Gomorra [Matteo Garrone, 2008] (A Cannes nun ce n'è per nessuno)

Gonzo Kent
00sabato 17 maggio 2008 09:17
Tratto dal romanzo di Roberto Saviano.
La Napoli della camorra antropologicamente vivisezionata attraverso cinque storie che coinvolgono un pagatore della camorra che si trova invischiato in una guerra di clan, un ragazzino che entra nella manovalanza, un sarto che sovrintende una delle sartorie della camorra che lavorano per gli stilisti del nord che pensa di svelare i suoi segreti ai cinesi, un mediatore di rifiuti speciali che non riesce a convincere il suo giovane collaboratore a entrare nel sistema, due ragazzini che hanno visto troppo "Scarface" che provano a fare da soli.
Agghiacciante descrizione della Napoli di oggi dove l'unica istituzione è la merce, dove Chiesa e politica non esistono più, lancia definitivamente Matteo Garrone tra i grandi registi del cinema italiano.
Tra le scene memorabili quella che precede i titoli di testa e come Servillo risolve il problema degli autisti dei camion nella cava.
Straordinario anche l'uso dello sfuocato e il cameo di Scarlet Johansson.
Per chi non conosce la situazione delle vele di Scampia, muto fondale-protagonista del film, stupisce e sgomenta la descrizione dell'universo camorristico, perfettamente razionale.
Perturbante l'uso della musica neomelodica e dei sottotitoli (ma c'è abbastanza italiano per candidarlo agli Oscar? -ricordate il caso Private?-).
Inizia con un agguato e finisce con un agguato.
Pur essendo spietato con tutto emerge soprattutto la condanna della camorra e lascia aperta una porticina alla speranza (il segretario di Servillo che se ne va).
Centotrentacinque minuti che passano in un lampo.
Voto: 8+
Gonzo Kent
00sabato 17 maggio 2008 09:31
da repubblica.it
Ascoltano assorti il dialogo tra cattivi, sorridono alle scene di sesso anche se è cupo e rabbioso, incoraggiano con qualche applauso l'esile presenza dei buoni e alla fine condividono la denuncia, la condanna del marcio. E, dall'alto dei loro serissimi 12 o 14 anni spesi a scuola o fuori dai banchi nell'impegno anticamorra, i ragazzini della scuola media Luigi Caterino promuovono "Gomorra". Perché anche essere adolescenti, di questi tempi a Casale, vuol dire scegliere presto.

Visto dal cinema Faro di Casal di Principe (confine con San Cipriano d'Aversa) sala accogliente dove il venerdì c'è sempre il pienone perché costa solo 3 euro, la pellicola di Garrone regala un film nel film. Un pomeriggio che fatica a sembrare uguale agli altri. Nel paese che diventa emblema (non luogo unico) degli intrecci criminali, del "Sistema" che contamina il vivere civile e inquina terreni, esistenze, economie. Se ne parla tra i ragazzi, poco dopo siede in sala anche il sindaco Cipriano Cristiano con altri 200 spettatori tra giovani, professionisti e qualche famiglia, compresa una con il passeggino con bimbo. Ma fuori le luci sono basse, non sfugge un dettaglio di quello che accade. Mentre i casalesi buoni sono stufi di esser etichettati come camorristi.

Gli spettatori più piccoli entrano alle 18, sono una cinquantina, intorno appena qualche adulto impegnato, ma prevenuto. Che infatti sbatterà la porta ("Ma è troppo violento, troppo crudo questo film. Siamo sicuri che facciano bene tante parolacce, tanti insulti?"). Obiezioni più concrete muove la giovanissima platea. "Il film racconta bene i cattivi, ma forse poteva scavare più a fondo, qua succedono anche cose più brutte...", contesta Mario, 13 anni. "Hanno raccontato la verità, i modi di dire, le cose che accadono sono tutte reali", taglia corto Vincenzo, di 14. Pietro coltiva un altro cruccio: "Ma perché tutti dicono che rappresenta Casal di Principe, mentre ci sono scene di Scampia, di Mondragone? Insomma il paese quasi non c'è". E Carla: "Io dico che usano una lingua sbagliata. Questo sembra pugliese, noi mica parliamo così".


