[LOCANDA] Ishtuk, Kuhan e Supremo

Fehrer
00lunedì 30 maggio 2016 11:17
Fehrer, Keris, Seahorn

Riassunto:

Allo stesso tavolo siedono tre uomini che hanno forse poco da condividere, ma che perseguono un obiettivo identico. Gli argomenti spaziano dal fu Comandante dei Guardiani alla Corona e alla sua situazione attuale: la serata si chiude con un brindisi chiamato da Keris e non seguito da Fehrer, per ragioni momentaneamente sconosciute.

Commento:

Devo assolutamente abituarmi al nuovo sistema in chat.
Grazie ai due cavalieri.


FEHRER [Interno | Tavolo] Non ci sono piani di guerra, stanotte. Non ci sono massime di diplomazia né piani onirici da definire; e la Dea non varca la soglia della locanda, dove il Colosso s'è recato come semplice avventore. Sul banco innanzi a lui giacciono della carne, un boccale di birra e qualche tocco di pane: l'Alfiere osserva attentamente il cibo, prima di portarlo alla bocca, intimamente sollevato dal fatto di poter gustare il cibo nuovamente con gli occhi, e non soltanto col palato. I bocconi d'arrosto, lo Scandinavo li raccoglie con la punta d'un coltellaccio brutto e particolarmente arrugginito, con la lama scanalata e il manico, un tempo rossastro, stemperato. Il locale è semideserto: di tanto in tanto, gente del Sud brinda elegantemente e barbari del Nord levano i calici con risate sguaiate. Il Nith accompagna col mento gli inviti sia degli uni, sia degli altri, trovandosi ben presto col recipiente vuoto. Una, due, tre volte. Un sorriso pigro s'affaccia in quel d'una barba assai folta, come una lama di luce stagliatasi d'improvviso in una radura segnata dall'incuria. Ai piedi del tavolo, visibili da qualsiasi direzione si giunga, stanno due spade - una lunga e una bastarda - incrociate, che alcuni hanno fissato con curiosità, e che altri hanno evitato al pari d'una brutta malattia. Capelli lunghi, sciolti sulle spalle massicce, avvolte da una giubba in cuoio borchiato dello stesso colore del cielo affacciato sulle finestre polverose.

SEAHORN_PEGASON [ Esterno, ingresso ] Gli zoccoli che sbattono sul selciato sono il preludio all'ingresso in scena di uno dei teatranti in teoria più illustri - per congrega e grado - ma in realtà più umile, nel panorama dell'intera isola. Ha i gradi ben in vista, ed il sedere ben ancorato alla sella dell'andaluso che cavalca; la locanda è vicina, il ciottolato sfuma in un piccolo spazio con qualche picchetto per far riposare i cavalli, ed è per questo che lo spigolo della staffa destra, sospinto dall'interno piede, andrà a colpire l'interno del costato dell'animale, con veemenza, affinché arresti la sua corsa. E' un gesto naturale che Seahorn compie almeno una dozzina di volte al giorno, ragion per cui riesce a compiere velocemente la sequenza di azioni che lo portano a terra con un agile balzello. Assicura il bianco al picchetto quindi raccoglie le due lunghe - Male e Bene - dalla sacca, tenendole entrambe in mano, assicurate nei foderi, con la stessa facilità e gelosia con cui un bimbo tiene per sé un giocattolo. Si fa spazio verso l'interno quindi, sospingendo la porta, il locale semideserto, si, e lui lentamente si avvicina al bancone, vestito di sacco, come sempre, con vesti umili, ma riconoscibile sia per il grado, sia perché il Portoghese non è più un infante ormai, ed i suoi capelli brizzolati sono ormai un suo segno distintivo in un'isola protetta ed estremamente longeva.

