

Carra Enzo (PD): una condanna in via definitiva per false dichiarazioni al pubblico ministero. Per i giudici, Carra è un falso
testimone che, con il suo «comportamento omertoso» e la sua «grave condotta antigiuridica», ha tentato di «assicurare
l’impunità a colpevoli di corruzione, falso in bilancio e finanziamento illecito» nel caso Enimont. Parola del Tribunale e della
Corte d’Appello di Milano, nonché della Cassazione, che l’hanno condannato prima a 2 anni e poi a 1 anno e 4 mesi (grazie
allo sconto del rito abbreviato) di carcere.

Ciarrapico Giuseppe (PDL): è stato condannato a 3 anni definitivi per il crack da 70 miliardi della Casina Valadier
(ricettazione fallimentare) e ad altri 4 e mezzo per il crack Ambrosiano (bancarotta fraudolenta).

De Angelis Marcello (AN): condannato in via definitiva a 5 anni di carcere per banda armata e associazione sovversiva come
dirigente e portavoce del gruppo neofascista Terza Posizione.

Dell’Utri Marcello (FI): condannato definitivamente a Torino a 2 anni e 3 mesi per false fatture e frodi fiscali nella gestione
di Publitalia (reato per cui fu arrestato per 18 giorni nel maggio 1995 e poi patteggiò la pena in Cassazione).

Farina Renato (FI): Farina patteggia una pena di 6 mesi di reclusione per favoreggiamento nel sequestro di Abu Omar,
l’imam egiziano rifugiato in Italia, sequestrato a Milano il 17 febbraio 2003 dalla Cia con l’aiuto del Sismi, trasportato nella
base americana di Aviano e di lì deportato in Egitto, dove fu torturato per sette mesi.

La Malfa Giorgio (FI): condannato definitivamente a 6 mesi per il finanziamento illecito della maxitangente Enimont.

Maroni Roberto (Lega Nord): condannato definitivamente a 4 mesi e 20 giorni per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale
durante la perquisizione della polizia nella sede di via Bellerio a Milano.

Nania Domenico (AN): arrestato per 10 giorni e poi condannato in via definitiva a 7 mesi per lesioni personali legate ad
attività violente nei gruppi giovanili di estrema destra (fatti dell’ottobre ’69, sentenza emessa nel 1977 e divenuta definitiva nel
1980).

Naro Giuseppe (UDC): condannato in primo grado a 3 anni e in Cassazione a 6 mesi definitivi di reclusione (erano 3 anni in
primo grado) per abuso d’ufficio nel processo per l’acquisto con denaro pubblico di 462 ingrandimenti fotografici, alla modica
cifra di 800 milioni di lire.

Papania Antonio (PD): il 24 gennaio 2002 ha patteggiato davanti al gip di Palermo una pena di 2 mesi e 20 giorni di
reclusione per abuso d’ufficio.

Sciascia Salvatore (FI): condannato definitivamente a 2 anni e 6 mesi per aver corrotto alcuni ufficiali e sottufficiali della
Guardia di finanza.

Tomassini Antonio (FI): medico chirurgo, è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione a 3 anni di reclusione per
falso.



il1985
00giovedì 22 maggio 2008 19:21
20/05/2008
Una bozza di decreto che verrà approvata domani dal primo Consiglio dei Ministri, tredici righe messe alla fine dell’articolo 2, per modificare alcune disposizioni del codice di procedura penale. Ovvero la possibilità a chi è imputato per reati commessi prima del 31 dicembre di 2001 di chiedere la sospensione del dibattimento per due mesi in modo da valutare se accedere al patteggiamento.
E’ iniziata l’offensiva di Silvio Berlusconi per tutelare se stesso dalla giustizia.
Con questo provvedimento il premier potrà tutelarsi dal processo per corruzione in atti giudiziari dell’avvocato David Mills che lo vede imputato a Milano.

Sabagod
00giovedì 12 giugno 2008 12:03
Diritti tv e caso Mills fermi per un anno in attesa di una nuova legge sulle alte cariche
Ma c'è l'incognita Lega. Maroni: "Il decreto? Forse è stato un lapsus freudiano"
La tela di ragno di Berlusconi
processi congelati e lodo Schifani

ROMA - Un gradino dopo l'altro. Passando per una norma che blocchi tutti i processi in corso per un anno, e tra questi principalmente quelli di Berlusconi a Milano (corruzione Mills, diritti televisivi Medusa). E puntando poi diritto a un disegno di legge che riproponga, riveduto e corretto per evitare i fulmini della Consulta, il famoso lodo Schifani, la legge che nel 2003 fermò per sei mesi tutti i procedimenti contro le cinque più alte cariche dello Stato. Cavaliere compreso, visto che l'attuale presidente del Consiglio rivestiva la stessa carica allora e, per giunta nel semestre di presidente di turno della Ue, vedeva incombergli addosso la conclusione del processo Sme.