Il sindaco, Cipriano Cristiano, invece tenta un equilibrismo che salvi il film, la forza del libro e l'onorabilità di Casale. Il primo cittadino si appella allo scrittore: "Voglio dare a Saviano la cittadinanza onoraria. È un'idea bipartisan: lanciata dal mio "rivale" di schieramento Renato Natale. Qui tanti hanno voluto bene al libro. Anche se io ammiro di più il Saviano di "prima" del successo planetario, quello che stava in mezzo alla gente. Non capisco, invece, il Saviano di "dopo", un po' schiacciato dal personaggio. Ma lo invito a tornare tra noi. È Casale, l'altro volto di Gomorra, ad attenderlo".
baghino2
00sabato 17 maggio 2008 20:03
visto ieri sera .... rispetto al libro mette molto meno in evidenza tutto l'aspetto economico e le ramificazioni della camorra in quella zona grigia tra la legalità e l'illegalità, mancano le accuse ai boss con tanto di nomi e cognomi, fondamentalmente le cose per cui Saviano vivrà sotto scorta per tutto il resto della vita
Ovviamente era molto difficile rendere questa parte sullo schermo, si è invece preferito raccontare quelle piccole storie di uomini e ragazzi di camorra che erano solo una parte, forse non la più importante, del romanzo ma che sullo schermo hanno trovato la loro consistenza
Ne è uscito un quadro d'insieme abbastanza ben riuscito .. se devo dare un voto direi 6.5
mattomarinaio
00martedì 20 maggio 2008 11:24
visto ieri sera: [SM=x48753]
Blue.
00mercoledì 21 maggio 2008 02:05
è già in progetto un secondo capitolo del film...
... Sodoma.
sono già note alcune indiscrezioni sulla trama.
Blue.
00mercoledì 21 maggio 2008 02:06
Re: è già in progetto un secondo capitolo del film...
Blue., 21/05/2008 2.05:

... Sodoma.
sono già note alcune indiscrezioni sulla trama.




praticamente... nel seguito... lo prendiamo in quel posto...
Numero6
00mercoledì 21 maggio 2008 17:06
Re: è già in progetto un secondo capitolo del film...
Blue., 21/05/2008 2.05:

... Sodoma.
sono già note alcune indiscrezioni sulla trama.




ilBarone73
00giovedì 22 maggio 2008 09:47

Grandissimo film, girato meravigliosamente (del resto mi aspettavo molto da Garrone).

Non so cosa c'è in concorso a Cannes, ma questo ce lo vedo benissimo come Palma d'Oro...
gippu
00giovedì 22 maggio 2008 12:03
Re:
ilBarone73, 22/05/2008 9.47:


Grandissimo film, girato meravigliosamente (del resto mi aspettavo molto da Garrone).

Non so cosa c'è in concorso a Cannes, ma questo ce lo vedo benissimo come Palma d'Oro...