KERIS [Stradine-->locanda] Percorre ancora una volta le stradine della cittadella in una delle tante sere che ormai si susseguono quasi come una routine per il Kuhan. Solito giro per l'isola che va a finire sempre alla locanda, per ritrovare ristoro prima di riprendere il cammino verso la cordigliera. Serata tranquilla come sempre, poco via vai data l'ora ma comunque non dovrebbe sfuggirgli la figura a cavallo che sembra diretta nella sua stessa direzione. Non ci fa troppo caso però, arrivando vicino all'ingresso della locanda poco dopo l'entrata del Cavaliere. Indossa una semplice camicia bianca e un paio di pantaloni neri che gli fasciano le gambe, ai piedi calza un paio di stivaletti di cuoio. Il medaglione da Cavaliere dei Draghi sempre appeso al collo, adagiato sul suo petto. Ignàsil, la spada bastarda, è legata alla sua cintura sul fianco sinistro mentre Vèbren, la spada lunga, è appesa sulla schiena, con l'elsa che spunta appena da dietro la spalla sinistra. Con lentezza andrebbe a schiudere nuovamente la porta lignea della locanda, dopo l'ingresso dell'altro, potendo così entrare nell'accogliente locale. C'è abbastanza gente anche stasera, seppur meno di ieri. Andrebbe a dare un veloce sguardo sui presenti per cercare magari volti conosciuti e uno lo trova. Con sorpresa coglie il viso dell'Alfiere e quindi andrebbe a muovere qualche passo in sua direzione, aspettando di essere più vicino prima di salutare.

FEHRER [Interno | Tavolo] L'ampia tavolata in noce presso la quale sosta l'Alfiere, fa angolo col bancone - a sinistra - e con l'ingresso - a destra. Gli è dato, dunque, d'adocchiare entrambi i punti d'accesso al locale, e d'essere a sua volta facilmente scorgibile attraverso la patina fumosa d'una moltitudine di respiri di pipa che sanno d'erbe speziate e chissà di quali altre diavolerie. Il soffitto è una cappa di esalazione e confidenze: non sai mai quale nuvola sia tabacco e quale sia pensiero. Il cigolio del legno e lo scricchiolio delle assi attirano lo sguardo dell'Alfiere sull'uscio proprio mentre i denti sfilacciano con cura una porzione assai generosa di rognone, la cui metà se ne sta ancora sulla punta del coltellaccio, tenuto distrattamente nella mano destra. Uno dei figuri appena giunti, a dispetto d'ogni dettaglio isolano e non, è niente più ch'uno sconosciuto servito alla mente del Nith; l'altro, Keris, che il bastardo saluterebbe a distanza con un cenno della testa, è invece invitato a sedere e a servirsi senza che la voce profonda guasti una volta soltanto la piega della bocca, ch'abbandona la stasi soltanto per richiudersi immediatamente su un nuovo boccone. Sia che prenda posto, sia che no, l'Ishtuk prosegue nella sua meticolosa opera gustativa, tagliuzzando tocchi di carne con movimenti precisi della lama arrugginita, ma perfettamente funzionale. Se il Kuhan vuol parlare, egli non dà ancora segno di intavolare la conversazione.

SEAHORN_PEGASON [ Interno, bancone ] Allo stesso modo, nonostante Fehrer sia senza alcun dubbio noto nell'ambiente, Seahorn non lo identifica con un nome, né in alcun modo ne riconosce la faccia; è quasi strano che non si riconoscano. Mentre va verso il bancone la porta non fa in tempo a richiudersi dietro di sé che già un'altra persona fa ingresso, lo sente e basta, non si gira subito, non lo nota. Lo nota poco dopo, quando appunto andrà a girarsi con la trequarti sinistra rivolta verso il tavolo di Fehrer. Lo nota mangiare con brama ciò che accoltella chirurgicamente, tanta è la sua voglia che va a stimolare l'appetito del Supremo che è giunto in locanda per sfamarsi, appunto. ''Cosa mangiate Sir?'' Domanda ispezionando dalla lunga distanza, mentre si accomoda sullo sgabello, spalle al muro, il boccone di Fehrer, per poi guardare l'Alfiere solo un secondo dopo. Sta diventando quasi anche agricoltore, Seahorn, da quando ha deciso di occuparsi personalmente della botanica della sua dimora ed un allevatore da quando si occupa delle sue stalle. E' un secondo più tardi che mentre aspetterà la risposta che gli spetta le spade tenute in mano andranno a poggiarsi a terra, proprio ai piedi dello sgabello. Quella stessa mano che poggia le spade a terra senza piegamento né sforzo sarà la stessa mano che, rialzandosi dal basso, andrà a carezzare quel filo di barba che fa da strappo alla regola alla sua rigidità.

