Buddy "Aces" Israel must die

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vanni-merlin
00mercoledì 15 agosto 2007 12:30
Buddy "Aces" Israel must die



Eppure accade. Che una pellicola adrenalinica, una commedia nera, un thriller senza respiro, uno sfogo violentissimo, esca un po’ in sordina alla fine di luglio sugli schermi italiani. La UIP ha deciso così: un film di genere che deve competere con i blockbuster di fine stagione e il caldo estivo. Una raccomandazione: non perdete Smokin’ Aces (sito vietato ai minori di 18 anni), sicuramente una delle migliori occasioni di passare una serata al cinema. Scritto e diretto da Joe Carnahan (che ha girato solo Narc, 2002, passato al Sundance), il film ha un meccanismo a spirale che conduce alla suite imperiale dell’ultimo piano dell’ hotel-casinò Nomade, affacciato sul lago Tahoe, Nevada. Qui è rintanato Buddy “Aces” Israel (Jeremy Piven), un ex illusionista di una certa fama, un istrione un po’viscido che si è fatto le ossa nei peggiori ambienti di Las Vegas. “Alla maniera di Sinatra”, affascinato dalla mafia italiana, è diventato il pupillo del numero uno, il boss calabrese Primo Sparazza. Ma si è montato la testa e ha pensato di mettersi in proprio. Così la mafia ha messo una taglia di 1 milione di dollari sulla sua testa mentre l’FBI sta trattando con lui per farlo confessare e incastrare il super-boss.



E infatti gli agenti federali Messner e Carruthers (Richard Messner e Ray Lotta) sono mobilitati per acchiapparlo vivo. Ma l’odore dei soldi solletica una composita schiera di personaggi. Ciascuno con i propri mezzi vuole mettere le mani su Aces. Ci sono due toste afro-americane (l’artista soul Alicia Keys e Sharice Watters), un trio di psicopatici neonazisti senza freni (Chris Pine, Kevin Durand, Maury Serling), lo specialista in torture Pasquale Acosta (Nestor Carbonell), lo spietato trasformista (Tommy Flanagan) e un usuraio dell’ ambiente dei casinò (Ben Affleck) con un paio di complici. L’avvicinamento al bersaglio è una corsa ad ostacoli che si confonde con il via vai dell’hotel. Nessuno sa niente dei piani altrui. L’adrenalina cresce ad ogni cambio di scena, fino alla deflagrazione violentissima del tutti contro tutti. Moltiplicata al quadrato per i tentativi ripetuti e le apparenti uscite di scena.



Girato con una perizia da appassionato del genere e montato con precisione millimetrica, Smokin’ Aces è un meccanismo ad orologeria che funziona alla perfezione. Tanto era fitta la trama e i movimenti dei personaggi che sarebbe stato facile perdere le coordinate. Invece Carnahan padroneggia l’ operazione dosando ogni cosa con la cura dell’alchimista: tensione e quotidianità, violenza e pietà (come la faccia pietosa del bravo Jeremy Piven “Aces”), humor nero e personaggi surreali (vedi il ragazzino dl karate). Alcuni dialoghi valgono i soldi del biglietto. Per esempio: Aces, pieno di cocaina, dopo una serata passata con mezza dozzina di squillo dice ai suoi: “I fiori sono secchi, chiama il fioraio”. Uno scagnozzo sveglia le ragazze, ne strattona una: “Ehi, muoviti, sei passata da pantera a pantegana nel giro di sei ore!”. Il finale, naturalmente con sorpresona, è così incredibile che magari lascerà qualcuno interdetto. Ma l’FBI si prende la sua bella lezione di moralità. Incandescente la colonna sonora, già solo per le due hit (facile) di Stooges e Motorhead. pasquale.colizzi@fastwebnet. it




da: www.unita.it/view.asp?IDcontent=67575


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