Quando si parla di profeti, pensiamo subito ai profeti di Israele. Tuttavia esistono profeti nelle diverse parti del mondo religioso, un tempo come adesso.
Sulle prime manifestazioni di questo carisma in Israele si fanno solo congetture, perche' le origini sono oscure.
Gli Ebrei con il loro nomadismo avevano appreso dai popoli vicini le tecniche elementari di divinazione, il gusto dell'estasi, il senso del contenuto prezioso dei sogni, ecc.
Samuele e' stato un giudice ma la tradizione biblica ha visto in lui soprattutto un profeta, anzi il primo dei profeti.
La vocazione di Elia e' di affermare la fede esclusiva e morale degli antenati nel Dio unico, davanti al rischio del sincretismo religioso.
Il profeta biblico si sente inserito nel corso di una storia; partendo da tutto cio' che gli ha suggerito il passato, puo' portare un giudizio valido sul presente, e preannunciare le caratteristiche del futuro.
Il profeta negli avvenimenti mette in evidenza le tracce di Dio che si rivela.
Egli è il suo confidente, il suo messaggero, lasciando da parte tutto cio' che non è assoluto della sua Parola, tutto ciò che è esclusivamente interesse umano.
Il profeta non si sforza di perdersi in Dio, non cerca lui l'estasi, ma pur trovandosi in quello stato resta intimamente legato alle situazioni politiche e sociali del suo mondo.
Egli si caratterizza per il "messaggio". L'estasi non e' il fatto centrale.
Cosi' all'elemento umano, debole e pauroso, si sovrappone l'elemento divino con tutta la sua grandiosita'. La rivelazione divina e' presentata come una esigenza da esprimere in modo irresistibile (Ger 20,7-9; Amos 3,3-
e accompagnata da una certezza (Ger 15,19) che non si smentisce davanti alla morte (Ger 26,12ss).
Una tale coscienza suppone un fondo di intimita' e di comunione fra Dio e il profeta.
Il profeta propriamente detto e' un uomo che ha conosciuto Dio nell'immediatezza dell'esperienza, che si e' sentito invincibilmente costretto ad esprimere cio' che, nella sua convinzione profonda, era la Parola divina; un uomo la cui parola era in fondo una rivelazione della natura e della volonta' di Dio, che ha visto lo scopo inevitabile di questa vita, che per cio' l'ha dichiarato invitando gli uomini alla purificazione e al rinnovamento.
Gli oracoli sono delle dichiarazioni solenni fatte in nome di Dio: un fatto lieto o grave che deve verificarsi in un avvenire prossimo o lontano (Ger 19,11; 28,16).
Le azioni simboliche: alla parola gia' efficace per suo conto, i profeti aggiungono dei gesti suggestivi, degli atti simbolici (cf. Ger 18,1). C'e' nel profeta la convinzione di un legame cosi' stretto fra il segno e il suo significato, fra la parola "gestuata" del profeta e il piano di Dio che essa esprime, che l'atto simbolico, una volta compiuto non puo' non produrre il compimento della realta'.
Quando i profeti intervengono e' con la certezza che tutti i problemi non possono essere risolti indipendentemente dal disegno di Dio (Amos 3,7), dal suo consiglio (Is 19,22).
Essi incarnano con la loro vita cio' che annunciano.