Il cammino è segnato, i passi legislativi decisi, i testi di massima già pronti, visto che Niccolò Ghedini, avvocato e consigliere giuridico del premier, ha lavorato mentre il capo di Forza Italia stava all'opposizione. L'unica incognita, e non di poco conto, sta nella Lega che vigila, legge e stanga i tentativi di mandare avanti progetti ad personam che poco piacerebbero al suo elettorato.

È già successo, con un doppio e pesante intervento: il primo, con un altolà del ministro dell'Interno Roberto Maroni contro l'ipotesi di riaprire, a tempo ormai scaduto, le maglie del patteggiamento, infilando la norma nel decreto sicurezza. Il secondo stop, ancora riservato, è arrivato dallo stesso Maroni, quando si è profilata l'ipotesi di piazzare, sempre nel dl, un blocco generalizzato dei processi per mandare avanti solo quelli di più rilevante allarme sociale. Maroni ha detto no, al Senato il decreto andrà avanti com'è, ma non è escluso che Berlusconi torni alla carica. L'obiettivo è troppo importante per chi vuole governare con le mani libere da processi passati e futuri.

In questa strategia l'idea di ricorrere a una legge d'urgenza per bloccare le intercettazioni, anche se sarebbe piaciuta al premier per la sua speditezza, non si è mai consolidata in una richiesta esplicita. E dunque quello di ieri - il ddl sugli ascolti che diventa un dl nell'ordine del giorno del consiglio - è un mero errore formale, una svista.

"Sarà stato un lapsus freudiano" come lo definisce, facendosi una risata, Bobo Maroni mentre arriva al Senato per seguire il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità sul dl sicurezza. Maroni s'incontra con l'ex Guardasigilli Roberto Castelli. Tra i due corre una pacca sulle spalle e una battuta. Dice Maroni: "Hai visto? Su corruzione e concussione ho seguito la tua linea. Per entrambi i reati, e per quelli della pubblica amministrazione, le intercettazioni saranno possibili".

Su questo la Lega, ancora ieri, era rigida e irremovibile. E oggi Bossi lo ripeterà a Berlusconi. Di ricorrere al decreto, invece, non s'è mai parlato perché si è sempre saputo che la strada non era percorribile. Se Berlusconi in cuor suor ci ha pensato e lo ha desiderato non lo ha chiesto. Lo conferma il Guardasigilli Angelino Alfano che non riesce a spiegarsi lo sbaglio. "Decreto? Un incredibile errore, ma un errore e basta. Ci metto la mano sul fuoco".

Del resto, a Palazzo Chigi tutti sapevano bene, per le tante telefonate intercorse tra il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta e il Colle, quale fosse la posizione di Napolitano. Che poi è la stessa di Ciampi il quale, il 9 settembre 2005, quando Castelli presentò il ddl sulle intercettazioni, escluse che si potesse ricorrere alla decretazione d'urgenza.

La partita è ben altra. E a Berlusconi, che punta a togliersi dai piedi i suoi processi (Milano, e Napoli per i colloqui con l'ex presidente di Rai Fiction Saccà), poco importa di litigare col Colle per le intercettazioni. Per le quale semmai, con la sponda di Napolitano, può spuntare il voto dei democratici.

Il nodo è tutt'altro. Il Cavaliere vuole evitare che i processi di Milano arrivino a sentenza. È irritato per l'accelerazione imposta nel procedimento Mills in cui è imputato per corruzione giudiziaria per via della falsa testimonianza dell'avvocato londinese. Per fermare le toghe c'è una sola via: prima bloccare il processo poi ricorrere a un nuovo lodo Schifani.

Il piano di Ghedini era perfetto. Intrecciato con le norme sulla sicurezza. Poiché i tribunali sono intasati e la polizia si lamenta che ladri e scippatori, una volta arrestati, ritornano liberi, l'unica via è anticipare quei processi. Per farlo bisogna bloccare, per un anno, tutti gli altri. Compresi quelli del Cavaliere. Quando Maroni si è visto mettere sotto il naso il progetto lo ha bloccato. La strategia giudiziaria del Cavaliere ha subito una battuta di arresto.

Ma la norma del congela i processi è lì, pronta a rispuntare da un momento all'altro. Poi toccherà al lodo Schifani purgato da quelle anomalie - la violazione del principio di uguaglianza e del diritto di difesa - che costrinsero la Consulta a bocciarlo. Non serve una legge costituzionale, come la Corte disse a gennaio 2004, quindi il premier può andare avanti. Ma prima i suoi processi devono fermarsi. Lega permettendo.

Sabagod
00lunedì 7 luglio 2008 16:05
www.repubblica.it/speciale/2008/appelli/costituzionalisti/in...

a proposito del lodo Alfano e dell'emendamento salva-Berlusconi, petizione a salvaguardia della Costituzione, per chi volesse firmare.
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