KERIS [Ingresso-->tavolo] Continua la sua lenta avanzata tra le file di tavoli per cercare di giungere nei pressi di quello del confratello. Ancora una volta la Fiera Scarlatta si agita appena nella mente del Draconico, riconoscendo l'Alfiere e ricordando il loro ultimo incontro. L'uomo però non si lascia coinvolgere dai desideri del Simbionte mantenendo un espressione neutra e del tutto serena. Coglie l'invito silenzioso del confratello e una volta giunto abbastanza vicino direbbe “kaetaa Fehrer” semplice saluto prima di prendere posto accanto all’Ishtuk, alla sua destra. Ha interpretato quel gesto come un invito a sedersi quindi spera che l’altro non si offenda per aver invaso subito il suo spazio. “La fortuna mi sorride, ti cercavo per parlarti” gli dice con tono informale come gli era stato chiesto quando si sono rivisti. Nel mentre ancora non si dilunga sulla questione cerca di fare un segno verso la locandiera così da attirare la sua attenzione. Una volta che si sia avvicinata le chiede “mi porteresti una birra Filippa? Grazie” conclude conoscendo bene la gentilezza della padrona di casa. Va a passare ora lo sguardo per qualche istante sull'uomo al bancone, che si rivolge a Fehrer. Lo studia per un po' ma non gli sembra di conoscerlo per cui non farà commenti, per ora. Le iridi di ghiaccio si puntano nuovamente sul confratello, con fare sereno, aspettando un suo dire.

FEHRER [Interno | Tavolo] Se nella mente del giovane - se non altro, sulla Via della Lex - Kuhan è burrasca, in quella dell'Alfiere è quiete. Una quiete ch'è l'occhio dell'uragano, che tutto sa e tutto vede: tutt'attorno è tempesta e là, dove lo spirito dell'uomo si congiunge a quello del Demonio, v'è attesa. Solleva un sopracciglio e, sebbene memorizzi un particolare, si riserva d'esternarlo a Casa. [Sì?] gli domanda invitandolo così a proseguire, osservandolo per una manciata d'istanti. Non nomina né la pergamena né gli mette pressione, e Keris, che ha ormai conosciuto il fare burbero e sbrigativo del Condottiero, dovrebbe sapere di poter parlare senza patemi. Beve dal proprio boccale, vuotandolo, dunque si passa il dorso d'una mano sulla barba, voltandosi successivamente verso l'individuo che ha tagliato l'ingresso precedendo d'un soffio il confratello. Sir, lo chiama. Soffocando un sorriso divertito, consapevole dell'evidente difetto di forma legato al fatto che un appellativo come quello mal s'associ a uno come lui, piega la testa. [Carne] mormora con tono basso, come se l'orchestra ch'è il suo corpo - dal primo, irrisorio fascio di nervi all'ultima delle sinapsi - suonasse una melodia intenzionata a rilassare ogni parte di sé. Come se il cuore si vestisse d'una barriera atta a fregiare di serenità la rabbia costantemente pulsante entro i confini dell'ego maschile. [Unitevi pure, se lo desiderate] aggiunge indicandogli la parte opposta del tavolo.

SEAHORN_PEGASON [ Interno, tavolo ] I due si conoscono, è lapalissiano. Lui però non ne conosce il perché e quindi accetta di buon grado l'invito di Fehrer senza aspettare un solo secondo in più. ''Immaginavo fosse carne...'' Fa mentre avanza verso la parte del tavolo indicatagli dall'Alfiere. ''... intendevo sapere il tipo di carne e la parte che avete scelto.'' Lo dice senza il minimo accenno d'ovvietà, non lo fa per prenderlo in giro, piuttosto perché quel budello che vede nel suo piatto è qualcosa di nuovo. ''In ogni caso sono Seahorn Pegason, Cavaliere dell'Isola di Avalon.'' Va andando a tendere la mano prima prima a Keris, in una stretta solida, sicura, dopodiché a Fehrer, con la solita sicurezza. Che indugino sul petto se vogliono sapere che ruolo ricopre, non lo dirà a voce alta, ne va fiero ma non fa di ciò motivo di vanto. ''Filippa...'' La blocca prima che se ne vada dopo l'ordinazione di Keris ''Porteresti a me la stessa cosa che ha lui nel piatto, e la stessa cosa che vuole da bere lui?'' Fa indicando alternativamente Fehrer prima, Keris poi.

