INTRODUZIONE AL PROBLEMA DELL'ATEISMO

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BRESCIAGGHER
00venerdì 23 settembre 2005 22:53
tratto da homolaicus

che ne pensate?


"Allo stato attuale delle fonti - ha scritto A. Donini -, qualunque tentativo di leggere i libri del Nuovo Testamento in chiave puramente politica può solo costituire una manifestazione di buone intenzioni e di coraggioso impegno sociale, sul terreno della lotta per la libertà e per il progresso. Sia i quattro vangeli che gli altri scritti neotestamentari, infatti, sono preoccupati in primo luogo di spoliticizzare al massimo la biografia di Gesù e di inquadrarla in un mito religioso di salvezza ultraterrena" (in Lineamenti di storia delle religioni, Editori Riuniti 1984, p 296).


Lo storico marxista Donini, con questo suo sintetico pensiero, ha in altre parole detto due cose: 1) una lettura politica del movimento messianico di Gesù sarà possibile solo quando avremo altre fonti a disposizione, in quanto quelle attuali mirano a legittimare un'interpretazione opposta, di tipo cioè "religioso"; 2) uno storico deve limitarsi a considerare che le attuali fonti per lo studio del cristianesimo, essendo viziate dalla preoccupazione apologetica di dimostrare la compatibilità della nuova religione col sistema dominante romano, non offrono quella sufficiente attendibilità perché si possa esprimere un giudizio obiettivo.
Ebbene, detto questo, che resta ineccepibile sul piano metodologico, la riflessione marxista sul cristianesimo primitivo invece di spingersi verso lo studio delle falsificazioni "cristiane", si è, almeno in Italia, bloccata sul nascere. Come mai? I motivi vanno ricercati nella volontà della sinistra italiana (specie di quella postbellica) di non erigere "steccati ideologici" che la separassero dal mondo cattolico, col quale invece essa pensava di costruire un rapporto, sul piano politico, per una transizione al socialismo.
Le conseguenze di tale scelta (che da tattica è poi divenuta strategica) sono state forse di tre tipi:
1) la chiesa cattolica ha conservato il monopolio dell'interpretazione ufficiale del contenuto delle fonti neotestamentarie, pur subendo dei colpi dagli importanti studi del modernismo, sulla scia di quello francese, molto più radicale, di Loisy e Lamennais (si veda ad es. la vasta opera del Buonaiuti, ma anche quella messa all'Indice dal Sant'Uffizio, dell'idealista P. Martinetti, Gesù Cristo e il cristianesimo, ed. Il Saggiatore 1964).
Oggi, molte tesi del modernismo sono state ereditate dalla teologia della liberazione che, in campo esegetico, si è servita anche delle acquisizioni più rilevanti della moderna critica protestante (vedasi le opere di Boff e di altri autori presso le edizioni Cittadella di Assisi). In effetti, un'altra corrente ha cercato in Italia di contrastare il suddetto monopolio cattolico: quella protestante che fa capo alle edizioni Claudiana di Torino, le cui pubblicazioni sarebbero davvero pregevoli se non partissero sempre dal presupposto indimostrabile dell'esistenza di dio.
2) La sinistra, socialista e comunista, parlamentare ed extraparlamentare, oltre a ribadire la suddetta tesi metodologica, espressa dal Donini anche nella sua Storia del cristianesimo (ed. Teti 1977), non ha prodotto alcunché di veramente significativo sul piano dell'analisi dei contenuti neotestamentari (molto di più è stato fatto, grazie soprattutto al Candeloro, sul piano della storia della chiesa e del movimento cattolico). Anche perché il marxismo di Donini ha ripreso in toto l'indirizzo mitologico della scuola sovietica (vedi soprattutto le opere di Kryvelev, Ranovic, Vipper, Kovaliov: quest'ultimo, con la sua famosa Storia di Roma, presso gli Ed. Riuniti, gli altri in saggi apparsi sulle riviste "Rassegna sovietica" e "Calendario del popolo").
