"Così l'ho intitolato Chiedi alla polvere, perchè in quelle strade c'è la polvere dell'Est e del Middle West, ed è una polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, una frenetica ricerca di un riparo, la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere.
E c'è una ragazza ingannata dall'idea che felici fossero quelli che si affannavano, e voleva essere dei loro."
In questa suo capolavoro Fante (1909-1983, figlio di genitori italiani e cresciuto in Colorado, trasferitosi poi a Los Angeles) mette in scena con "talento bestiale" le avventure e le vicende interiori del suo alter-ego Arturo Bandini. Questo ventenne che da greaser poveraccio ha l'ambizione di divenire un grande scrittore e che vive il costante dubbio generato dalla formazione cattolica (quale "sangue che mi scorreva dentro"), e dalla lettura di Nietzsche, si ritrova alle prese con l'amore difficile con una messicana-americana.
Letto su suggerimento di un uomo-spettacolo che l'ha suggerito a me, Charro e Guaizzon in libreria e che ha Fante come idolo assoluto, devo dire che l'ho apprezzato molto, seppure non sono arrivato ad idolatrarlo.
Alcune parti sono davvero belle e intensissime. E poi ci sono due parti, anche "slegabili" al resto del romanzo, davvero gustose (in una lui e il vicino senza soldi e affamatissimi hanno una voglia pazzesca di cibo e così seguendo la fame feroce di quest'ultimo vanno a rubare un vitello, lo portano a casa e lo macellano).
"Smith e Jones e Parker, farmacisti, banchieri, panettieri, con la polvere di Chicago, di Cicincinnati, di Cleveland sulle scarpe, condannati a morire al sole, e qualche dollaro in banca, abbastanza per abbonarsi al Los Angeles Times, abbastanza per tenere viva l'illusione che questo fosse il paradiso e che le loro casette di cartapesta fossero dei castelli.
Erano sradicati, gente vuota e triste, gente vecchia e giovane, gente di casa mia, condannata a morire al sole. Con le loro camiciole a colori vivaci e gli occhiali da sole erano in paradiso e si sentivano a casa. Ma giù nella Main Street, giù a Towne e a San Pedro, e per un miglio lungo la parte inferiore della 5° strada vivevano tutti gli altri; le decine di migliaia che non potevano permettersi nè gli occhiali da sole nè una camiciola da quattro soldi, che si nascondevano nei vicoli durante il giorno e sgattaiolavano nelle topaie la notte.
(...)
Ah, Camilla! Quando ero ragazzo, laggiù nel Colorado, erano questi stessi Smith, Parker e Jones a ferirmi apostrofandomi con atroci nomignoli. Per loro ero Wop, Dago o Greaser e anche i loro bambini mi insultavano, come io ho insultato te, stasera. (...) Ho vomitato sui loro giornali, ho letto i loro libri, studiato le loro abitudini, mangiato il loro cibo, desiderato le loro donne, ammirato la loro arte. Ma sono povero, il mio nome termina con una vocale dolce e loro odiano me, mio padre e il padre di mio padre. Avrebbero voluto succhiarmi il sangue e abbattermi come un animale, ma ora sono vecchi e stanno morendo sotto il sole e nella polvere caldadelle strade, mentre io sono giovane e pieno di speranze e di amore per il mio paese e i miei tempi, e se ti chiamo "indiana" non è il mio cuore che parla, ma il ricordo di una vecchia ferita, e io mi vergogno della cosa tremenda che faccio." (Capitolo 6)
AH, quasi dimenticavo, ho appena scoperto che fra poco uscirà nei cinema un film tratto prorio da questo libro, con Colin Farrell e Salma Hayek!
[Modificato da rijkaard 22/08/2005 0.38]