KERIS [Tavolo] Permane qualche istante nell'osservare l'Ishtuk mentre nella sua mente il Rosso comincia a calmarsi un po', comprendendo che la serata non vedrà nessuno scambio di colpi tra i due, e nessuna goccia di sangue spargersi come nei suoi desideri. Solo quella sillaba gli viene concessa dall'altro, che come al solito non si dilunga in convenevoli volendo subito arrivare al sodo. In effetti neanche lui solitamente si perde in chiacchiere ma voleva essere sicuro che il confratello avesse il tempo di ascoltarlo. “Sì, ho incontrato Valstaf, mi ha detto di riferirti che ti cerca” commenta inizialmente con tranquillità per poi assumere un’aria più perplessa “non mi ha detto se siete amici o meno ma era molto interessato a te, anzi solo a te, e ai tuoi problemi, che mi sono riservato di non riferire” continua il dire mentre ora gli viene portata la birra da Filippa, che ringrazia con un cenno del capo. Afferra il boccale con la mano destra per andare a berne un sorso e poter rinfrescare così la gola dopo la lunga camminata, prima di terminare il suo discorso “conoscevo Valstaf e mi è sembrato diverso da come lo ricordavo, o forse l’ho colto in una giornata in cui aveva la luna storta'' breve pausa prima di chiedere ''va tutto bene tra voi?'' concludendo il suo dire giusto per sincerarsi del legame che c'è tra i due. Discosta poi per qualche istante l'attenzione dall'Alfiere per rivolgerla all'uomo che egli ha invitato al tavolo, il quale si presenta come Cavaliere. Va a stringere la mano che gli viene porta, rispondendo al suo vigore con altrettanta forza, seppur non tutta quella di cui il Draconico possiede. ''Il mio nome è Keris, Cavaliere dei Draghi, molto piacere'' risponde sereno con la propria presentazione, lasciando poi la parola a Fehrer, alternando lo sguardo su entrambi.

FEHRER [Interno | Tavolo] A meno che non sia lui quello da cui provenga lo slancio di sarcasmo o di caustica dissimulazione, nulla la sua mente scorge come scherno o ironia. Con l'uomo dei ghiacci, ormai assai pratico di queste terre, è come con uno sconosciuto: non sai mai quando effettivamente sia serio e quando stia prendendoti per 'arse'. [Non so. Avevo fame e Filippa è stata così gentile da permettermi di riempire lo stomaco.] Scuote il capo, la locandiera. Lo fa con aria rassegnata: quella che in molti hanno vestito, presto o tardi, conoscendolo. Rognone, aggiunge la corpulenta padrona di casa, molto probabilmente sparendo poi nel retro, alle spalle del bancone, per trafficare coi nuovi ordini. L'Alfiere Nero scosta il piatto da sé, facendolo scivolare sul piano, e fissa il volto del Supremo. Non ha idea di come sia strutturata la simbologia delle loro insegne, ma a dirla tutta non si fa domande. La stretta avviene: il Nith intercetta l'arto di Seahorn all'altezza dell'avambraccio, com'è uso fra guerrieri del Nord, sebbene il nome, gli occhi e la carnagione del Cavaliere raccontino la storia di altre terre. [Fehrer, Alfiere della Casa dei Draghi.] E niente più. In passato, avrebbe dovuto aggiungere altro. E mentre questi prende posto, Keris inizia a raccontare, guadagnandosi nuovamente la sua attenzione. L'espressione dello Scandinavo non cambia, neppure quando, per una simpatica burla del destino, il Rosso tira a dadi con la Natura del fu Comandante: l'espressione dovrebbe rimanere fredda e insondabile |Sangue Freddo|. [E' un amico. Di lui mi fido io e puoi fidarti tu. Dovresti saperlo, conoscendolo.] Annuisce, infine, tracciando una linea di confine: va tutto bene. Almeno apparentemente.

SEAHORN_PEGASON [ Interno, tavolo ] Rimane con lo sguardo fisso su Keris prima per lunghi istanti. Quindi si sposta su Fehrer, e capisce la provenienza di entrambi in questo modo, ora capisce cosa li lega: la congrega. Gli avvenimenti e le parole si susseguono rapidamente, Valstaf infatti è un nome non sconosciuto, che recepisce immediatamente, del quale chiederà spiegazioni immediate: ''Il fù Comandante. Sta bene? E che fine ha fatto? Ci conoscemmo appena divenni Supremo, quindi mai più lo vidi.'' Si espone, chiede a Fehrer visto che questo si professa amico del fù Cavaliere, tra le tante cose. Il piatto arriva, e col piatto anche la birra, quindi inforchetta barbaramente il pezzo di carne servitogli, lo porta penzolante davanti al mento, addentandolo e sbrodolandosi un po' sulla barba, salvo andarsi a ripulire con l'orlo della manica. Non dice altro, vuole solo avere informazioni se gli è possibile riceverne.