Ok, la conferma che aspettavo. Vo stasera a vederlo.
gippu
00venerdì 23 maggio 2008 02:03
Non gli si può onestamente dare meno di 8.
----------
Cinque storie tratte da “Gomorra” di Roberto Saviano: 1) l’adolescente Totò si lascia coinvolgere in una faida di quartiere; 2) Don Ciro, rispettabile porta-soldi della camorra, è costretto a depennare dalla lista dei “clienti” Maria, il cui figlio si è arruolato tra gli scissionisti; 3) Franco si occupa dello smistamento dei rifiuti tossici e prende con sé il giovane Roberto, figlio di un suo caro amico; 4) il sarto Pasquale cerca di svincolarsi dalla camorra e accetta un’offerta cinese di tenere dieci lezioni a duemila euro l’una; 5) Marco e Ciro, cresciuti nel mito di Scarface, cercano l’autoaffermazione in spregio alle regole dei clan della zona.
Il più grande successo editoriale degli ultimi anni – ancora più inatteso perché avvenuto in Italia, dove solitamente non si va più al di là dell’oroscopo – è ora, soprattutto, un film clamoroso e potentissimo, necessario ancor più che bello, la cui importanza è anche superiore alla qualità. Costretti ad un confronto con i film politici della grande stagione anni ’60 dell’impegno, della denuncia e dell’indignazione civile, la principale differenza di “Gomorra” è l’assoluta mancanza di speranza, redenzione e via di scampo; tutto il film è un’intera strada senza uscita nei surreali cunicoli di Scampia, nei suoi sgabuzzini fetidi, nelle sue suburre da film iraniano. L’ineluttabilità dei destini raccontati è totale, chi prova a ribellarsi (in qualunque modo) muore ammazzato o si allontana da solo fino a uscire dal fuoco, finendo forse a “fare le pizze”. C’è in un certo senso qualcosa di inspiegabilmente mediorientale in questo Sud profondissimo e maledetto, ben espresso dalle scenografie e dai dialoghi (tra cui quello, fondamentale, tra il portasoldi e il capetto del clan avverso, che in altri termini sembra un riassuntino del conflitto arabo-israeliano); l’angoscia cresce con la consapevolezza che tutto ciò è mediamente a due ore di treno da ognuno di noi. Attori quasi tutti non professionisti, ad eccezione di Toni Servillo (che, ben assistito dalla sceneggiatura, resiste alla tentazione di cannibalizzare il film) e di Gianfelice Imparato (il "sottomarino"); particolarmente lodevoli i due ragazzini dell’ultimo episodio. Tecnicamente Garrone migliora a vista d’occhio, le inquadrature si fanno sempre più spesse e impressionistiche e l’uso della camera a mano giunge a vette difficilmente eguagliabili, come quando si addentra negli antri bui che circondano le Vele con rese espressive degne dei neri di Goya; magniloquente anche e soprattutto a livello sonoro. Senza sacrificare la propria autorialità: l’inizio è garroniano a ventiquattro carati. Fotografia impietosa e scoraggiata di un mondo a parte, e di riflesso di un Paese che ha assistito, colpevolmente imbelle, allo Scempio. Garrone ci urla che è troppo tardi.

Voto: 8



gippu
00venerdì 23 maggio 2008 02:06
Re:
Gonzo Kent, 17/05/2008 9.17:

(ma c'è abbastanza italiano per candidarlo agli Oscar? -ricordate il caso Private?-).



Secondo me è il classico film da Oscar per il miglior film straniero, specialmente se sarà - in qualche modo - premiato a Cannes: libro tradotto in inglese, tema civile, a suo modo spettacolare. Il caso Private era diverso, si trattava di un film che di italiano aveva solo il regista...
Gonzo Kent
00venerdì 23 maggio 2008 09:03
Re:
gippu, 23/05/2008 2.03:


3) Franco si occupa dello smistamento dei rifiuti tossici e prende con sé il giovane Roberto, figlio di un suo caro amico;




Ma sei sicuro? Quando lo incontra all'aereoporto gli chiede che lavoro fa e dove è stato, a me sembra che non si conoscano.

mattomarinaio
00venerdì 23 maggio 2008 09:35
Re: Re:
Gonzo Kent, 23/05/2008 9.03:



Ma sei sicuro? Quando lo incontra all'aereoporto gli chiede che lavoro fa e dove è stato, a me sembra che non si conoscano.





ilBarone73
00venerdì 23 maggio 2008 10:09
Re: Re:
Gonzo Kent, 23/05/2008 9.03:



Ma sei sicuro? Quando lo incontra all'aereoporto gli chiede che lavoro fa e dove è stato, a me sembra che non si conoscano.





Infatti è proprio all'aeroporto che Roberto presenta suo padre a Franco... prima non si conoscevano.
gippu
00venerdì 23 maggio 2008 12:15
Re: Re:
Gonzo Kent, 23/05/2008 9.03:



Ma sei sicuro? Quando lo incontra all'aereoporto gli chiede che lavoro fa e dove è stato, a me sembra che non si conoscano.





Pardon, ho scritto male e me ne sono accorto poco dopo. La cordialità di Servillo nei confronti del ragazzo e del signore mi aveva fatto pensare che si conoscessero già da prima.
gippu
00domenica 25 maggio 2008 20:09
Mmm quasi. Gran Premio della Giuria. Comunque bel colpo.

E che film ti vanno a premiare i francesi pur di non far vincere un italiano...




mattomarinaio
00martedì 27 maggio 2008 09:38
Re:
gippu, 25/05/2008 20.09:

Mmm quasi. Gran Premio della Giuria. Comunque bel colpo.

