Banalità (spot The Middle Man per Wbff Maniacs)

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wordlife85
00martedì 13 maggio 2008 09:52
Ero solo.
Io ero felice.
Vicino a me tre specchi. Per la precisione, uno di fronte, uno alla mia sinistra ed uno alla mia destra.

Guardo avanti a me, e osservo un ragazzo basso e tarchiatello, probabilmente la natura gli ha giocato un brutto tiro. Mi osserva con occhi tristi, sembra che la vita non gli abbia riservato molte fortune. Ricambio il suo sguardo e lui sembra rispondermi, allo stesso modo. Osservo il mio corpo e comprendo come, talvolta, il destino possa riservare delle cose che tutti noi diamo per scontate, come se fossero conseguenza inevitabile del nostro esser vivi.
La salute, l’aspetto pulito e ordinato, tutte cose che ognuno di noi recepisce come elementi di vita quotidiana indipendenti dalla propria volontà; elementi sui quali fermarsi e riflettere costa troppa fatica, e considerare che, probabilmente, non tutti hanno questa fortuna risulta controproducente per il nostro benessere mentale.

Mi volto verso sinistra, e osservo un ragazzo alto, anzi altissimo, ma veramente troppo magro. Come mai non mangi, figliolo? Sei in ristrettezze economiche? Questo è ciò che penso, la mia follia non conosce ostacoli. Mi immedesimo nella situazione di colui che sto osservando, ben sapendo che la realtà è differente da come la mia fantasia la sta dipingendo.
Quel ragazzo ha negli occhi un velo di malinconia, cerco di scrutare in lui un timido sorriso, un impercettibile movimento che mi faccia esclamare “si, ti capisco!” ma nulla, rimane immobile a guardarmi dritto negli occhi, ricambiando il mio atteggiamento. Ancora una volta galoppa la mia mente verso considerazioni mai troppo prese sul serio. Perché siamo tutti così diversi? Ed in fondo, perché preoccuparsene? Ognuno di noi ha una vita da vivere secondo le proprie possibilità, i propri ideali. Ma non è forse questo l’egoismo dal quale fuggire per un mondo migliore?

Troppe domande, troppe risposte banali, così, senza pensarci su troppo, decido di girarmi a destra, e vedo un ragazzo completamente deformato, un corpo a zig zag che inquieta a dir poco. Sobbalzo all’indietro, spaventato dalla visione, e anche lui, probabilmente stupito dalla mia reazione, ha uno scatto repentino che lo fa indietreggiare. Torno sui miei passi, anche lui mi si avvicina. Questa volta non penso né alla situazione economica, né a quella alimentare, né alla salute. Mi chiedo se questo ragazzo troverà mai la sua anima gemella, così conciato. So che è alquanto indelicato porsi una domanda di questo genere, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente, la prima in assoluto.
Esistono in questo mondo esseri umani marchiati a vita da deformazioni più o meno evidenti, che possono precluderne la vita sociale e la stabilità all’interno di un determinato gruppo. Compito degli altri è quello di farli sentire a proprio agio, dei “normali”, eppure tutto ciò non sempre accade. Anzi, spesso accade che i primi a rendere invivibile la loro esistenza siano proprio i cosiddetti normali.


(pausa breve)


E’ questa la normalità?
E’ questo il mondo in cui vivo?
Queste persone, nonostante la loro condizione, sono felici?

Un vortice di domande occupava i miei pensieri, squarciato solo da una flebile voce:
- Finalmente ti ho trovato!
Una risata amica, una voce conosciuta, mi voltai e trovai dietro di me Louise, mia moglie.
- Non pensavo che fosse così complicato districarsi in mezzo a tutti questi specchi…


In religioso silenzio, osservai mia moglie e le sorrisi, lasciandola alquanto allibita. La abbracciai con forza, e, sorridendo, osservai l’immagine dello specchio di fronte a me.
Il ragazzo era sempre basso e tarchiatello, ma accanto a se aveva la sua anima gemella. Era felice.
Mi voltai nuovamente verso sinistra: il ragazzo altissimo e magro non era cambiato nell’aspetto, ma anche lui sorrideva a fianco della sua gigantesca e magrissima consorte. Era felice.
Alla mia destra, due giovani dal corpo deformato si abbracciavano e il ragazzo che prima era triste e spaventato ora mostrava la sua gioia. Era felice.


(pausa di riflessione)


Sono solo.
Io ero felice.
Ricordo come fosse oggi quel giorno di cinque anni fa. Louise era incinta, stavo per diventare padre. Ero l’uomo più felice della terra, ma peccavo d’egoismo. Quell’egoismo che, purtroppo, colpisce anche le persone per bene, le persone comuni quali il sottoscritto. Quando tutto procede a gonfie vele, spesso non ci si accorge di quanta sofferenza e di quanti problemi affliggano il mondo che ci circonda. Fortunatamente, quella giornata al parco divertimenti aveva risvegliato in me quel senso civico che era ormai sopito da troppo tempo.
E’ proprio vero: ciò che non tocchi con mano non fa né caldo né freddo. Una situazione bisogna viverla per poterne godere appieno delle potenzialità. Pensavo di aver imparato una lezione importante, una lezione di vita…ma non sempre le cose sono come appaiono in prima istanza.