KERIS [Tavolo] Continua a sorseggiare dal suo boccale, con tranquillità, mentre ascolta il discorso che inizialmente verte sul cibo che il confratello sta mangiando. Lui non ha molta fame per cui si limita a non fare commenti, tornado più attento quando l'Ishtuk risponde al suo quesito. Lo guarda attentamente, seppur egli si imperscrutabile, ma non ha motivo di diffidare, è solo per naturale curiosità. “Sì, mi fidavo e penso di fidarmi ancora ma sembrava infastidito, ammetto di avergli detto una piccola bugia ma non era mio compito riferire i tuoi problemi, non credi?” dice fissando ancora Fehrer per fargli comprendere a cosa si riferisce, il problema della vista e tutto il resto, non sapendo neanche se il confratello alla fine è riuscito a risolvere. Sposta ora di nuovo lo sguardo sul Cavaliere ascoltando le sue parole. Carpisce anche la sua carica ora, dato che non l'aveva compresa, ma non darà segni di stupore o altro, limitandosi a rispondere, seppur non sembri diretta a lui la domanda ''io l'ultima volta che l'ho visto è stata qui e sembrava stare bene, poi su cosa faccia ora non si è dilungato'' conclude passando di nuovo lo sguardo su Fehrer, che magari può illuminare i due sulle nuovi occupazioni del fu Comandante, se ne è a conoscenza.

FEHRER [Interno | Tavolo] Il suo sguardo rimbalza lentamente sulle due figure di uomini. E' la volta di Seahorn, che si presenta come il Primo fra i Cavalieri. [Supremo? Ma guarda un po'. Cadete come mosche, cambiate come le stagioni.] Non c'è offesa, nelle parole dell'Ishtuk, che sottolinea un dato di fatto: l'ultimo eppur recente, fu quel tale dal nome pressoché impronunciabile. Poggia il gomito sul piano, utilizzando le nocche come sostegno per il mento. Non replica immediatamente, poiché se il draconico in simbiosi con la Bestia Cremisi ha informazioni da dare, lo Scandinavo non è a conoscenza di novità da riferire, in proposito. [Per quanto mi riguarda, ho appreso solo di recente che Valstaf non ricoprisse più la sua carica di Comandante] spiega stringendosi nelle spalle, sottolineando quanto poco ne sappia sul Mannaro e sui suoi recenti movimenti. [Lo cercherò] mormora a favore di tutti, ma soprattutto di se stesso, ripromettendosi di rintracciarlo: se ha mollato la sua causa, deve aver avuto un motivo tangibile per farlo.

SEAHORN_PEGASON [ Interno, tavolo ] L'accenno di battuta dell'Alfiere non viene recepito come offensivo dal Supremo. ''Oh, non posso che darvi ragione. Ma sono qui per restare. Genjio, il fù Supremo, è scomparso da un momento all'altro, non ho potuto far altro che prendere il suo posto, supportato dalla Dea.'' Ci tiene a sottolineare quest'ultimo punto dal momento che la sua non è stata solo una decisione presa in autonomia, bensì qualcosa che ha deciso si, ma del quale ha chiesto supporto alla divinità. In ogni caso Seahorn ha sentito parlare in passato di Fehrer, la sua fama è nota nell'isola, e non può far altro che fidarsi della sua promessa di cercare Valstaf. ''Ditemi, Sir Fehrer, avete già avuto modo di conoscere la nuova regina? Sempre che già non l'abbiate conosciuta quando ancora le sale regali non le appartenevano...'' Chiede mentre al contempo puntualizza, stessa cosa fa nei confronti di Keris: ''E voi?'' chiede a sua volta, stando ben attento a non inficiare la conversazione fra i due. E' molto attento Seahorn mentre la forchetta, tra un morso e l'altro, viene adeguata alla superficie della scodella. Prende in mano la sua birra, ne trangugia un lungo sorso per aiutare il boccone a scendere, rimane vigile.