Una sintesi di tutta la storiografia ateistica sovietica è possibile trovarla in M. Craveri, Gli studi sovietici sulle origini del cristianesimo in "Nuova rivista storica", I-II, Milano 1968; in J. Rajcak, Gesù nella ricerca sovietica contemporanea, ed. Piemme 1985; in E. Segatti, L'ateismo. Un problema nel marxismo, ed. Piemme 1986 e Il senso di Gesù e della comunità primitiva nella ricerca biblica dell'ateismo sovietico in "Rivista biblica italiana", XXIV-XXV, 1976-77. Indispensabile è, per chi non conosce il russo, anche l'antologia curata da A. Bausani (tratta dalla Grande Enciclopedia Sovietica), La religione nell'Urss, ed. Feltrinelli 1961. Da notare che i lavori di Segatti e Rajcak sono stati possibili, nell'ambito del cattolicesimo, proprio in virtù del fatto che a partire dalla metà degli anni '70 è andata maturando in Urss la cosiddetta scuola "storico-razionalista", che non sembra essere più disposta e negare storicità al Cristo (si possono fare qui alcuni nomi, come Kublanov, Kuznecov, Kazdan, Nikol'skij, Svencickaja).
In Italia l'Editore più impegnato nella direzione dell'ateismo marxista tradizionale è senza dubbio, da decenni, Teti di Milano (subito dopo vengono gli Editori Riuniti e Feltrinelli). Forse l'esegesi neotestamentaria più significativa, nell'ambito della sinistra italiana, è stata quella di M. Craveri, che con la sua Vita di Gesù (ed. Feltrinelli 1966) ha ottenuto maggior fama all'estero che non in Italia. Dello stesso Autore merita d'essere letto anche Gesù di Nazareth: dal mito alla storia (ed. L. Giordano 1982), con cui egli ha cercato di superare il limite positivista della precedente.
A parte questo, non resta che avvalersi, per chiunque, da sinistra, voglia accostarsi al Nuovo Testamento, di quell'importantissimo contributo di K. Kautsky, L'origine del cristianesimo (ed. Samonà e Savelli 1970). Qualcosa si può utilizzare anche della rivista "La ragione", dell'Associazione "Libero pensiero" legata al nome di Giordano Bruno, ma dopo la scomparsa di G. Conforto, la redazione ha subìto un'involuzione spiritualistica. Discorso a parte andrebbe fatto per le opere dell'etnologo A. Di Nola e di quel grande studioso delle religioni che è stato Petazzoni..
3) La corrente che da noi ha cercato di sviluppare la suddetta tesi mitologica, cominciando ad entrare nel merito dei contenuti, è stata il razionalismo positivista (vedi ad es. le opere di E. Bossi, A. Palomba, R. Souvarine e altri, curate dalle ed. La Fiaccola di Ragusa). Questa corrente si è rifatta agli enciclopedisti francesi (soprattutto a D'Holbach), alla sinistra hegeliana (soprattutto a Strauss), alla Formgeschichte (la quale ad es. afferma che i cosiddetti "miracoli" di Cristo non sono che miti) e, infine, alla scuola antistorica (nata verso la metà del XIX sec.) che nega una qualunque storicità al Cristo (vedi ad es. A. Kalthoff e A. Drews in Germania, J.M. Robertson in Inghilterra, B. Smith negli USA, Ch. Guignebert e B.L. Couchond in Francia).
Partendo da premesse marcatamente positiviste, questa forma di razionalismo (che in sede politica si ricollega al movimento anarchico), è subito sconfinata nell'anticlericalismo, pur avendo senza dubbio avuto il merito di dimostrare la grande influenza delle religioni orientali sul cristianesimo, i grandi parallelismi fra Vecchio e Nuovo Testamento, grazie ai quali si sono potuti smontare, ad es., tutti i racconti della nascita di Gesù. Sul piano scientifico il suo limite maggiore sta nell'aver confuso ad es. le esigenze oggettive del processo storico (che ad un certo punto hanno portato a deformare l'interpretazione delle cose) con la cattiva fede di qualche impostore, ovvero di non aver saputo distinguere i concetti di "falsificazione" e di "invenzione". Sul piano filosofico il pensatore più significativo resta G. Rensi.