Infatti
(pausa)

Sono passati
(pausa)

Cinque anni
(pausa)

Cinque lunghissimi anni
(pausa più lunga)



E tutte quelle ovvietà, tutte quelle banalità tornano d’attualità. Mi ero chiesto se una persona all’apparenza anormale potesse esser felice. La risposta, ovviamente, non poteva che essere si. Ogni persona può esser felice se può contare sull’apporto di gente che ti comprende, che ti capisce, che ti resta vicino.
Pensavo di aver compreso che, se una cosa la vivi in prima persona, se hai con te chi ti reca conforto, hai la soluzione per tutto.

Come sbagliavo.

In linea di massima, il mio ragionamento è giusto, se si parla di coloro che, ad un occhio disattento, possono apparire come tristi, scontenti, infelici. Una persona normale può soffrire più di coloro che vengono estraniati dal mondo, emarginati dalla società?


(pausa)


Può soffrire.


(pausa)


Sto soffrendo.


(pausa di oltre un minuto, rotta di tanto in tanto da un singhiozzo e da una lacrima)




Quattro anni fa, l’uragano Kathrina ha spazzato via la mia gioia, la mia felicità, mi ha privato di tutto ciò che possedevo, di tutto ciò che contava realmente nella mia vita. La mia famiglia.
Tutte quelle banalità di cui parlavo prima tornano d’attualità, invertendo gli oggetti.
Può una persona all’apparenza benestante e agiata, soffrire più di chiunque altro, lo può eccome.


(il pianto si fa incessante, mescolato alle parole)


Tutto ciò è assurdo, il destino beffardo ha voluto questo, non posso appoggiarmi a nulla se non al ricordo di ciò che fu.

Ovvietà.
Banalità.
Queste parole sono d’attualità nella mia esistenza.

Ero convinto che una persona si rendesse conto di ciò che realmente conta nella vita solo quando vive in prima persona quell’evento. Ma tutto ciò è solo parzialmente vero. Una persona si accorge di ciò che conta quando vive una situazione impersonale, che non riguarda la propria esistenza.
Una persona che vive la quotidianità fatta di gesti all’apparenza normale, si rende conto di quanto fossero importanti solo una volta che queste cose non ci sono più.

E’ proprio vero, si desidera possedere ciò che non si ha ma che si ha già avuto. Solo che, quando lo si aveva, si riteneva fosse scontato. Se duole l’assenza di routine, significa che quella routine è ciò di cui si ha bisogno peri tirare avanti. Per essere felici.
Ovvietà.
Banalità.
Mi mancano, e mai nessuno potrà ridarmi indietro la gioia della normalità perduta.


(un ultimo, straziante pianto, interrompe i ricordi del giovane Terrel)
cell in the hell
00martedì 13 maggio 2008 10:22
Ore 1:00 di notte: "devo spottare anch'io?" "perché no" "domani arriva"
Ore 9:52: spot online.

Davide, non so come fai a scrivere così tanto nel giro di una notte passata a dormire, complimenti! Non lo leggo ora perché sono un po' stordito, ma fra qualche ora lo leggo con piacere.
Welcome back!!!!!!!!!!!!! [SM=g27811]
wordlife85
00martedì 13 maggio 2008 11:04
L'ispirazione per lo spot mi è venuta ieri sera creando il personaggio, ma la trovavo banale e scontata.

Quell'idea di banalità l'ho modificata tenendola in considerazione come tema centrale del mio spot, ma impostandolo in modo totalmente diverso, rendendo quell'idea il punto focale dello spot stesso ed esaltando ovvietà e banalità come centro dello spot, spiegando la psicologia dell'uomo medio quale Terrel e la sofferenza dell'uomo medio nel perdere i suoi cari.

E' un introspezione di un personaggio non colto, non particolarmente intelligente, ma neanche stupido, che apprezza i valori della vita di tutti i giorni. Un'esaltazione della quotidianità, un rimpianto della routine perduta.

Spero venga apprezzato, sono soddisfatto del mio lavoro [SM=g27823]
cell in the hell
00martedì 13 maggio 2008 23:26
Questo spot mi è proprio piaciuto, trasformi le banalità in qualcosa di nostalgico. Ho trovato una buona impronta cinematografica nello spot, è stato piacevole da leggere, sicuramente riflessivo. Complessivamente ho un buon giudizio sullo spot, mi è sempre piaciuto il tuo modo di scrivere, non tendi mai ad annoiare perché spiazzi tutti con delle rivelazioni.
ECstyles
00mercoledì 14 maggio 2008 14:41
Spot bellissimo che da un idea di chi sia il pg. Da un idea su quali siano i suoi rimpianti e, più in generale sui suoi pensieri.

Piccola digressione: probabilmente il pg mi piace perchè da poco ho scritto un saggio breve su Kathrina...
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