KERIS [Tavolo] Assapora ancora il gusto amaro della sua bevanda, continuando a mantenere l'attenzione sui due davanti a lui e alle loro parole. Recepisce quella battuta dell'Alfiere con interesse, visto che, data la sua assenza, non era a conoscenza di questi problemi ai vertici dei Cavalieri, in effetti non ha mai avuto molto a che fare con loro neanche prima della sua partenza. Lui invece non può che rallegrarsi del fatto che il loro Iodrak sia rimasto invariato, nonostante inizialmente sembravano esserci problemi su tale carica, ma ancora si chiede dove sia finita la precedente, questioni che per ora è meglio non palesare. Ode anche la risposta del Supremo a cui non dice nulla però, lasciando per ora la conversazione ai due. Torna per qualche istante con lo sguardo su Fehrer, annuendo impercettibilmente alle sue poche informazioni e al suo desiderio di incontrare Valstaf, lasciando quindi cadere il discorso senza aggiungere altro. Abbandona il suo silenzio solo quando gli viene rivolta domanda dal Cavaliere sulla nuova Regina, andando a scrollare dapprima le spalle con noncuranza ''non la conosco e non la conoscevo neanche prima, il suo nome mi era del tutto nuovo quando mi è stato riferito'' commenta semplicemente e con sincerità, in fondo non può conoscere tutti.

FEHRER [Interno | Tavolo] Dalla sua, tale Seahorn Pegason ha una parlantina svelta e una determinazione apparentemente inscalfibile. Buone qualità, se accompagnate a del fegato e, indubbiamente, a delle capacità belliche. Annuisce, osservandolo, come a esprimergli silenziosamente accettazione e approvazione. Estrae la sua pipa, poi, trafficando brevemente col piatto dell'arnese, dentro il quale un composto macerato è già pronto a bruciare. Assicurando il lungo bocchino a un angolo delle labbra e iniziando a inspirare ampie tirate, che irrorano la bocca e i polmoni, il Nith tace per alcuni istanti, mentre Filippa riempie nuovamente i boccali dei tre. Conoscendo i gusti del Barbaro, la locandiera impedisce che il contenuto dei calici rintuzzi pericolosamente il fondo. La ringrazia con un cenno della testa, gettando fuori un grosso respiro, che si perde in una zaffata grigiastra che veleggia sopra le loro teste. Nessuno dei due uomini è conscio di quanto conflittuale possa essere l'attuale rapporto dell'uomo dei ghiacci con la Corona: Roseline non c'è e, senza di lei, oggi il Lupo Bianco non ha alcun interesse nei confronti della Reggenza. L'espressione insondabile |Sangue Freddo|, egli torna a parlare, attendendo che Keris abbia terminato. [No. Non credo d'aver avuto il piacere di conoscerla e, dalla sua nomina a stanotte, non l'ho mai incontrata. Voi sì?] Dandogli tempo e spazio per raccontare il seguito di un'eventuale risposta positiva, continuerebbe infine: [Supremo, quali progetti avete per l'Isola?]

SEAHORN_PEGASON [ Interno, tavolo ] La sua parlantina e la determinazione sono esattamente ciò che più di tutto emerge, Fehrer centra esattamente il punto. L'occhio si assottiglia, la birra finisce, i pensieri saturano nelle pareti mentali del Supremo. ''Ho incontrato lady Inwe, assolutamente. Credo che essere uniti ora sia prioritario. Dico male?'' Il fatto che lui non l'abbia incontrata dice molto al Supremo, che fatica ad elaborare una teoria al riguardo, quando si rende conto della difficoltà del trovare una teoria a ciò abbandona anche l'idea di farlo. ''Sono qui da relativamente poco rispetto a chi è qui da molto tempo, non sconvolgo nulla, e non sono io a dover avere progetti, lascio l'incarico a chi se lo merita secondo la triade.'' Frasi fatte che però accennano anche al coraggio d'essere umile di Seahorn. ''Infondo l'apporto che do io all'isola rientra nel conferire protezione a tutti, al proteggere l'isola.'' Sorride adesso verso Fehrer, un'occhiata verso Keris, quindi si alza dalla sedia, è deciso ad andarsene, si tratterrà ancora un attimo.