E che film ti vanno a premiare i francesi pur di non far vincere un italiano...








stanno ancora a rosicare per il mondiale [SM=g27827]
-Soho-
00mercoledì 28 maggio 2008 19:17
Visto ieri, confermo gli otto che avete disseminato in giro per il post.
Sono rimasto davvero basito, ho letto il libro e posso dire di non ignorare completamente la realtà dei quartieri poveri e degradati ma l'impatto della visione è stato tremendo. Quasi non si riesce a credere che ci sia gente che vive in quel modo -con tale sprezzo della legge, delle convenzioni sociali, della vita- a pochi chilometri dalla propria città, dalla propria casa.
Ovviamente il film parla di Camorra, ma al di là dell'esaltazione scenica della mafia (tentativo assolutamente consapevole, come testimonia la storia dei due ragazzi che parlano solo dialetto ma recitano intere battute da Scarface), mi è sembrata una denuncia assai piu' generica ed allarmante; una testimonianza di come si biasimi il cattivo ma si ricorra poi senza troppi dilemmi morali alla delinquenza per non annegare nelle difficoltà quotidiane.

Un ultima citazione per la fotografia: grandangoli straordinari, un uso magistrale della profondità di campo, della camera a mano (come già sottolineato da Gippu) e delle soggettive.
Pres.Belluscone
00domenica 1 giugno 2008 10:45
Visto ieri sera. Non ho letto il libro. E non riesco a dare un voto al film. Non ci riesco perchè tutto quello che abbiamo visto sullo schermo, per molti di voi è stata una sorpresa o uno stupore, per me invece è la vita di tutti i giorni.

Io cittadino "invisibile" sono avvolto, coinvolto e convivente di questa situazione ed in questo ambiente.

La mia visione del film è stata come assistere ad un filmino di matrimonio o a qualche vhs girato in famiglia.
Riconosci le facce, i caratteri, i posti e le situazioni. Pensi d'essere lontanto da questa vita, invece, al cinema con "Gomorra" ti rendi conto che la vivi tutti i giorni.

Anzi le storie cruenti messe sullo schermo sono soltanto "cinema" e la realtà mi proietta situazioni ancora più assurde, cruente e violente.

L'altro giorno è "ricomparso" dalla terra alle pendici del Vesuvio il corpo di un ragazzo che conoscevo di vista che era "scomparso" da qualche mese.

Garrone tecnicamente (riprese, foto, montaggio, colonna sonora) è sbalorditivo come bravura in questo film. Ma non riesco a togliermi dalla testa quelle storie. Tanto simili e tanto vere al quotidiano.
Napoli e la provincia: una contraddizione vivente. Inferno e paradiso in pochi metri.
Però dopo aver visto "Gomorra" ho paura, perchè ho compreso che ormai l'inferno è anche a casa mia, nella mia strada, nella mia parte di paradiso anche se non si vive alle Vele o nella 167.

Voto. 9.5
Numero6
00domenica 1 giugno 2008 19:15
Re:
Pres.Belluscone, 01/06/2008 10.45:

Visto ieri sera. Non ho letto il libro. E non riesco a dare un voto al film.

[...]

Voto. 9.5

Eh già.


mercurio81
00giovedì 19 giugno 2008 20:17
Re:
gippu, 23/05/2008 2.03:

Non gli si può onestamente dare meno di 8.
----------
Cinque storie tratte da “Gomorra” di Roberto Saviano: 1) l’adolescente Totò si lascia coinvolgere in una faida di quartiere; 2) Don Ciro, rispettabile porta-soldi della camorra, è costretto a depennare dalla lista dei “clienti” Maria, il cui figlio si è arruolato tra gli scissionisti; 3) Franco si occupa dello smistamento dei rifiuti tossici e prende con sé il giovane Roberto, figlio di un suo caro amico; 4) il sarto Pasquale cerca di svincolarsi dalla camorra e accetta un’offerta cinese di tenere dieci lezioni a duemila euro l’una; 5) Marco e Ciro, cresciuti nel mito di Scarface, cercano l’autoaffermazione in spregio alle regole dei clan della zona.
Il più grande successo editoriale degli ultimi anni – ancora più inatteso perché avvenuto in Italia, dove solitamente non si va più al di là dell’oroscopo – è ora, soprattutto, un film clamoroso e potentissimo, necessario ancor più che bello, la cui importanza è anche superiore alla qualità. Costretti ad un confronto con i film politici della grande stagione anni ’60 dell’impegno, della denuncia e dell’indignazione civile, la principale differenza di “Gomorra” è l’assoluta mancanza di speranza, redenzione e via di scampo; tutto il film è un’intera strada senza uscita nei surreali cunicoli di Scampia, nei suoi sgabuzzini fetidi, nelle sue suburre da film iraniano. L’ineluttabilità dei destini raccontati è totale, chi prova a ribellarsi (in qualunque modo) muore ammazzato o si allontana da solo fino a uscire dal fuoco, finendo forse a “fare le pizze”. C’è in un certo senso qualcosa di inspiegabilmente mediorientale in questo Sud profondissimo e maledetto, ben espresso dalle scenografie e dai dialoghi (tra cui quello, fondamentale, tra il portasoldi e il capetto del clan avverso, che in altri termini sembra un riassuntino del conflitto arabo-israeliano); l’angoscia cresce con la consapevolezza che tutto ciò è mediamente a due ore di treno da ognuno di noi. Attori quasi tutti non professionisti, ad eccezione di Toni Servillo (che, ben assistito dalla sceneggiatura, resiste alla tentazione di cannibalizzare il film) e di Gianfelice Imparato (il "sottomarino"); particolarmente lodevoli i due ragazzini dell’ultimo episodio. Tecnicamente Garrone migliora a vista d’occhio, le inquadrature si fanno sempre più spesse e impressionistiche e l’uso della camera a mano giunge a vette difficilmente eguagliabili, come quando si addentra negli antri bui che circondano le Vele con rese espressive degne dei neri di Goya; magniloquente anche e soprattutto a livello sonoro. Senza sacrificare la propria autorialità: l’inizio è garroniano a ventiquattro carati. Fotografia impietosa e scoraggiata di un mondo a parte, e di riflesso di un Paese che ha assistito, colpevolmente imbelle, allo Scempio. Garrone ci urla che è troppo tardi.

Voto: 8






Ringrazio e mi [SM=x48753] per la recensione.

Ho grassettato la cosa che mi è sembrata più evidente. Pur nella sottile tecnica di Garrone, non è certamente un film piacevole, o anche solamente malioso, di quella malìa che anche l'orrido, tante volte, può avere.

L'impressione mia, invece, è stata quella di un film più scritto che girato. Con piccole, abbaglianti aperture di cinema senza tempo, quasi da De Sica, nello scioglimento dell'episodio di Servillo e del suo apprendista, con la vecchina che chioccia "questa campagna è tutta rovinata - tutta rovinata".

Sgomento schindlerlistiano per l'episodio dei due scarface casalesi. Tra i mugugni e gli scatti di ira dissennata, ci si chiede se i protagonisti siano esseri umani.

Meraviglioso, bellissimo, il vertice del film, la vicenda del sarto Pasquale. Da commozione.
vera zasulic
00martedì 27 gennaio 2009 12:20
Re: Re:
Visto sabato sera al cinema di silvano agosti,che consiglio a tutti quelli che capitano da queste parti.
Il film mi è piaciuto molto e mi sono sentita fortunata a vivere a roma;chi ha letto il libro mi ha riferito che i personaggi sono caratterizzati meglio,in particolare il sarto nel vedere il suo abito indossato dalla jolie,pare che impazzisca ( e questo nel film non si vede).Poi pare che il libro abbia anche molti più punti umoristici ed a tratti risulti persino divertente ( mi riserverò di leggerlo).
Mi ha commosso la figura della vecchietta,che nella sua ignoranza,capisce che la terra ha qualcosa che non va,mentre credo di riconoscere nell'aiutante dell'assessore l'autore del libro sia perchè ha lo stesso nome,sia perchè è l'unica figura positiva.
Infine mi vergogno un po' a dirlo,ma i due scugnizzi che imitano scarface li ho detestati per tutto il film e sono contenta che abbiano fatto quella fine

Lettera F
00mercoledì 22 luglio 2009 01:10
Re:
gippu, 5/23/2008 2:03 AM:

Non gli si può onestamente dare meno di 8.
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o); l’angoscia cresce con la consapevolezza che tutto ciò è mediamente a due ore di treno da ognuno di noi.
Voto: 8




a parte che l'alta velocità non è ancora arrivata a tanti, quoto anche il voto, nonostante abbia prima visto il film poi letto i sottotitoli, per cui l'ho vissuto con una non voluta distanza verghiana. Ma non certo di malavoglia.



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