Alle Donne del Forum...

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miguelsonsempermi
00domenica 20 giugno 2010 21:30
Medea, Antigone ed altre cattive ragazze
Chi erano Medea ed Antigone? Entrambe figure della mitologia greca rappresentano, ciascuna con tratti diversi, due caratteri di grande personalità, due donne indomite, incapaci di sottomettersi al potere maschile e capacissime di ribellarsi con grande potenza.
miguelsonsempermi
00domenica 20 giugno 2010 21:31
Medea arriva ad uccidere i suoi figli per ribellarsi a Giasone che, dopo aver trascorso con lei una vita e generato due figli, per mere brame di potere politico decide di ripudiarla per aprirsi un varco verso un matrimonio regale. A questo Medea si ribella, strappando da se', in una scelta estrema e tragica, perfino la carne del suo sangue, uccidendo i figli, suoi ma anche di Giasone, in una visione rabbiosa, furiosa ed esplosiva fino alla tragedia, ma al contempo indomita e orgogliosamente ribelle nel suo rapporto con l'uomo e con la prole.
miguelsonsempermi
00domenica 20 giugno 2010 21:34
Medea e' la rappresentazione di una furia vendicatrice, una donna il cui orgoglio supera l'amore per i suoi figli e la sofferenza che patirà perdendoli, colei che preferisce vedere i suoi nemici morti piuttosto che i suoi figli vivi, padrona della sua vita al punto di annientarla non solo come passato e presente, ma perfino come futuro nella distruzione della sua progenie; una donna/lupo che si strappa a morsi una zampa imprigionata in una tagliola pur di non sacrificare la sua selvaggia libertà.

Medea e Giasone
miguelsonsempermi
00domenica 20 giugno 2010 21:45
Medea – 1868
particolare di un dipinto di Henri Klagmann (1842-1871)
Nancy - Musée des Beaux-Arts

In greco Mëdeia, in latino Medea. Celebre maga, figlia di Eeta - re della Colchide e fratello di Circe - e di una ninfa oceanina. S’innamorò di Giasone, quando l’eroe si recò in Colchide con gli Argonauti, e lo aiutò a conquistare il vello d’oro, fuggendo poi con lui. Poiché il re Pelia, che aveva usurpato il regno di Iolco a Giasone promettendo di restituirglielo se l’eroe gli avesse portato il prezioso vello, non mantenne la promessa, Medea si vendicò sottoponendolo a una morte crudele: indusse le figlie del vecchio re a sgozzarlo e a bollirne le membra. Acasto, figlio di Pelia, succeduto al padre, costrinse alla fuga Medea e Giasone, che si rifugiarono a Corinto.

Dopo dieci anni Giasone s’innamorò di Glauce, la bella figlia del re Creonte, e per sposarla ripudiò la maga. Costei, pazza di gelosia, causò la morte della fanciulla tra atroci spasimi e trucidò i propri figlioletti, Mermero e Fere, avuti da Giasone. Per sottrarsi alla vendetta del marito, la maga fuggì ad Atene su un carro tirato da due draghi alati. Sposò il vecchio re Egeo, da cui ebbe Medo, e tentò invano di uccidere Teseo, figlio di Egeo, ma il re, compresa la sua malvagità, la cacciò dalla reggia e dal paese. Medea si recò nella Colchide e di lei non si seppe più nulla. Aveva portato con sé il figlioletto Medo, da cui discese il popolo dei Medi
miguelsonsempermi
00domenica 20 giugno 2010 21:48
Antigone invece non si ribella per motivi di orgoglio, la sua disubbidienza e' verso il potere maschile ed al contempo politico, verso un Re despota che nega la sepoltura alle spoglie di suo fratello, un'ingiustizia che Antigone vive non solo come sofferenza sul piano personale, ma in una piu' vasta visione etica del mondo nella quale il culto dei morti e' sacro e và rispettato.
Antigone si ribella ad un potere politico che non riconosce equo ed etico, sceglie, pur sapendo di sacrificare la sua vita, di tener fede ai propri principi disobbedendo ad una legge che non riconosce come legge morale e giusta, ma nella quale vede solo l'arroganza di un uomo che approfitta del suo potere terreno per scrivere leggi e norme in contrasto con i sentimenti superiori, universali e profondi dell'animo umano. Antigone incarna da secoli la ribellione ad un potere autoritario gestito con logiche personali che si sostituisce alla gestione della cosa pubblica.
miguelsonsempermi
00domenica 20 giugno 2010 21:50
Trama:

Dopo l'assedio a Tebe e la morte dei due fratelli, Eteocle e Polinice, nati dall'incesto tra Giocasta e suo figlio Edipo, il nuovo signore della città, Creonte, fratello di Giocasta, emana un editto che vieta di seppellire Polinice, accusato di Tradimento della Patria. Una delle due sorelle di quest'ultimo, Antigone, è decisa a trasgredire l'ordinanza , in base a "leggi non scritte" sui doveri familiari, mentre l'altra, Ismene, rifiuta di andare contro la città e il re. Quando Antigone viene scoperta viene fatta rinchiudere da Creonte in una grotta, affinchè muoia di fame e non uccisa apertamente: ciò infatti porterebbe sventura a tutta Tebe. Emone, figlio di Creonte e innamorato di Antigone, non riesce a convincere il padre. La fanciulla nella grotta piange per le sue prossime nozze con la morte; quando poi Creonte, spinto dal vaticinio dell'indovino Tiresia, decide di cancellare la sentenza, è ormai tardi: Antigone si è impiccata, Emone si è ucciso per amore di lei ed Euridice, moglie di Creonte si è suicidata per il dolore della perdita del figlio.
miguelsonsempermi
00domenica 20 giugno 2010 21:56
Queste due donne rappresentano due figure pronte a tutto pur di non accettare quella che ritengono sia un'ingiustizia e non chinare il capo davanti ad un arrogante potere maschile. Di figure simili la storia ne ha viste molte e le loro vite sono spesso state tragiche; derise, maltrattate, torturate, uccise, il potere maschile ha fatto tutto cio' che poteva per infliggere ai loro corpi una punizione dovuta al possedere un'anima ribelle ed indomita.
A queste figure femminili, ne' sante ne' puttane, dedichiamo questo post, in un momento storico in cui le battaglie femministe sembrano cosa passata ed al contempo si rinnova una visione della donna centrata sulla sua -femminile grazia- o -procace sensualità- che in nulla rispetta la vera e potente essenza dell'anima delle donne, capaci di costruire con lacrime, sudore e sangue grandi pagine di Storia. A tutte le -cattive ragazze- che non si piegano ad una visione del femminile legata ubbidienza verso il potere maschile, ma oppongono a questa arroganza un'idea del Se' che chiede, ed ottiene, Rispetto.
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