KERIS [Tavolo] Appena poggia il boccale quasi vuoto sul tavolo ecco che arriva Filippa a riempirlo di nuovo, come anche quegli degli altri, sorridendo solo con un lieve incurvarsi delle labbra e accettando quel nuovo giro. E visto che sono sull'argomento e i boccali di tutti sono di nuovo pieni si azzarda ad alzarlo all'altezza del volto ''alla nuova Regina'' giusto un motivo per brindare anche al loro incontro e allietare un po’ la serata. Ascolta ancora le parole altrui incamerando silenziosamente il loro dire, soppesando la domanda di Fehrer e anche la risposta del Cavaliere. Sa qual è il loro compito nei confronti dell'isola, un po' meno invece quello dei Draconici, dopo i nuovi cambiamenti che ancora non gli sono stati ben spiegati da nessuno e, quello che è riuscito a trovare da solo in biblioteca non è ancora sufficiente. Si mantiene però questi quesiti per sé, non è il luogo né il momento per parlarne visto che i due confratelli non sono soli e poi l'ora è anche tarda. Continua quindi a bere stranamente silenzioso, come anche il suo Simbionte che di solito se ne esce con qualche battuta sulla sua noia del momento ma questa sera niente, solo un respiro caldo e ritmico giunge nella sua mente.

FEHRER [Interno | Tavolo] Scuote la testa, facendo segno 'no' una manciata di volte, al fine di valorizzare le sue parole. [Non dite male. Ho chiesto unione nel momento dell'oscurità, quando alcuni screditavano le sacerdotesse, addossando sulle loro spalle ogni responsabilità in proposito; e non manco di farlo ora che la parola guerra non è più abusata dalle bocche degli sciocchi.] Per la prima volta lungo il corso della serata, il tono dell'Alfiere tratteggia una certa dose di colore e si tinge d'una sfumatura sottile d'amarezza: Keris e Seahorn, che per ragioni differenti non erano presenti all'epoca, avranno modo di farsi raccontare lo svolgimento degli eventi in un'altra occasione, da una mente più propensa alla narrazione e al dialogo. Un mezzo, affilato sorriso è tutto ciò che dona al Supremo, senza riconoscergli la ragione o il torto legate alle sue parole. [Ma come? Dicevate d'essere supportato dalla Triade e ora rinnegate i vostri meriti? Avete un ruolo nel disegno del cielo.] Il brindisi voluto dal Fratello, per quanto riguarda il Lupo Bianco, rimane in sospeso: qualsiasi cosa decidano di fare i due, lui toccherà il banco col fondo del boccale mezzo pieno, senza bere. Si alza, piuttosto, imitando il Cavaliere e facendo tintinnare alcune monete sul legno, ché coprano la cena e le bevute di ognuno di loro. [Arrivederci, Lord Seahorn. Keris.] E' il suo commiato. A meno che non venga fermato e non prima d'aver recuperato e assicurato sulle spalle le due spade, si dirigerà verso l'uscita, avviandosi verso Casa.

SEAHORN_PEGASON [ Esterno, locanda ] Il ruolo nel disegno del cielo se lo tiene stretto, ma con tutta l'umiltà che possiede, non dichiarandolo apertamente, senza vanto. ''Sir Fehrer, Sir Keris, è stato un piacere conoscervi, ci rincontreremo presto.'' Un auspicio buono che ha per sé e per loro. Alzatosi da un po' fa qualche passo verso il bancone recuperando le sue spade, quindi si avvia verso l'uscita, con passo sicuro, lento pronto a slegare il cavallo assicurato al picchetto da una corda prima, per portare il piede destro dentro la staffa relativa, montare in sella e, con un calcetto, spronare il cavallo all'avanzata. Espira dalle narici, pieno di pensieri e di intenzioni con l'animo mai in pace come si confà a chi di molte responsabilità si fa carico.

KERIS [Tavolo] Non conosce il motivo per il quale il confratello non segue il suo brindisi, pensava che l'avvento della nuova Regina fosse un occasione di festa per tutti, ma non sa che quella precedente era molto più importante per l'Ishtuk che per chiunque altro. Termina comunque la sua birra, ascoltando i saluti di entrambi e andando ad alzarsi a sua volta. ''è stato un piacere anche per me, Lord Seahorn, al prossimo incontro'' commenta semplicemente prima di rivolgere parola anche al Confratello ''se non ti crea disturbo potremmo fare il percorso insieme, credo siamo diretti dalla stessa parte'' dice con un leggero sorriso verso l'Alfiere Cromatico. Se egli accettasse si avvierebbe con lui quindi, diretti alla loro casa.
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