Di recente, forse per uscire dall'impasse, si è andato affermando un genere letterario le cui origini si fanno risalire a Renan: il "romanzo psico-politico", che consiste nel saper utilizzare ad libitum alcuni aspetti dei vangeli (o anche tutti) ricamandoci sopra una descrizione psicologica dei vari personaggi, nonché una trama politica che ricalca, spesso più o meno fedelmente, la versione ufficiale della apoliticità del Cristo. Si possono fare alcuni esempi: dal famoso libro di Santucci, Volete andarvene anche voi? ad altri meno noti di Zullino, Pazzi, Del Rio su Giuda, Gurgo su Pilato, Angeli sul Figlio dell'uomo, ecc.).
Questi scrittori, le cui opere, non a caso, spesso vengono pubblicate da edizioni cattoliche, si sono serviti, con circospezione, senza cioè trarre le dovute conseguenze sul piano politico, dei lavori esegetici fatti a partire dagli anni '20 di questo secolo (in Germania, Francia e Inghilterra) sul Nuovo Testamento, in particolare sui vangeli di Giovanni e soprattutto di Marco, che rappresenta, quest'ultimo, la vera scoperta dell'esegesi contemporanea, a motivo della sua concretezza, vivacità, ricchezza di particolari..., ma anche perché risulta essere la fonte principale di Matteo e Luca, nonché il punto di riferimento privilegiato per Giovanni.
Solo a partire dall'Illuminismo si sono fatti i primi tentativi per accostarsi più concretamente alla personalità "terrena" del Cristo. In Italia, dall'ultimo ventennio del secolo scorso sino alla nascita del fascismo, la corrente, nell'ambito del socialismo, che ha sviluppato i motivi anticlericali della Rivoluzione francese passando attraverso la religiosità laica risorgimentale, è stata quella "evangelico-socialista", i cui principali esponenti furono Prampolini, De Amicis e Morgari. Essa cercò appunto di divulgare tra le masse popolari i contenuti naturalistici, immanenti, non privi di qualche dimensione escatologica (vedi ad es. il nesso Gesù/Garibaldi) di queste tradizioni laico-progressiste, servendosi di metodi, strumenti e linguaggi mutuati dalla tradizione cristiana (di qui i "catechismi operai", i "comandamenti del contadino, del lavoratore, delle donne", i concetti di "fede socialista", di "martire socialista" e così via). Nel mentre si cercava di evitare l'anticlericalismo virulento delle correnti anarchiche, si pretendeva di conciliare socialismo e cristianesimo, considerando l'uno l'inveramento dell'altro. Labriola -come noto- contestò severamente questi tentativi (cfr. G. Verucci, L'Italia laica prima e dopo l'Unità 1848-1976, ed. Laterza 1981).
Questo connubio di socialismo e cristianesimo si è riproposto in Italia, subito dopo la guerra, conseguendo sicuramente più risultati che non il lavoro teorico sui contenuti neotestamentari: si pensi alla "sinistra cristiana" di Balbo, Rodano, Ossicini..., ai cattolico-comunisti (Gozzini, La Valle...), all'esperienza dei cristiani per il socialismo (Girardi). Le fonti più remote che hanno permesso un accostamento del genere forse andrebbero ricercate nel socialismo utopistico di E. Cabet e W. Weitling. Esso testimonia della forza non del cristianesimo ma del socialismo, le cui idee sospingono tutte le religioni del mondo ad aggiornarsi, a rivedere il loro rapporto con la realtà. Ma, indirettamente, esso testimonia anche che nella storia dell'uomo i valori più significativi restano, non vanno perduti, nel senso che il socialismo è stato in grado di ereditare le conquiste migliori del cristianesimo e di molte altre religioni e, nonostante le gravi deformazioni storiche degli ideali del socialismo, questa assimilazione ha acquisito un carattere di irreversibilità.
Riccardo.cuordileone
00domenica 25 settembre 2005 19:27
Io credo che dalla rivoluzione francese e poi da quella industriale, sia iniziato un meccanismo che ha portato alla perdita di quasi tutti gli ideali, quelli che si erano salvati nei 150 anni dopo sono stati definitivamente annientati dalla nuova "libertà" proveniente dagli USA. Per non parlare della scienza che ha avuto l'influsso maggiore.

Il mondo si è modificato e la chiesa ha cercato di cambiare pure lei seguendo l'onda di buonismo globale, purtroppo per lei non c'è riuscita.
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